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Ecco la cooperativa incendiata per far sparire le carte di Mafia Capitale. A Roma si può perché non c'è videosorveglianza in città

Creato il 01 luglio 2015 da Romafaschifo
Ecco la cooperativa incendiata per far sparire le carte di Mafia Capitale. A Roma si può perché non c'è videosorveglianza in città
Ecco la cooperativa incendiata per far sparire le carte di Mafia Capitale. A Roma si può perché non c'è videosorveglianza in città
Ecco la cooperativa incendiata per far sparire le carte di Mafia Capitale. A Roma si può perché non c'è videosorveglianza in città
Ecco la cooperativa incendiata per far sparire le carte di Mafia Capitale. A Roma si può perché non c'è videosorveglianza in città
Ecco la cooperativa incendiata per far sparire le carte di Mafia Capitale. A Roma si può perché non c'è videosorveglianza in città
Ecco la cooperativa incendiata per far sparire le carte di Mafia Capitale. A Roma si può perché non c'è videosorveglianza in città
Ecco la cooperativa incendiata per far sparire le carte di Mafia Capitale. A Roma si può perché non c'è videosorveglianza in città
Ecco la cooperativa incendiata per far sparire le carte di Mafia Capitale. A Roma si può perché non c'è videosorveglianza in cittàIncendio chirurgico quello della cooperativa di Viale Castrense. Se la guardi da fuori (un bellissimo edificio apparentemente degli anni Dieci o Venti che non si sa perché è stato devoluto al mondo limaccioso delle coop romane invece di essere reso in altro modo produttivo e utile alla collettività) non vedi nulla, nulla percepisci. Eppure all'interno qualche giorno fa è divampato l'incendio. Che è andato ad abbrustolire ed a carbonizzare proprio alcune prove di Mafia Capitale sulle quale, a quanto riportano organi di stampa, la Procura stava indagando.

Ora non si capisce come la Procura, indagando su alcuni importanti documenti, li lasci a marcire, accessibili a tutti (benché in una struttura posta sotto sequestro), e non li acquisisca agli atti. 

Anche perché, ed è di questo che volevamo parlare, a Roma non è che bastano dei sigilli per tenere isolato uno stabile. Soprattutto perché questa si avvia ad essere una delle poche città occidentali dove il territorio non è controllato da una seria rete di telecamere a circuito chiuso (e ad alta risoluzione). Tecnologicamente ormai si può, ma non si fa. Sia per sciatteria sia per motivi ideologici (la privacy e l'impostazione stracciona di mezza città che urlerebbe allo "stato di polizia"). E così i reati si continuano a compiere senza colpo ferire. Si dà fuoco alle prove e nessuno sa chi è stato, nessuno ha una ripresa video, nessuno può risalire al picciotto che ha aiutato la mafia a difendersi occultando dei docuementi; si arrota e si uccide il ciclista sulla ciclabile e non c'è un video per capire la dinamica dell'incidente; si stupra una ragazzina a Piazzale Clodio e proprio grazie a qualche immagine (sebbene non chiara, farraginosa) si sta riuscendo a fare terra bruciata attorno al bruto.

Da considerare, poi, che un sistema di CCTV (camere a circuito chiuso) sul modello londinese, non solo è utile a rintracciare i colpevoli dei reati, ma è ancor più utile per prevenire i reati stessi, ridurli. Se sai di essere ripreso e, al 99% acciuffato e identificato, devi essere proprio molto, ma molto, ma molto motivato per fare un reato. Chi non lo è rinuncia in partenza. Non lo abbiamo ancora capito: per cialtroneria e ideologia. 

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