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Estrema sinistra: dov’è finita?

Creato il 19 luglio 2013 da Postpopuli @PostPopuli


di Matteo Boldrini

All’interno dello scenario politico italiano vi è stata un’area che ha svolto sempre un ruolo di primo piano, nel bene o nel  male, ed è l’area dell’estrema sinistra o radicale a seconda di come la si voglia definire.

Pur essendo da sempre frammentata e composita, in passato si è trovata ad affrontare periodi di consenso crescente e anche durante periodi di crisi più o meno esplicita è rimasta sempre su un livello abbastanza stabile di consensi. Tuttavia le ultime due elezioni sembrano aver consegnato un quadro completamente diverso, svuotando completamente quest’area politica. Innanzitutto per sinistra radicale intendiamo innanzitutto tutti quei partiti che bene o male gravitavano alla sinistra del Pds ed adesso del Pd, inclusi quei partiti come la Federazione dei Verdi  per semplicità e in quanto hanno instaurato comunque un rapporto stabile con questi partiti.

Come si può vedere dal grafico, nonostante la vita tormentata, i partiti di quest’area si sono sempre mantenuti complessivamente su percentuali abbastanza rilevanti per un sistema partitico come il nostro, privo di grandi partiti.

grafici 700x194 ESTREMA SINISTRA: DOVÈ FINITA?

La sola Rifondazione Comunista, partito simbolo in qualche modo della sinistra radicale, riceve consensi addirittura crescenti nell’arco delle prime tre elezioni toccando il massimo alle elezioni del ’96 con più dell’8% dei voti con un 11% complessivo considerando anche i Verdi. Le elezioni successive (quelle del 2001) invece la puniscono fortemente, in parte per il comportamento irresponsabile tenuto durante il primo governo Prodi, in parte pagando la frammentazione con cui si presenta alle elezioni (si presenta infatti oltre al Prc e ai Verdi, tra l’altro alleati con i socialdemocratici, anche la neonata formazione dei Comunisti Italiani). La crisi tuttavia non sembra così grave in quanto solamente le due formazioni del PRC e del PDCI si attestano su oltre due milioni e mezzo di voti, un livello di consenso nettamente superiore a quello raggiunto dalla sola Rifondazione nel 94 e nel 92. Vi segue poi un periodo di ulteriore crescita con le elezioni del 2006 dove quest’area si colloca nuovamente intorno al 10%.

Si può vedere dunque che lasciando da parte le fluttuazioni dovute anche al comportamento contradditorio tenuto nelle varie esperienze di governo, vi è sempre una quota stabile di elettori dell’estrema sinistra che oscilla tra l’8 e l11%.Il vero punto di svolta sono le elezioni del 2008. Qui la sinistra radicale si trova ad affrontare una situazione estremamente critica. Da una parte deve scontare l’atteggiamento tenuto durante il nuovo Governo Prodi, dall’altra la competizione serrata della neonata formazione del Partito Democratico che diviene un terribile competitore nell’area della sinistra. Qui si viene a toccare il livello più basso mai raggiunto con una perdita di quasi tre milioni di elettori persi tra l’astensione ed il voto ad altri partiti. Alle elezioni successive non vi è alcun recupero significativo di queste forze politiche, vi è si una crescita ma la quota di consenso raggiunta è molto modesta, con neanche due milioni di voti raccolti, meno dei voti della sola Rifondazione dei momenti più bui, ai quali ci sarebbero da aggiungere i voti dell’Italia dei Valori alleatasi con il Prc in quel momento nella lista a sostegno di Ingroia.

Viene dunque da chiedersi che fine abbia fatto un patrimonio di tre milioni di voti che nell’arco di due elezioni sembra essere sparito. Per svolgere un’analisi più approfondita sarebbero necessari metodi statistici più rigorosi, tuttavia si può comunque intuire che da una parte senza dubbio esso è stato intercettato dall’astensione o da partiti minori che rivendicano una certa ortodossia ideologica. Ma una parte di esso è stato intercettato dai nuovi soggetti politici di “rottura” che in quel momento sono diventati estremamente attrattivi per l’elettorato, in particolar modo il Pd l’Italia dei Valori nel 2008 (che raddoppia i propri voti) e il Movimento Cinque Stelle nel 2013. Vi è quindi una perdita di consenso di questi soggetti che si collocano verso l’area più esterna della sinistra, verso nuovi attori politici che hanno cercato in ogni modo di sottrarsi a questo posizionamento con la conseguenza che vi sono degli elettori che votavano i partiti della sinistra radicale non tanto per la loro identità di sinistra quanto per la loro innovatività ed alterità rispetto al sistema partitico.

Questi voti dunque benché spariti non si sono dissolti, si sono solamente trasferiti in attesa di qualche leader politico capace che, capendo che il modo migliore per rimobilitarli è quello di presentarsi come diversi ed innovativi e non radicalizzando le proprie posizioni, sia in grado di metterli a frutto meglio per incidere sul cambiamento del Paese meglio di quanto non abbiamo fatto i suoi predecessori.

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