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Diciottanni - il mondo ai miei piedi

Creato il 19 marzo 2015 da Jeanjacques
Diciottanni - il mondo ai miei piedi
Ogni tanto penso alla mia adolescenza. Lo faccio perché è un periodo che ho superato da pochi anni e quindi ne approfitto finché ho la memoria ancora fresca, ma anche perché sono stati degli anni davvero strani. E lo so che tutti dicono così ma, credetemi, dai quattordici ai diciannove anni le ho passate davvero di tutti i colori, pur restando sempre nei parametri di quella che può essere una 'vita ordinaria'. Nonostante le varie cose che mi sono capitate credo di essere stato un adolescente normale: uno con le sue passioni, che andava a scuola, girava coi suoi amici e tutto il resto. Posso dire di essere stato anche fin troppo calmo in alcuni casi e che, magari, avrei dovuto avere meno timidezza e più coraggio di fare certe cazzate in grado di colorarti la serata - ne parlavo l'atro ieri con un mio amico, rifare l'adolescenza non sarebbe bello per rifarla e basta, quanto per poterla fare meglio col senno di ora. Questo è il punto cruciale, nonostante ascoltassi metal, portassi i capelli lunghi fino alle chiappe e mi vestissi col chiodo: sono stato un tizio molto calmo. Quello che le madri dei miei amici quando mi conoscevamo meglio facevano "Maronn Giacomì, ti facevo un mezzo delinquente a vederti!". E in nome di questa mia calma non ho mai fatto festini assurdi, non ho mai avuto tramacci esagerati con le ragazze e via dicendo. Ecco perché, quando vedo film che parlano dell'adolescenza in questo modo, mi viene da chiedermi se sono io che ho combinato troppo poco o se sono i film ad essere esagerati.

Ludovico ha diciotto anni. E' bello, tenebroso e ricco. E' anche orfano e il patrimonio dei genitori viene amministrato dallo zio, che gli concede comunque i dovuti lussi. In nome di questa sua bellezza conduce una vita al limite, fatta di un numero impressionante di conquiste che spaziano dalle sue coetanee, fino alle professoresse e alle madri dei suoi amici. Un giorno però ha modo di conoscere Giulia e, dopo quell'incontro, la sua vita, insieme al suo modo di vivere l'adolescenza, cambierà per sempre...

Avete presente quando vedete una persona e cominciate a domandarvi dov'è che l'avete già vista? A me in questo caso è successo con l'attrice che fa Giulia. Quindi faccio delle ricerche e scopro che avevo già avuto modo di vederla all'opera ne L'imbalsamatore di Matteo Garrone. Continuando con le ricerche sono quindi arrivato a scoprire che lei è Elisabetta Rocchetti, ha interpretato un numero non indifferente di fiction e film, senza contare che è regista del corto L'ultima seduta e di questa pellicola, suo vero e proprio esordio dietro la macchina da presa come regista. Un film che ricordavo di aver sentito pubblicizzare ai tempi in tv e che per caso ho adocchiato nel reparti dei dvd a nolo della biblioteca, proprio perché scegliere a caso alle volte ti riserva le sorprese migliori. Così come è stata una sorpresa scoprire che questo film ha vinto un Ciack D'Oro come miglior opera prima, perché o sono io che non capisco una beneamata fava (indubbiamente è così, mi sa) oppure quelli della commissione si sono visti proprio un altro film. Perché in questo Diciottanni c'è davvero poco da salvare, e quando vedi G Max (sì, quello dei Flaminio Maphia) che fa la sua allegra comparsata, allora ti rassegni: il troiaio è certo. E lo so che non è abbastanza per cassare il film, che sarebbe come dire che Begin again è scadente solo perché ci recita Adam Levine, però qui è uno scadere generale di tutte le cose, a cominciare proprio dalla regia della Rocchetti. Vedere questo film mi ha fatto venire in mente Following, il film d'esordio di Nolan, una pellicola fatta palesemente con quattro spicci che però al proprio interno conserva un'essenza cinematografica. Come a dire: il tizio che l'ha fatto s'è dovuto arrangiare in tutto e per tutto con mezzi di fortuna, ma è comunque uno che il suo mestiere lo sa fare egregiamente - e col tempo l'ha più che dimostrato. La Rocchetti regista non lo è, o almeno, a vedere che il suo primo corto se non altro un senso del ritmo e della composizione ce l'aveva, mi viene da pensate che questo non sia proprio il suo genere, perché fallisce sia nella messa in scena (la cosa più 'artistica' qui mi sa che è la locandina) che nella scrittura. Le inquadrature non sono accattivanti, sono mal sorrette da un impianto visivo che può dare la colpa solo in mina parte al budget basso, perché gran parte del fallimento viene proprio dalla gestione interna dell'autrice. Ma soprattutto, langue di una trama che in un altro contesto sarebbe potuta pure sembrare gradevole, ma che qui appare unicamente ridicola. E forse il tutto va darsi a una mia visione limitata delle cose, io che non ho mai avuto l'ambire di fare festini, che sono stato con poche ragazze e che con la mia porto avanti una relazione lunghissima (senza contare che sono sempre partito con quest'obiettivo ogni volta) e che non mi ci raccapezzo in questo mondo fatto di conquiste a gogò fatte da uno che non ha ancora la barba che gli cresce decentemente ma, in compenso, se ne va in giro col macchinone. Mi lascia perplesso che il tema della crescita, argomentazione presente in tutte le opere del mondo e che ha la sua totalità in quelle che trattano della giovinezza. sia esposto con una tale stupidità e pochezza, come se volesse dire che tutti i giovani per forza ci danno dentro come ricci e tutte le ragazze non vedono l'ora di darla al peggio degli individui a discapito di tutto. Va bene che la giovinezza porta molto marcio, ma non è solo quello. Così come questo film mantiene la sua ottica rivolta solo verso un mondo, quello degli abbienti, e fa unicamente loro i problemi. Ma si sa, il cinema è composto dal suo pubblico e il pubblico offre la sua visione delle cose. Forse è la mia ad essere troppo limitata. ma non si può ergere oltre lo sguardo se ci sono dei muri che oscurano la visuale.

Se non altro non dura molto, poco più di ottanta minuti. Ma quando anche una durata così risicata diventa un peso - e parla uno che non ha particolari problemi coi ritmi lenti - allora è tutto dire.Voto: ★ ½

Diciottanni - il mondo ai miei piedi
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