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E’ nato il masculo sciupafimmine: come allevare un futuro sessista!

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

“Perdonate l’assenza, ma sono impegnato nel tirar su uno “sciupafemmine”! Grazie a tutti per gli auguri”. 

E’ quanto scrive su Twitter il padre di Santiago (figlio di Belen) per giustificare i suoi doveri di padre.
Mia nonna mi raccontava quanto la nascita di un masculo fosse importante in Sicilia. Mi raccontava che mio nonno, quando nacque mio padre, si affacciò alla finestra per annunciare al paese che era nato un maschietto.

Nel contesto siciliano la nascita di un figlio maschio veniva vissuta come una fortuna per la famigghia, per questo alla coppie appena sposate si diceva spesso “auguri e figli maschi!”. La nascita di una femmina era vissuta quasi come un disonore. Considerata quasi inutile e buona solo per trovare un buon marito e sfornare bambini. Infatti, il proverbio più gettonato era “Nuttata persa e figghia fìmmina” (nottata sprecata per avere concepito una figlia femmina).
E’ sorprendente come ancora oggi sopravvivano certe cultura patriarcali, che un tempo erano radicate profondamente nella società siciliana- o per lo meno, io, ho delle testimonianze solo su quelle realtà- ma sono convinta che altrove non  fosse diverso…infatti:

Il-piccolo-sciupafemmine-di-Belen-e-Stefano_h_partb

I nuovi padri non mettono più i figli alla finestra ma usano Facebook, Twitter, per annunciare che sono nati degli “sciupafemmine” con tanto di abitino azzurro che fa da etichetta di vanto e intenzione di annunciare che loro non fanno i padri per vocazione ma per inculcare ai loro figli le norme della mascolinità.
Di sessismo nell’infanzia ne abbiamo parlato tantissimo, sopratutto di ruoli che vengono imposti ad uomini e donne sin dalla culla. Mi chiedo, se Santiago fosse una femmina cosa avrebbe sul vestitino-che sicuramente sarebbe rosa shocking- e Stefano come avrebbe giustificato la propria assenza?

So benissimo che se fosse un qualsiasi padre non avrebbe fatto notizi, per questo le persone di spettacolo hanno più responsabilità per quello che veicolano. Nei mezzi di comunicazione continuano a proliferare una grande quantità di stereotipi di genere, dove uomini e donne, sono inseriti in ruoli prescritti. Le donne rappresentate come oggetti, gli uomini come degli “sciupafemmine”. Da qui deriva la giustificazione del ruolo stereotipato e sessualmente sottomesso delle donne.

Tempo fa in televisione veniva trasmessa-non so ora-una pubblicità di un salame che ritraeva due bambini il cui slogan era “l’uomo è un cacciatore”, mentre una bambina ammiccava e seduceva il bambino. Anche Silvio Berlusconi viene stimato da molti italiani sopratutto per il suo potere con le donne.  Molti uomini lo invidiano, lo elogiano e disprezzano le donne con cui è stato. E’ un problema di disparità di genere profondamente radicato nel nostro paese.

In un paese che non fa alcuna formazione dei nostri bambini e ragazzi sull’uguaglianza di genere, dove le scuole, sempre più in crisi e senza fondi, non si svecchiano e dove l’educazione sessuale è ancora un miraggio, disciplina che viene insegnata in tutti i paesi occidentali per dare un’opportunità anche a quei figli che non hanno una famiglia di larghe vedute e sappiamo benissimo quanto questo vuoto contribuisce a tramandare vecchi stereotipi di genere sulla sessualità che poco ci fanno assomigliare ad un paese evoluto.

Un paese in cui la sessualità è vista in maniera impari e il tuo genere stabilisce il modo in cui devi approciarti con l’opposto ma anche con lo stesso sesso (visto che l’odio verso le persone LGBT va di pari passo). E’ un destino che ti viene assegnato dalla nascita. Sei donna? sei costretta a sottoporti ad un controllo autolesionista e ossessivo-compulsivo delle tue pulsioni, in caso contrario lo faranno gli altri per te. Molto probabilmente incontrerai problemi nella tua sessualità. Sei uomo? allora puoi liberamente manifestare la tua sessualità, procacciare una quantità infinita di belle femmine per soddisfare i tuoi desideri sessuali. E in un contesto dove la sessualità femminile è delegittimata e dove le donne non fanno gruppo per difenderla, è una sorta di “stupro”, un’appropriazione illegittima dei nostri corpi, perchè prima o poi molte femmine procacciate per non essere giudicate andranno incontro a sensi di colpa, effetti molto simili a quelli che si provano dopo una molestia sessuale.

Perché sin da piccola ti hanno inculcato ad avere sensi di colpa nel caso ti lasciassi trasportare troppo fino a perdere di vista il controllo delle tue pulsioni. Ti hanno insegnato che devi vivere questo come una disavventura, non solo come una leggerezza ma anche come una sorta di abuso da parte del fidanzatino che ti ha sedotta e abbandonata. “Perché una donna per natura è alla ricerca di storie durature” e ciò snaturerebbe la natura della femmina, si sente dire in giro.

E allora ecco che una donna dovrebbe per forza sentirsi usata, perché ci viene insegnato che siamo oggetti, sia dalle famiglie che dai media, e non soggetti attivi del rapporto con gli stessi desideri e impulsi finalizzati al piacere fisico.

Un paese in cui la troiofobia impedisce alle donne di poter esprimere la propria attrazione sessuale verso un uomo. Un paese dove a causa di questo le donne soffrono in silezio e gli uomini per mancanza di donne “disponibili”, sono costretti ad andare dalle stesse donne che disprezzano, le prostitute, e che cercano di tenere lontano dalle donne per bene, quelle votate al matrimonio e alla famiglia; quelle che non devono avere alcun desiderio sessuale se non per sfornare bambini o per dovere coniugale.

Troiofobia, un disturbo che colpisce due italiani su tre. Sorprendentemente noto che esiste da tempo una definizione nei paesi anglosassoni. Si chiama whorephobia e si caratterizza per “l’odio verso le lavoratrici del sesso, che si manifesta con la violenza e la persecuzione o il pensiero paternalistico secondo cui tutte le sex-worker sono vittime da salvare. Un odio simile all’omofobia”. Una definizione riferita soltanto alle lavoratrici del sesso (anche in Italia subiscono una grave criminalizzazione) ma assai riduttiva in un contesto come l’Italia dove per troiofobia si intende anche l’utilizzo della parola “troia” viene rivolto verso una donna sessualmente libera o verso una donna autonoma e di potere.

Noi donne prendiamo le distanze da qualsiasi pregiudizio culturale che discrimina le donne e le etichetta come esseri inferiori. Continueremo a scrivere post, a sensibilizzare sul problema del sessismo nell’infanzia, della sessualità femminile.

A proposito di sessualità femminile: c’è un progetto proposto da alcune laureande; si tratta di introdurre un programma di educazione sessuale nelle scuole, perché poca gente lo ha votato? Eppure si tratta di un programma per prevenire le violenze sessuali, che nascono proprio dall’idea del controllo del corpo femminile e dalla delegittimazione della nostra sessualità.

Ecco il LINK 



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