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Egitto-Puzzle /Secondo anniversario di piazza Tharir /Democrazia lontana

Creato il 26 gennaio 2013 da Marianna06

Puzzlepic

 

Quest’oggi suppongo che  è quasi d’obbligo sui “media” raccontare ampiamente, a parole e con immagini ad effetto, l’accaduto di ieri nelle principali città  egiziane.

E lo è importante, in un certo senso, perché, oltre ai notevoli danni materiali causati in un Paese che, dal dopo- Mubarak  a oggi ha molti, forse troppi problemi insoluti e anche profonde divisioni interne, ci sono stati purtroppo dei morti e dei feriti.

E il numero di questi, trattandosi soltanto di dimostrazioni di piazza, è stato decisamente elevato.

Le agenzie-stampa riferiscono di otto morti certi, di cui sei dimostranti e due agenti dell’ordine pubblico. E le città toccate, oltre il Cairo, sono soprattutto Suez, Alessandria, PortoSaid, Ismailìa.

Tutti i manifestanti, sotto ogni cielo, hanno denunciato comunque una sola cosa : l’assenza di democrazia.

 Si è trattato proprio di un autentico “passa parola”.

 E ciò è realtà incarnata specie da quando, dopo la fine della leadership dei militari, è in sella a cavalcare la nuova  politica intransigente, retriva e oscurantista per il Paese, il presidente Morsi e, con lui, tutta la confraternita dei “Fratelli Musulmani”.

Il nuovo Egitto, è cosa certa, rifiuta il vecchio. Quello imposto cioè con furbizia da abili volponi della politica. E si rende conto che, per consentire la convivenza delle differenze politiche, ideologiche e religiose, che ci sono realmente in un Paese molto popoloso(penso ai cristiani copti ingiustamente e indefinitamente vessati da sempre), occorrono strumenti esclusivamente ispirati alla laicità.

Se non si riuscirà a guidare il “carro” della politica in questa direzione,a nulla servono gli appelli di Morsi alla calma, veicolati, com’è moda oggi giorno, attraverso Facebook o Twitter. E forse, in seguito, da altri “figuri” come lui.

L’autentica pace sociale è soltanto quella che, in ogni tempo e in ogni luogo (domani ricorre “Il Giorno della Memoria” ed è un bene rifletterci), è capace di valorizzare le diversità.

Che le legge come” risorsa” in chiave di sviluppo e di progresso.

Che non ha la tentazione di uniformare,manipolare, annullare le culture degli altri.

Che le rispetta e sa prenderne il positivo, se questo c’è, per rileggerlo e utilizzarlo semmai in una modalità differente ma utile .

Questo dovrebbe essere chiaro al presidente Morsi e ai suoi “compagnucci” sostenitori.

Poche semplici “cose” che, però, fanno a pugni con autoritarismo, arroganza, avidità  e sete di potere.

Utopia. Me ne rendo conto.

E la “storia” , quella con la “S” maiuscola e non solo, ne è  puntualmente la conferma con le sue sistematiche smentite.

Se così non fosse, non staremmo qui a rimarcarlo anche oggi.

Diciamo pure che, qualche volta, "repetita iuvant"

 

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 


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