«stando ai documenti, l'idea del progetto [europeo] è nata dalle conversazioni intercorse a Mosca fra i leader della sinistra europea verso la metà degli anni Ottanta. Prima di allora, sia Mosca sia la sinistra europea erano contrarie all'integrazione europea: Mosca la interpretava come un progetto indirizzato contro di lei, la sinistra come un complotto ordito dai capitalisti contro il proletariato[...]. L'atteggiamento cambiò, appunto, verso la metà degli anni Ottanta, quando i dirigenti sovietici si resero conto che il sistema sovietico vacillava, e la sinistra europea temeva i cambiamenti che si stavano verificando [...]. I leader occidentali di sinistra dicevano a Gorbaciov che il crollo del socialismo a Oriente avrebbe provocato la crisi dell'idea socialista in Occidente; se invece avessero lavorato insieme, avrebbero potuto assumere il controllo del progetto europeo e trasformarlo radicalmente, facendo converge i due sistemi, con un ammorbidimento del regime a Est e con il passaggio da un regime politico socialdemocratico a uno più spiccatamente socialista a Ovest». La "casa comune europea" vagheggiata per l'appunto da Gorbaciov, destinata ad estendersi dall'Atlantico agli Urali. Difatti, prosegue Bukovskij, «il primo a recarsi a Mosca fu comunista italiano Alessandro Natta, seguito dai socialdemocratici tedeschi. Dalla trascrizione dei colloqui appare chiara una cospirazione fra il Cremlino e i leader della sinistra europea, interessati entrambi a salvarsi politicamente la pelle. Gorbaciov lanciò lo slogan della "casa comune europea" e in Occidente si pianificò la trasformazione dell'area di libero scambio in uno stato federale».Con Putin le relazioni sono diventate più intense e la costruzione di gasdotti proprio nelle Repubbliche Baltiche ha permesso alla Russia "una nuova invasione" con il tacito consenso dell'Europa. Bukovskij afferma, inoltre, che l'Ue, volendo costituire un'unico sovrastato, acquisirebbe le stesse caratteristiche dell'Urss: tutti gli stati membri perderebbero la loro sovranità nazionale.
Ecco, dunque, la mutazione dal Mercato Comune Europeo al superstato dell'Unione Europea, un progetto deciso nelle alte sfere, fatto proprio dalle varie dirigenze europee e imposto prima mediaticamente e poi nei fatti a un'opinione pubblica tutt'altro che naturalmente propensa all'idea. In un'altra occasione, nel gennaio 1989, racconta sempre Bukovskij, Gorbaciov ricevette una delegazione trilaterale americano-giapponese-francese, presenti Henry Kissinger, l'ex premier nipponico Yashuiro Nakasone e l'ex presidente francese Valery Giscard d'Estaing: fu proprio quest'ultimo ad affermare, nell'occasione, che l'Europa sarebbe diventata un organismo statale unitario, uno stato federale, comprendente anche gli stati ex satelliti dell'Urss. «Non disse - spiega Bukovskij - "forse diventerà", disse categoricamente "diventerà". [...] Leggendo il documento io e Pavel ci siamo messi a riflettere: nel 1989 nessuno sapeva nulla dell'integrazione allargata, dei futuri Tratti di Maastricht, di Amsterdam e di Nizza. Ma Giscard d'Estaing mostra di sapere con esattezza che nel giro di dieci, quindici anni, l'Unione Europea si sarebbe costituita, e senza che nessuno ci avesse interpellati, senza referendum di sorta. Ed ecco che a distanza di quindici anni troviamo Giscard d'Estaing a presiedere la commissione per la stesura della Costituzione Europea» [Fonte: Unione europe...sovietica].
Insomma, uno scenario non proprio roseo per noi europei. Staremo a vedere cosa ci riserverà il futuro. A questo punto sarebbe interessante sapere qual'è il ruolo odierno di quei nuovi partiti naziolisti di cui, in questo periodo, è piene l'Europa. Saranno i nostri salvatori?