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Europa League: Siviglia in paradiso, la coppa è sua

Creato il 15 maggio 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online
Europa League: Siviglia in paradiso, la coppa è sua mag 15, 2014    Scritto da Simone Rinaldo Germano    Calcio, Sport 0

Europa League: Siviglia in paradiso, la coppa è sua

Eccoci, dunque, a commentare l’episodio finale di questa bellissima Europa League, che quest’anno ci ha regalato grandi emozioni certamente, ma soprattutto grandi delusioni con le esclusioni anzi tempo delle nostre squadre italiane, in primis della Juventus in semifinale eliminata dal Benfica.

Stasera, quindi, sfida tra Portogallo e Spagna: Benfica contro Siviglia.

Italia che comunque partecipa simbolicamente a questa finale: infatti, quest’ultima si gioca nella casa degli sconfitti juventini, lo Juventus Stadium, che registra il tutto esaurito.

Le tifoserie danno sfoggio di tutto il loro amore per i loro beniamini con coreografie mozzafiato: contorno perfetto per lo show pre-partita organizzato dalla UEFA.

Siviglia-Benfica 0-0 (4-2 ai rigori)

Siviglia (4-2-3-1) - Beto; Coke, Pareja, Fazio, Moreno; Mbia, D. Carriço; Reyes, Rakitic, Vitolo; Bacca. All: Emery

Benfica (4-2-3-1) - Oblak; M. Pereira, Luisão, Garay, Siqueira; R. Amorim, A. Gomes; Sulejmani, Rodrigo, Gaitán; Lima. All: Jorge Jesus

Scenderanno in campo, allo Juventus StadiumSiviglia e Benfica per la finale di Europa League. Negli andalusi formazione tipo, mentre per Jorge Jesus tantissime assenze per squalifiche, come quelle di MarkovicPérez e Salvio.

Risuona l’inno dell’Europa League e dopo il fischio dell’arbitro Felix Brych, alla sua prima finale internazionale, si può cominciare. Le due squadre vogliono portare a casa la coppa, visti i tanti anni di astinenza di entrambe le formazioni. Scocca il quarto d’ora di gioco e non si può dire sia una brutta partita: veloce, frizzante, con molto agonismo da una parte e dall’altra, ma mentre il Benfica fa più possesso palla, è il Siviglia a costruire le azioni più pericolose con il suo talento Rakitic, oggetto del desiderio di mezza Europa, che dopo quaranta metri di corsa imposta bene l’azione da goal che verrà fermata poi per fuorigioco di Bacca. Il Benfica si trova a giocare la sua decima finale, ma ha vinto solo due volte questo trofeo: sembra quasi essere stato colpito da una maledizione e gli scettici potranno storcere il naso, ma al 24′ Sulejmani è costretto a lasciare il campo a causa di un forte dolore alla spalla. Al suo posto entra André Almeida. La squadra di Jesus si trova a perdere una pedina fondamentale a neanche metà del primo tempo.

Dalla sostituzione in poi non ci sono più particolari azioni da goal e il possesso palla si distribuisce equamente tra le due formazioni. La partita però si fa più dura e alla fine del primo tempo abbiamo già ben tre ammoniti: Moreno e Fazio per il Siviglia e Siqueira per il Benfica. Solo nel finale il Benfica si sveglia e comincia a giocare a calcio schiacciando per gli ultimi tre minuti i “padroni di casa”.

Certamente però è il Siviglia ad aver avuto il miglior atteggiamento nel primo tempo: la squadra andalusa ha giocato a viso aperto, non aspettando gli avversari e, nonostante l’assenza di chiare occasioni da goal, si è sempre proposta nella trequarti avversaria con ritmi alti e molta intensità.

Al rientro degli spogliatoi le due squadre sono più che mai decise a conquistare il trofeo entro la fine dei 90 minuti, ma il destino non gli darà ragione. Infatti, dopo un avvio sprint del Benfica, che spreca tre ottime occasioni con Lima e Rodrigo, il Siviglia si riprende e la partita diventa molto tesa, coi reparti molto distanti fra loro. Il match un po’ perde di intensità, ma offre comunque un bello spettacolo dal punto di vista del gioco, visto che le due formazioni, a turno, si riversano in attacco sperando nell’affondo vincente che, tuttavia, non arriva.

Verso il finale assistiamo ad altre due importanti palle goal per il Benfica, che sopratutto in questo secondo tempo, ha dimostrato la forza e l’esperienza che servono per vincere la coppa, ma un po’ per sfortuna e un po’ per mancanza di lucidità non riescono a mettere in rete quel pallone e così finisce il tempo regolamentare. Si deciderà tutto nei tempi supplementari.

Comincia la mezz’ora addizionale e neanche a dirlo, nulla è cambiato: squadre bloccate, che si contrastano a vicenda e a nulla servono le due occasioni nitide di GameiroBacca e Lima. L’impressione è che comunque il Benfica abbia di nuovo calato, che si sia seduto. Forse demoralizzato dal pensiero che a suo tempo Béla Guttmann, forse, aveva ragione con quella frase ammonitrice con cui condannò il Benfica a 100 anni senza vittorie europee.

L’arbitro fischia la fine dei tempi supplementari e ora la tensione sale, perché saranno pochi i minuti per raccogliere le ultime forze ed il coraggio che separa i giocatori da quel tanto temuto dischetto. La responsabilità è tanta e non sempre è facile trovare qualcuno che abbia la forza interiore di avvicinarsi al punto bianco degli undici metri.

Liste consegnate, partono i rigori. I primi due, battuti da Lima e da Bacca, vanno a segno, ma poi accade qualcosa: tocca al simbolo del BenficaOscar Cardozo, che quando fa partire il tiro Beto si inventa una parata che ha del miracoloso. Benfica sbaglia e la maledizione sembra sempre più avvolgere le AquileMbia dal dischetto non sbaglia e i tifosi andalusi esplodono di gioia. Quando arriva il turno di Rodrigo, quel qualcosa che prima si era incrinato, ora si spezza del tutto. Beto con un’altra parata spettacolare nega la gioia del goal. Lo stadio esplode ancora, mentre i tifosi spagnoli sentono che non ci sarà più nulla da fare ed infatti sarà così.

Gameiro si incarica di battere l’ultimo rigore, quello decisivo che potrebbe regalare la vittoria alla sua squadra, si avvicina da centrocampo all’area di rigore, prende la rincorsa e segna. Siviglia vince la UEFA Europa League battendo ai rigori 4-2 il Benfica, che vede sfumare per l’ottava volta consecutiva la possibilità di vincere una coppa internazionale. Forse Guttmann aveva ragione e, in questo caso, le Aquile dovranno piangere ancora a lungo. Merito alla squadra spagnola che, partendo dal secondo turno di qualificazione, è arrivata fino in fondo dando prova del proprio valore e della propria forza.

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