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È tutta una questione di status...

Creato il 17 giugno 2013 da Mrs Garrick

Lunedí – LAVORO. Le lettere e i giorni (odio_via_col_vento)

Il mio ex-fidanzato non ne era entusiasta. Del fatto che avessi smesso di insegnare per lavorare al museo dico. O meglio. Per fare la Gallery Assistant che in inglese suona quasi importante, ma che è e rimane quello che è: un lavoro di guardasala. Povero. Che quasi quasi posso anche capire il suo punto di vista. Che per il Dott. Tal dei Tali, futuro genio della neuroscienza una cosa era presentare la sua fidanzata come insegnante (meglio che niente), un’altra era dire che faceva la guardasala. Che quando ti presentano a qualcuno dicendo ‘questa è Mrs Garrick, lavora in un museo’ la gente si aspetta che tu faccia un lavoro interessante, chessò la curatrice, la ricercatrice, la restauratrice. Ma se tu fai la guardasala la conversasione si stoppa immediatamente, come un treno a cui qualcuno ha tirato all'improvviso il freno d'emergenza. E i tuoi interlocutori cominciano immediatamente a guardare oltre le tue spalle sperando di vedere qualcuno che faccia davvero un lavoro interessante. Che tutto il mondo è paese e certa mentalità è ancora dura a morire e che se ne dica, tu sei il lavoro che fai. E allora “…bisogna fare qualcosa per migliorare la situazione” mi disse un giorno con aria solenne il mio ex-fidanzato. “Vero…” ho pensato.  E ho cambiato fidanzato.

Certo, questa non era naturalmente la carriera che avevo in mente. Nessuno si sveglia la mattina e decide che quello che vuole fare “da grande” è il/la guardasala in un museo.  La gente ci capita per caso, come me, mentre tenta di fare qualcos'altro di più interessante, tipo il curatore, il giornalista, il ricercatore, l’astronauta, il veterinario, il parrucchiere etc etc. È il tipico lavoro che si accetta “per qualche mese”, “mentre mi sistemo”, “fino a quando trovo qualcosa di più adatto alle mie capacità e alla mia incredibile intelligenza” e che poi finisce per diventare più avvolgente e confortevole della coperta di Linus. Succede.

È tutta una questione di status...

V&A Medieval galleries, London. 2009 © Nebbiadilondra

E mi importa sempre meno che gli anni passino e raggiunti e (superati) i famigerati –anta, non abbia ancora deciso cosa voglia fare davvero da grande. Alla faccia di questa nostra società in cui se non si guadagnano tanti soldi per comprare tante cose (spesso inutili) si è automaticamente relegati nella categoria dei falliti come molti dei miei interlocutori al museo sembrano pensare. 'Your job must be SO boring...!' Non una domanda, ma un affermazione che mi sento rivolgere spesso da turisti e britannici allo stesso modo. E che viene lasciata a galleggiare nell’aria dopo che questi se ne sono andati senza neppure attendere una ripsota. Chissà perchè quando uno lavora nel settore terziario -barista, cameriere o (appunto) guardasala- la gente si sente autorizzata a fare osservazioni di questo tipo. Vorrei sapere se l'elegante signore di mezza età che mi ha fatto questa domanda qualche settimana fa ha mai chiesto al suo commercialista se non si annoia a passare tutto il giorno tra bolle e fatture. Io mi annoierei. 

British-Class-System

Ma per qualche strano motivo la maggioranza del pubblico che visita il museo sembra ritenere che chi fa un lavoro come il mio debba necessariamente odiarlo (non siamo tutti piccoli sacchetti di rancore pronti ad esplodere alla prima occasione, nche se devo ammettere che a volte non farlo è davvero difficile….) e che lo faccia: a) perchè non ha potuto o trovare nulla di meglio (ma sta cercando); b) perchè non può trovare nulla di meglio (perchè è tonto, pigro o entrambe le cose).  A nessuno sembra venire in mente che non siamo tutti uguali e che lo stress, le responsabilità (e magari la gastrite) che un lavoro importante si porta inevitabilmente appresso non siano per tutti. Sono per la vita contemplativa, io. E contemplare una scultura di Bernini (o un bronzetto di Cellini, o un quadro di Turner o una miniature di Hans Holbein; per non parlare dei cartoni di Raffaello…) è, dal mio punto di vista, molto più appagante che passare la gionata davanti allo schermo del computer a occuparmi di contabilita solo perche sedendo in ufficio non devo indossare l’uniforme. Come dicevo, non siamo tutti uguali.


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