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Elezioni italiane portano ‘la questione femminile’ alla ribalta

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Da il Guardian Uk

Con il tasso di occupazione femminile  tra i più bassi dei paesi dell’ OCSE (terzo posto), gli attivisti italiani sollecitano di agire su questa ‘perdita colossale per l’economia’.

Enza Miceli ha una parola per riassumere la vita di una madre che cerca lavoro al Sud Italia: “impossibile”.  Il mese scorso la donna ha ricevuto una chiamata da parte dell’insegnante di suo figlio, che le chiedeva un appuntamento. Così ha chiesto al suo capo un paio di ore libere. Il suo superiore, una donna, le ha detto “di scegliere tra il lavoro e la famiglia” e che se avesse scelto la famiglia “non avrebbe mai avuto successo nel lavoro”. Enza ha scelto, e ha lasciato il suo lavoro. “Ora sono una casalinga, una madre, una factotum e intimamente femminista”.

Con un tasso di occupazione femminile del 46,5% – il terzo più basso l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), peggio di noi solo Grecia, Messico e Turchia, e 12 punti percentuali in meno rispetto alla media UE - “L’Italia ha un problema nel far entrare le donne nel mercato del lavoro e farcele restare”.

In un paese che ha un livello generalmente basso di occupazione e in cui la crisi economica ha messo in crisi particolarmente i giovani, la cosiddetta “questione femminile” non ha, fino ad oggi, guadagnato l’attenzione particolare.

Ma, con l’elezione ad un mese di distanza, gli economisti e le femministe chiedono che la questione sia presa sul serio – sia per prodotto interno lordo del paese (PIL) che per la sua popolazione femminile. “L’Italia non utilizza al meglio delle sue capacità una parte significativa del proprio capitale umano,  le donne, il che è una perdita colossale per la nostra economia”, ha scritto Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, due economisti di punta, sulla prima pagina del Corriere della Sera questo mese. “Il prossimo governo dovrà porre la questione dell’occupazione femminile al centro del suo programma.”

Per molte persone che hanno assistito con orrore e incredulità come Silvio Berlusconi combinava per anni la carica di Primo Ministro con le sue buffonate sessiste, una tale mossa sarebbe rinfrescante. Ma dicono che questa sua eredità, fatta di ruoli di genere tradizionali italiani, spinti agli estremi grotteschi sotto forma di serate “bunga bunga” e veline televisive poco vestite, sarà difficile da superare.

“L’idea che questa è l’unica possibilità di carriera per una ragazza è una cosa terribilmente diseducativa”, ha detto Michela Cella, residente a Milano e figlia di madre economista. “Penso che, ancor più che l’economia, 20 anni di Berlusconi hanno peggiorato la nostra cultura.”

Quando si tratta di disoccupazione femminile, gli osservatori concordano sul fatto che è fondamentale affrontare le radici culturali del problema.

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