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Diseguaglianze: la mia parola alla #leopolda13

Creato il 26 ottobre 2013 da Cristiana

Cosa ho detto ( e volevo dire) alla Leopolda questa mattina, malgrado il microfono.

Buongiorno a tutti,

è bello e strano ritrovarsi qui dopo questi 12 mesi bizzarri. Sono stati strani, no?

Eravamo in area di rigore da soli davanti al portiere, al 89° minuto, poi si è messo a piovere forte e l’arbitro ha interrotto la partita e ha dichiarato il pareggio. A tavolino. (Avevamo anche un possesso palla non da poco, no?)

Non voglio ricostruire cosa sono stati gli ultimi 12 mesi, non ha più importanza, lo abbiamo già fatto come catarsi collettiva (anzi spero lo abbiate fatto tutti) e lo abbiamo capito tutti che questi mesi sono i tempi supplementari dell’ultimo ventennio: io che non sono parlamentare mi prendo la libertà di dire quello che ho detto dal primo giorno: queste larghe intese sono insidiose e per quanto mi riguarda non riesco ad intravedere davvero come possano dare una direzione alla crescita e alla stabilità del Paese.

Sapete perché? Perché siamo troppo diversi. per fortuna.

Siamo diversi in tutto e quando parliamo di maggioritario lo facciamo anche per questo. Fa bene Matteo a farlo: per sancire la nostra differenza. Poi fa bene anche a dire che se il Governo Letta fa bene siamo tutti contenti. E’ quel “fa bene” , però, che è dirimente. Un Governo che perde tempo a discutere dell’abolizione dell’IMU per poi inventare un’altra tassa e che non lanci una grande riforma che parta dalla riduzione del cuneo fiscale per rilanciare consumi e assunzioni per me non “fa bene”. Guardate la cosa è semplice: o un Governo tocca la nostra vita in termini di servizi, di opportunità e di qualità della vita oppure non “fa bene”. Punto.

Non è uguale se governiamo con loro o se governiamo da soli. E se non è uguale, cioè è diverso, significa che in questo momento il meglio per il Paese non è ancora in cantiere.

Ed è su questa diversità che bisogna costruire il futuro, l’orgoglio della sinistra del III millennio che abbiamo cominciato a raccontare qualche anno fa, fino a trovarci in quella famosa area di rigore dove a fare il tifo c’eravamo portati un sacco di Paese se non fosse che qualcuno ha chiuso le porte dello Stadio sperando così di vincere una semifinale (la battaglia interna al PD) tranne poi dimenticare di giocare bene la finale (la battaglia contro due idee diverse dalle nostre: quella furbetta ed egoista del PDL e quella distruttiva e populista, pericolosissima, di Grillo che Ichino in confronto aveva i baffi del sovietico!)

Ora siamo di più, siamo i “favoriti” (a me questa cosa mi dà un po’ di vertigini, eh) e voglio dire una cosa su questo, senza stare a farla troppo lunga: voglio dire a tutti i nuovi arrivati: benvenuti. Benvenuti davvero.

Questo è il laboratorio dove stiamo costruendo il futuro. Dove non esiste, non deve esistere, la professione politica, ma il servizio al Paese. Altrimenti noi non siamo più noi.

Questo è il luogo dove si studia come rottamare le disuguaglianze: quelle di genere (il governo “fa bene” se legifera sugli asili nido, se interviene con la prevenzione culturale sul femminicidio e non sulle sole aggravanti), quelle di generazione (c’è un’intera generazione cancellata dalle università e dalla politica e dalle sicurezze del mondo del lavoro), quelle di orientamento sessuale (per me un governo che nel 2013 non parla nemmeno- NON ne parla nemmeno! – di matrimonio gay non “fa bene”), quelle di provenienza (per esempio se questo governo non fa lo “IUS SOLI non “fa bene”), quelle di contratto (per me un governo che non risolve definitivamente la questione delle partite IVA abbattendo burocrazie e riconoscendo diritti elementari non “fa bene”).

Questo è il luogo, il laboratorio, dove dobbiamo semplificare la vita del Paese, lavorando sulla realtà delle esistenze e non sui bisogni delle corporazioni.

Se siete qui per tutto questo: siete i benvenuti. Se siete qui perché tutto cambi per non cambiare nulla, siete nel posto sbagliato.

Dal 9 dicembre dobbiamo costruire un Partito che divenga miniera di talenti e fabbrica di idee, non il mausoleo delle fedeltà e delle obbedienze, non un luogo praticabile da professionisti, ma un luogo, IL luogo, dove il Paese possa trovare orecchie per ascoltare e gambe per camminare il futuro.

Grazie a tutti e buon lavoro. davvero.

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