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Dio c'è

Da Guchippai
Dio c'è
si vede che sabato scorso era giornata: non so che cos'avessi in faccia, ma ispiravo chiacchiere. è stata ben strana questa cosa perchè di solito la mia vita fuori di casa si può riassumere con le parole di Morrissey: 

There's a club if you'd like to go You could meet somebody who really loves you So you go and you stand on your own And you leave on your own And you go home and you cry And you want to die vabbè, senza essere così tragici resta comunque il fatto che sono affetta da una grave forma di trasparenza. però, come dicevo, si vede che sabato mi era passata! già alla stazione di Bologna mi ha attaccato bottone una signora marchigiana, sul vaporetto a Venezia è stato il turno di un'altra signora e a Burano del ragazzo che mi ha venduto pizza e coca a pranzo. potrei metterci nel mucchio anche Franco Fontana, non fosse che lui era alla mostra per incontrare il pubblico per cui la situazione era un tantino diversa. il clou però è stato raggiunto sulla tratta Venezia-Bologna. mi ero da poco seduta al mio posto quando una giovane coppia dell'est alla quale erano stati assegnati due sedili separati mi ha chiesto (più a gesti che a parole) se potevano scambiare uno dei loro posti con il mio in modo da restare vicini. ovviamente non avevo nulla in contrario: chi sono io per impedire a due piccioncini di tubare? così prendo i miei stracci e mi muovo nel sedile dietro, dove siedono davanti a me una giovane donna con una bambina: chiaramente asiatiche, ma non riesco a capire di dove, così di primo acchito. ovvero: è chiaro che non sono giapponesi e non mi paiono nemmeno tanto cinesi, però boh. tempo un minuto e arriva il rispettivo marito e padre; mi alzo per farlo sedere al suo posto accato al finestrino (tra mille ringraziamenti) e non posso evitare di notare quant'è gnocco, che la Guchi sarà pure una vecchia gallina ma ha la vista ancora perfettamente funzionante. i tre attaccano a parlare e capisco senza ombra di dubbio che sono coreani. orbene, lo so che voi lettori di questo blog mi ritenete uno spirito intraprendente e coraggioso, ma la verità è che quasi sempre me la faccio sotto. però sabato doveva essere veramente una giornata baciata da qualche insolito influsso planetario, perchè dopo un po' mi sono fatta coraggio e ho chiesto: siete per caso coreani? grande sgranare d'occhi e risposta affermativa, al che spiego: non è che parlo il coreano, ma poichè vedo sia film che drama coreani ormai riconosco il suono della lingua. ulteriore sgranamento d'occhi, dopodichè mi chiedono che cos'ho visto, e a quel punto cito My love from the star: l'ha visto pure la donna, quindi comincia tutta una chiacchierata che parte dal cinema e finisce con la bontà della pizza, passando attraverso enumerazione di bellezze artistiche varie, differenze culturali, aneddoti personali, denigrazione di Kim Jong-un e scambio di email e numeri di telefono, il tutto per l'ora e mezzo successiva. la donna capisce l'inglese ma non lo parla molto, l'uomo invece è molto bravo e quindi la comunicazione è perfetta; tra l'altro è un tipo veramente molto simpatico, aperto e curioso. insomma: una compagnia molto gradevole sotto tutti i punti di vista. ci salutiamo a Bologna, con i miei auguri per la felice continuazione della loro vacanza e il loro invito ad andarli a trovare se mai mi recherò in Corea. quasi quasi...(scherzi a parte: ma uomini così in Italia, no? tutti a smanettare col telefonino e altri accidenti, rivolgono la parola alle donne solo se sono scopabili, in genere si suddividono nella categoria sapientino - ovvero quelli che ti devono erudire su tutto perchè si ritengono intellettualmente superiori - e simpaticone - ulteriormente distinguibile in coglionetroglodita. non voglio dire che non esistano eccezioni perchè qualcuna la conosco, però cavolo... ho già capito che domani mi tocca fare un altro post!)

NB: inutile che vi ricordi il disclaimer di questo blog, vero?



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