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Donne e tubi

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

E’ cominciato un nuovo anno ed è periodo di calendari: si cercano, si acquistano, si reclamizzano. E, ovviamente, la maggior parte dei calendari continua ad avere come soggetto, o meglio come oggetto, il corpo della donna: spogliato, ridicolizzato, mortificato.

Uno dei peggiori è forse quello della ditta accessori per l’irrigazione e tubi di plastica che si chiama Plastica Alfa, di Caltagirone (CT), ditta che esporta i suoi prodotti in ben 80 paesi nel mondo. Quest’anno la Plastica Alfa ha anche esportato un calendario che ricorderà al mondo intero come i corpi delle donne italiane vengono continuamente usati, deumanizzati, degradati. In una dozzina di scatti che la ditta presenta come foto artistiche, vediamo donne con  indosso abiti e accessori di plastica, vediamo modelle in pose del tutto innaturali, forzate dentro asettici busti e corpetti di tubi, che sembrano comprimerle fino a togliere loro il respiro.  (E pensare che le donne ci hanno messo i secoli a liberarsi di bustini e corsetti che le costringevano in passato a pose innaturali e pericolose per lo scheletro.)

 

Donne e tubi

Donne e tubi

Vediamo donne con bulloni e rubinetti di plastica tra i capelli oppure con collane e accessori ingombranti costituiti dall’assemblamento di oggetti di plastica che di bello e artistico non hanno proprio niente.  

 

Donne e tubi

Donne e tubi

Queste donne appaiono appesantite, ingabbiate, usate come manichini per tubi e bulloni. Non hanno niente di sensuale, non hanno niente di femminile, fanno solo una pena infinita e comunicano costrizione e sottile violenza nei confronti della donna.

Come sempre ci poniamo la solita domanda: era proprio necessario usare il corpo della donne per pubblicizzare questi oggetti? E alla ditta Plastica Alfa chiediamo di liberare le donne dai loro tubi e di tornare ad usarli solo per l’idraulica, senza ridicoli doppi sensi e una finta arte che va contro la dignità della donna. 

Gio



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