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Drive In - I Trent'anni di un cult televisivo

Creato il 13 novembre 2013 da Nicoladki @NicolaRaiano


Lo studio di Striscia la Notizia oggi ha celebrato un evento molto speciale: i trent’anni di uno degli show più famosi della tv ovvero Drive In. E a presentare questo evento non poteva non essere il suo papà Antonio Ricci che usa la conferenza stampa per levarsi tanti sassolini dalle scarpe e fare una sana critica alla tv di oggi troppo prigioniera dei format e con poche nuove idee. Andiamo tuttavia per ordine. Il primo ad arrivare sul palco di Striscia è Guido Pisterna, rappresentante di Five Store, colui che ha materialmente prodotto i cofanetti dvd di Drive In che sono un Best Of della trasmissione e contengono varie interviste a Sergio Vastano, Gianfranco D’Angela, Nino Formicola e Andrea Brambilla/Zuzzurro e Gaspare ( l’ultima intervista del celebre duo prima della morte di Brambilla) e vari intellettuali come Mughini, Freccero, Guglielmi, Simonelli. I dvd escono oggi in edicola e vi è anche un hastag su twitter per celebrarne l’uscita. Poco dopo arriva Antonio Ricci e come dicevamo è un fiume in piena, la conferenza che doveva durare un’ora e mezza, dura due ore e mezza, durante le quali il famoso autore televisivo racconta di come nacque Drive In, di come sia ancora di attualità con le sue battute mordaci sulla politica, la corruzione, la celebre Milano da Bere che oggi sembra un’epoca d’oro ma non lo era affatto, il suo programma “fu profetico. Non era un’apologia di quegli anni”. Insieme a lui vi sono Luca Martera curatore di un documentario/apologia su Drive In e Fabio Freddi curatore dei dvd, di cui vengono mostrate varie clip che evidenziano quanto in effetti le parole di Ricci siano veritiere ovvero molto sketch di Drive In anticipano la nostra situazione attuale, in quanto parlavano di mafia, corruzione, politica dispendiosa e lontana dei problemi veri, la mancanza di un leader carismatico della sinistra e persino una critica feroce a Miss Italia nonché alle donne usate come oggetto.
Drive In - I Trent'anni di un cult televisivo
Di questo però parleremo dopo, prima vorrei sottolineare le parole di Freddi “All’inizio avevo guardato con terrore il materiale di archivio, temendo di dovermi inorridire, invece mi sono molto divertito e ho visto che faceva molto pensare, anche se non voleva cambiare il mondo. All’epoca era molto visto dai trentacinquenni, i quali, erano stati adolescenti nel 1968, avevano sognato di cambiare il mondo e invece si erano ritrovati la Milano da Bere, che era luccicante, ma di fatto non migliorava per niente le condizioni generali delle persone comuni. Le “speranze” delle persone erano ridotte a vedersi mettere missili americani sotto casa.” Sempre Freddi ricorda che “D’Angelo faceva vari personaggi, il suo modo di fare satira affondava le radici a quella di inizio 900, agli albori del cinema e raccontando la realtà molto meglio di certi attori teatrali. Dunque Drive In aveva due piani di lettura: divertimento immediato e contenuti molto forti sull’attualità” Ed ora arriviamo al tasto dolente dello show di Ricci dato che molti hanno detto“Ma come non fu proprio Drive In a lanciare questa moda?”, come donna di sinistra debbo essere onesta e dire no che non fu la trasmissione di Ricci a lanciarla, ma fu Rai 2, una tv all’epoca governata dalla sinistra, che iniziò il mercimonio della donna ed è proprio su questa tematica che è incentrato il documentario di Martera, un documentario che è un vero viaggio nella storia della televisione dove vengono mostrate le peggiori cose mai viste sul piccolo schermo. E’ un’apologia del celebre programma di Ricci e riesce bene nel suo intento, inutile negarlo, è indubbio che Rai2 e varie televisioni (tra cui TeleTorino) abbiano fatto di tutto per mercificare la donna, con la scusa della modernità, del sessantotto e dell’emancipazione femminile, un ragazza nel 1976 nel suddetto documentario dice una cosa molto attuale “Ora se non la dai sei sfigata, sei bigotta e non sei di sinistra”. Vi sono familiari queste parole? Ricci si sfoga dopo la fine del documentario e lancia accusa precise “Avete usato contro di noi il metodo Boffo che si è rivelato il metodo buffo al limite del ridicolo. Avete fatto copia incolla nelle vostre menti tra Colpo Grosso e Drive In dimenticavi che nel nostro show le donne parlavano, facevano satira politica, dominava la situazione, persine le ragazze fastfood. Vi faccio vedere come trattavano i ragazzi fastfood e quanti battute intelligenti facevano, battute di scottante attualità. Loro hanno anticipato le donne comiche di oggi, dimostrando che si può essere belle e comiche”
Drive In - I Trent'anni di un cult televisivo
E’ vero tutto questo? Sì, me lo ricordo bene. Ricordo in particolare la celebre professoressa che, fingendo di sbavare sul ministro Galloni, ne massacrava poi la politica e viene da chiedersi cosa ne penserebbe della scuola di oggi, ricordo come in effetti tutte le donne di Drive In fossero essere pensanti, che facevano battute feroci. Non erano delle belle statuine buttate lì. Certo erano vestite in abiti succinti, ma non rappresentavano la donna oca, debbo ammetterlo. C’è un ma. Era necessario per fare satira mostrando le donne seminude con scollature vertiginose per dire che la televisione e la stampa le usavano come donne oggetto? Non ne sono del tutto sicura. Martera con il suo documentario dice e dimostra che il problema c’è, le donne sono usate come oggetti, inutile negarlo, nessuno di loro lo nega, anzi, lo ammette, il problema è che poi dicono che un varietà non deve avere il compito di cambiare le cose, è solo un varietà e qui per me è la nota stonata. Non pretendo che con un varietà si cambi realmente il mondo, intendiamoci, però che lanci messaggi diversi sì e visto che oggettivamente Drive In li sapeva lanciare molto bene in vari ambiti, ecco poteva farlo pure in questo. Alla fine Ricci risponde a varie domande, tra le più importanti: “I programmi di oggi hanno format vecchi di trent’anni. Siete stati bravi allora o siete scarsi oggi?” L’autore non prende benissimo la domanda, bisogna dirlo, dice “Ma dunque ora io sono la tv?” poi però risponde facendo notare che “Ci sono dei format che non durano un anno, altri così lungimiranti che durano trent’anni. Noi siamo stati fortunati a poter fare Drive In. Oggi non si potrebbe più fare, oggi si preferisce comprare dei format stranieri sicuri piuttosto che innovare e sperimentare, all’epoca riuscimmo a fare questo programmi fuori dalle regole con degli sfigati, senza grandi nomi che fece più ascolti del suo clone con grandi star.” Quanto è vero, oggi non rischia più nessuno, oggi serve il grande nome, con il format sicuro, non si innova, non si sperimenta, non si improvvisa, non si ha proprio coraggio. Ricci durante la conferenza ha ricordato come lui scrivesse i monologhi di Walter Chiari, monologhi che dovevano essere di cinque minuti, solo che il celebre comico improvvisava sempre, facendoli diventare di dieci - quindici minuti con una costruzione incredibile. Questo oggi non si potrebbe più fare. Le altre domande erano sulle risate finte in Drive In e sulla mancanza di monologhi nella tv di oggi e Ricci risponde che le risate servivano a mostrare che ogni cosa era finta, quasi uno straniamento dalla realtà, quasi una critica al fatto che la presenza di una telecamera influenzi il modo di agire del pubblico; sui monologhi ammette che è vero, che ce sono meno di un tempo e non sono più il centro dello show, dice di apprezzare molto Pieraccioni, Brignano, Benigni e il compianto Bramieri nei monologhi. Ha poi concluso con un’ultima feroce stoccata “Ormai da anni vi è questa affiliazione al clan di turno, destra sinistra, Corriere, Repubblica, Il Giornale. Spesso quando scrivi qualcosa non puoi mai citare il cosiddetto nemico. Anche Drive In negli ultimi due anni aveva preso questa piega da affiliazione da clan mafioso” e questa è davvero una bella autocritica. Alla fine posso dire che Drive In ha segnato un’epoca nel bene e nel male, anticipando molte cose interessanti di oggi, ma anche molte cose discutibili.

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