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Da Lanterna
Non preferirei mai la mia prima volta all'ultima in cui ho fatto sesso. Anche se la prima volta ero più giovane, più leggera e probabilmente più depilata. Non scambierei mai una passeggiata di oggi con il replay dei primi passi dei miei figli. Non vorrei mai indietro il giorno del mio matrimonio, se in cambio dovessi dare una qualsiasi domenica del 2011. Il giorno più bello della mia vita? Forse quel giorno perfetto in cui ho portato Amelia all'Acquario di Genova per la prima volta, inconsapevole di avere già Ettore nella pancia. Oppure quel giorno in cui eravamo soli a Levanto, io e i bambini, e per pranzo abbiamo mangiato il gelato davanti a Cacciatori di Draghi. Non amo le convenzioni. Tutti dicono di non amarle, per carità. Però non tollero che un giorno sia più bello di un altro solo perché altri hanno stabilito che deve essere così. Penso che le feste possano essere occasioni di felicità, perché ci si ritrova insieme a gente a cui si vuole bene. Penso che un matrimonio possa essere una bella festa o una sfacchinata. Penso che un parto possa essere l'inizio di una storia d'amore, ma non necessariamente. Certo, partorire dà più soddisfazioni che levare un dente, ma non deve essere per forza un evento mitizzato. Certo, la partoriente si deve trovare bene e a suo agio, ma non è la stessa cosa per una persona che va a fare un esame doloroso o una ceretta? Forse il motivo per cui le donne sono culturalmente così legate ai loro parti è il fatto che, per molto tempo, partorire era l'unica cosa avventurosa nella vita di una donna. Gli uomini avevano il servizio militare, noi il parto. Ora però gli uomini hanno smesso di fare grandi racconti sul periodo della loro leva. Non sarà il caso di smettere anche noi donne?

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