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Dopo il super Tuesday la sfida tra Mitt Romney e Rick Santorum continua

Creato il 11 marzo 2012 da Pfg1971

Dopo il super Tuesday la sfida tra Mitt Romney e Rick Santorum continua

Dopo il super Tuesday la sfida tra Mitt Romney e Rick Santorum continuaFaces In T

Dopo il Super Tuesday, il super martedì, in cui nelle primarie repubblicane si è votato in ben dieci stati contemporaneamente, anche nelle elezioni di ieri in Wyoming e Kansas si è ripetuto lo stesso copione di martedì.

 

Mentre Mitt Romney continua a prevalere in stati del nord o relativamente centristi, come Massachussets e Virginia, l’ex senatore Rick Santorum continua ad affermarsi in stati del sud o prevalentemente conservatori come Tennesse, Oklahoma e Kansas.

 

La medesima spaccatura nel partito repubblicano che si è costituita a partire dal successo di Santorum in Missouri e Colorado di fine gennaio continua a riproporsi e potrebbe approfondirsi ancora di più.

 

Da una parte Romney che può contare sul sostegno dell’establishment del partito con gli endorsement di importanti leader repubblicani, da quello convinto di Bob Dole a quello meno entusiasta di George Bush padre, e che malgrado le sue posizioni si siano spostate all’estrema destra per ottenere i voti di una base sempre più estremista continua ad affermarsi in stati più consoni al suo status di moderato.

 

Dall’altra Rick Santorum che, dopo aver introdotto nella campagna repubblicana temi diversi dallo stato dell’economia (piatto forte della strategia di Romney, ex amministratore delegato di grandi corporation, in un momento di grave crisi economica) come l’aborto e la qualità dell’istruzione, argomenti più in linea con il sentire dei suoi sostenitori, la base evangelica ed estremamente conservatrice, vicina all’atteggiamento antistatale e antitasse del Tea Party, rischia di restare prigioniero di una strategia troppo improntata sui valori e poco sull’economia.

 

E’ vero che, come ha evidenziato venerdì scorso il ministero del lavoro, anche a febbraio il sistema produttivo statunitense ha aggiunto altri 227.000 nuovi occupati (al netto tra nuove assunzioni e licenziamenti), portando a ben 24 mesi il trend occupazionale positivo, tuttavia non è ancora possibile sostenere che il peggio della crisi sia alle spalle.

 

Anche l’anno scorso tra febbraio ed aprile vi fu un sostanzioso incremento di nuovi assunti, poi la crisi dell’eurozona e il terremoto in Giappone raffreddarono gli entusiasmi. Anche nei prossimi mesi potrebbero emergere tensioni tali da bloccare una vera ripresa dell’economia americana e quindi mondiale.

 

Prima fra tutte il pericolo di un possibile attacco di Israele all’Iran. Di conseguenza, se Santorum, che a differenza di Romney pare godere di un importante sostegno tra i colletti blu (dovuto in parte alle sue origini umili, il nonno italiano emigrante in America per lavorare nelle miniere della Pennsylvania, e in parte alle continue gaffe di Romney sulle sue condizioni di milionario senza problemi di reddito - distruttiva al riguardo la sua affermazione in Michigan per ottenere i voti degli operai dell’auto, secondo cui sua moglie Ann è solita guidare un paio di Cadillac) continua a dare poco rilievo alle tematiche economiche, restringendosi a temi sociali, potrebbe ridurre di molto le sue chance di espandere la forza del suo messaggio.

 

Tra l’altro l’ex senatore deve continuare a guardarsi le spalle e a coprirsi a destra anche dagli attacchi di Newt Gingrich.

 

Nel SuperTuesday, l’ex speaker della Camera è riuscito a conquistare le primarie del suo stato di origine, la Georgia, (mancando però il Tennesse e l’Oklahoma) e vorrebbe continuare sulla stessa strada, catturando i delegati in palio negli stati meridionali. Vorrebbe quindi puntare su una strategia sudista che lo porrebbe in netto contrasto con le intenzioni di Santorum, poiché tale modus operandi andrebbe a pescare nello stesso elettorato di riferimento dell’ex senatore della Pennsylvania.

 

Non a caso, nei giorni scorsi vi sono stati alcuni tentativi dello staff di Santorum di convincere Gingrich a ritirarsi per non spaccare in due il voto conservatore, a tutto vantaggio di Romney. Con tutta probabilità quest’ultimo vincerà la gara per la nomination repubblicana e a novembre si scontrerà per la Casa Bianca con Barack Obama, ma pagherà lo scotto di una campagna per le primarie così combattuta.

 

La radicalizzazione delle sue posizioni, per ottenere il voto di una base eccessivamente spostata a destra, lo costringerà a difendersi dai facili attacchi di estremismo di Obama e gli alienerà i voti dei veri elettori decisivi in ogni elezione presidenziale, gli indipendenti, non appartenenti cioè né ai repubblicani, né ai democratici.

 

Sarebbe proprio il colmo della sfortuna e della beffa per Romney, perché pur avendo completamente snaturato le sue caratteristiche di moderato per ottenere i voti conservatori, ancora oggi non è riuscito ad essere accettato come uno di loro, continuando a doversi difendere dalla sua etichetta di Massachussets republican, repubblicano di uno degli stati più progressisti d’America.   

 

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