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Elisabetta Sirani

Creato il 14 marzo 2013 da Artesplorando @artesplorando

Elisabetta Sirani

Elisabetta Sirani, autoritratto

Stasera vi propongo una pittrice bolognese poco conosciuta: Elisabetta Sirani (Bologna 1638-1665)
Artista di successo internazionale, ammirata e contesa da personaggi illustri e potenti nella Bologna della seconda metà del 600, Elisabetta Sirani fu una ragazza prodigio capace di creare nel breve arco della sua vita un’incredibile quantità di opere. Figlia di Giovanni Andrea, pittore allievo di Guido Reni e mercante d`arte, si formò nella bottega del padre, dalla cui influenza, tuttavia, si affrancò ben presto. Fanciulla molto colta e brava musicista, a soli diciassette anni cominciò a dipingere su commissione quadri religiosi di piccole dimensioni destinati alla devozione privata rivelando una straordinaria padronanza tecnica. Divenne rapidamente famosa per le rappresentazioni di temi sacri e allegorici, oltre che per i ritratti di eroine. La sua consacrazione definitiva si ebbe nel 1658 con la prima committenza pubblica di grande importanza: il Battesimo per la chiesa bolognese di San Girolamo alla Certosa. L’artista era così veloce nell’eseguire le sue opere da risultare sospetta. Per dimostrare di non avere aiutanti nascosti, scelse quindi di dipingere in pubblico, sotto gli occhi di visitatori che presero ad arrivare da tutta Europa per vederla lavorare. In soli dieci anni di attività realizzò quasi duecento opere, da lei stessa catalogate accanto alle singole committenze. Creò anche una scuola d`arte per fanciulle, la prima nel suo genere.

Elisabetta Sirani

Elisabetta Sirani, Madonna con Bambino e San Giovannino

La sua tecnica era decisamente inconsueta per il tempo: tratteggiava infatti i soggetti con schizzi veloci e quindi li perfezionava con l'acquarello dimostrando gran disinvoltura o, per usare un termine dell'epoca, con "sprezzatura". In un ambiente come quello artistico, ritenuto una prerogativa maschile e che di conseguenza mal tollerava "l'intrusione" di protagoniste femminili, Elisabetta eseguì in pubblico e alla presenza dei suoi committenti (tra cui figuravano nobili e artistocratici, ecclesiastici e personalità di spicco come alcuni membri della famiglia Medici, la duchessa di Parma e quella di Baviera) una parte delle proprie opere non solo adeguandosi a una diffusa abitudine dell'epoca, ma anche per allontanare qualsiasi sospetto che non fosse una donna a dipingere con tanta bavura e «per sfatare le voci che vedevano il padre furbo "sfruttatore" di una inesistente capacità o abilità della figlia».
Accanto alle tele, fin da giovane la Sirani realizzò anche apprezzate incisioni all'acquaforte ricavate in genere dai suoi quadri.La sua instancabile furia creativa, tuttavia, fu la principale causa dell’ulcera gastrica che portò l’artista a una morte precoce, a soli ventisette anni. L’evento fu così improvviso e inspiegabile da far pensare a un avvelenamento. Lucia Tolomelli, domestica della famiglia, venne sospettata e processata con l’accusa di aver avvelenato la pittrice, ma l`autopsia ordinata dai giudici rivelò che la vera causa della morte era un`ulcera perforata, dovuta probabilmente all`eccessivo stress. Fu seppellita con un solenne funerale accanto alla tomba di Guido Reni, nella cappella Guidotti della Basilica di San Domenico a Bologna. Carlo Cesare Malvasia, suo primo scopritore e biografo, la definì “l’angelo- vergine” della pittura bolognese.

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