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Egitto, rivoluzione francese o rivoluzione islamica?

Creato il 13 febbraio 2011 da Dragor

Photo_1296840107864-2-0  COME PRIMO ATTO di democrazia dopo la fuga di Mubarak, l’esercito ha sciolto le Camere e sospeso la Costituzione. Il primo passo verso una dittatura militare? Può darsi, ma con ogni probabilità l’alternativa  sarebbe una dittatura islamica.  

  QUANDO VEDIAMO gli intellettuali, i tecnici, gli artisti, gli scrittori, le donne senza velo, perfino i mendicanti, fieri della loro libertà e consapevoli della loro dignità, sembra impossibile che questi cittadini possano accettare l’umilante giogo  della Sharia. I loro discorsi ricordano quelli di Parigi nel 1790 sulla necessità di una Costituzione, sulla costruzione di una Repubblica, sui mezzi per lottare contro la corruzione e abolire i privilegi. Come in Francia, ogni tanto rotola una testa o parte un colpo di pistola, ma la Storia è in marcia. Pefino i loro cartelli sono in francese: “Liberté, Egalité, Fraternité!” “Dégage!” (rivolto a Mubarak, che si potrebbe tradurre con “fuori dalle palle!”) A Tahrir si respira la fierezza patriottica di essere egiziano, ma non si sentono grida di guerra contro il vicino israeliano. E’ una rivolta matura, responsabile. Si sente la felicità di avere ritrovato un posto nel concerto delle nazioni. Fa male al cuore l’idea che questo formidabile potenziale umano e culturale possa venire schiacciato  dal tallone dei bigotti o represso da una dittatura militare per impedire ai bigotti di prendere il potere.

   MA SAPPIAMO BENE che in Egitto la sola forza alternativa i sono i Fratelli Musulmani. L’unico partito strutturato e organizzato, l’unico con un sostegno di massa, un partito di bigotti patentati. Lo abbiamo già visto in Iran nel 1979: cominciata dagli intellettuali e dai democratici, la rivoluzione è stata ben presto egemonizzata da Khomeini e i suoi pasdaran.  Lo abbiamo visto in Algeria nel 1990, dove pure non mancava una classe intellettuale laica: dopo la vittoria dei musulmani alle elezioni, si è dovuta instaurare una dittatura militare, dando origine a una sanguinosa guerra civile che non è ancora finita.  Cosi’, nei paesi a predominanza musulmana, non resta che la scelta fra la dittatura militare o dittatura islamica, come dire fra la peste e il colera.  Lo conferma non soltanto la realtà ma anche una musulmana pentita, l’olandese  Ayaam Hirsi Ali. Ecco un estratto del suo articolo sul New York Times:

 Nel periodo post-coloniale nessuno tra i despoti del mondo musulmano ha mai osato opporsi apertamente alla folla dei credenti. In Egitto hanno purgato la Fratellanza Musulmana, ucciso e imprigionato i suoi leader, condannandoli come deviati dalla vera fede. Ma la moschea è sacrosanta. E' per questo che da sempre la moschea è l'unico luogo di associazione delle masse arabe. Questo spiega perché la più efficiente forza politica nel mondo arabo sia l'islam. Coloro che sperano in un risultato come quello seguito nel 1989 al crollo del muro di Berlino – una transizione pacifica verso una democrazia laica e multipartitica – dovrebbero ricordarsi quanto siano pochi e inesperti i promotori di una democrazia laica nel mondo arabo.

   PER UN INTELLETTUALE CAIROTA ci sono 10.000 fellah che muoiono dalla voglia di votare per i Fratelli Musulmani e sottomettersi all'islam. Ecco il dato di cui bisogna tenere conto, quando si pensa al futuro dell’Egitto.

   Dragor


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