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EST(r)FATTO: Siamo seduti su una polveriera

Creato il 02 dicembre 2011 da Eastjournal @EaSTJournal

di Matteo Zola

EST(r)FATTO: Siamo seduti su una polveriera

Lo avreste mai detto? Eravate nati per campi di grano e vecchi bianchi mulini, per viaggi intercontinentali, per tecnologie avverinistiche, per lavori di concetto, per consumi natalizi. Non eravate pronti per tutto questo, non ve l’avevano detto mamma e papà, e i ricordi di fame e guerra dei nonni erano favole lontane da farsi raccontare sulle loro ginocchia.

Eppure “siamo seduti su una polveriera”, ha detto ieri al Bundestag il cancelliere tedesco Angela Merkel. E torna alla mente l’assurdo rapporto Ubs sulle possibilità di una guerra in Europa che sembra sempre meno assurdo.”Ci prepariamo alla caduta dell’euro” ha detto ieri il governatore della Banca Centrale britannica, Mervyn King, invitando  fortemente tutte le banche inglesi private e pubbliche ad aumentare al massimo la loro capienza le riserve liquide confermando ufficialmente che il Regno di Gran Bretagna si sta preparando al crollo dell’euro.

Quindi siamo alla fine? Forse una speranza c’è ancora ma “bisogna cambiare i trattati” ha detto ieri Nicolas Sarkozy, “iniziare a creare un’Unione fiscale e non solo limitarsi a parlarne” gli ha fatto eco la Merkel.  L’Europa per come siamo abituati pensarla, specie i più giovani che ci sono cresciuti, “rischia di essere spazzata via“, dice ancora Sarkozy. E qualora accadesse? Lo chiedo a voi.

L’Europa è più di un’unione politica e nella sua storia ha saputo resistere alla miseria, alla guerra, al dominio straniero mantendendo viva la fiamma del pensiero. Una fiamma che, però, sembra sempre più ridotta a lumicino. Il crollo dell’euro sarà la caduta dell’Europa? Forse è un po’ apocalittico ma certo sarà diverso e noi, figli del bianco mulino e del progetto Erasmus, saremo pronti?

L’Italia “ha enormi responsabilità, da lei dipende il futuro dell’Europa” chiosa la Merkel. E, lasciando da parte l’ormai logoro amor patrio, possiamo dire che è vero. E che ci sentiamo un po’ tutti giù di morale, arrabbiati, impotenti e con l’autostima sotto le suole della scarpe. Lo dice l’ultimo rapporto Censis che fa il punto sull’occupazione (1 milione di posti di lavoro in meno in quattro anni) mentre il tasso di occupazione per i laureati è del 76,6%, all’ultimo posto tra i Paesi europei. Con la crisi la richiesta di laureati nel mercato del lavoro è addirittura diminuita. E difficilmente i giovani sono chiamati a coprire ruoli di responsabilità in tempi brevi, iniziando i percorsi professionali spesso al di sotto delle loro competenze. Così molti giovani emigrano e con loro pure molti immigrati, come confermato dai dati dell’ultimo rapporto Caritas Migrantes. Si lascia la barca che affonda.

E noi? Come il capitano andremo a fondo con la barca? O come i topi la lasceremo in fretta e furia?


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