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Diluvia, il territorio non tiene

Creato il 18 giugno 2014 da Trame In Divenire @trameindivenire
Pubblicazione di Giuseppe Ignomiriello.


Hanno costruito dappertutto. Lo hanno fatto senza tenere minimamente in considerazione (particolarmente negli ultimi vent’anni), la cura del territorio. Unico beneficiario il [pre]potente dio cemento, i suoi sommi sacerdoti, i suoi discepoli, laici compresi: politicanti, urbanisti, [im]prenditori, geometri, ingegneri, talvolta architetti e soprattutto cittadini, tutti raccolti in adorazione.

Talvolta, sembra con un certa puntualità scientifica, sono state cancellate, soppresse, violate, stravolte, con cura certosina, le antichissime e caratteristiche lame. Solo raramente, questi naturali corsi d’acqua, sono stati irregimentati: evidentemente male e con altrettanto cemento.

A poco è servito che, oltre ad essere canali naturali scolpiti della natura nel corso dei millenni, le lame sono state per lunghi secoli il luogo in cui la civiltà pastorale e contadina della nostra terra (la Terra d’Egnazia ndr), ha vissuto in perfetta armonia e saggezza con madre natura.

Per questo, il che non è di poco conto, sono state poste sotto tutela del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, per l’inestimabile valore naturale e per quello storico archeologico.

Dopo vent’anni di assenza di politiche e di continuo consumo di suolo, il risultato è la calamità. Il video di quanto è accaduto oggi a Fasano, nella centralissima via Verdi (come in questi giorni in buona parte della Puglia) è narrato nel video. E’ quello che questa schizofrenica civiltà, in nome del profitto, distrugge l’immensa ricchezza del suo patrimonio naturale e per giunta lo chiama progresso.

Dopo il profitto, la speculazione, il consumo di suolo, l’incuria, arriva il conto. E dunque, chi pagherà per gli ennesimi e ulteriori danni al territorio e alle persone, forse i responsabili? Ma no, parafrasando i 99Posse, “pagheremo caro, pagheremo tutto”.


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