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Fear of the Fart: piccolo manuale per sopravvivere all’Hellfest

Creato il 27 giugno 2014 da Cicciorusso

20140620_135437Il ritorno alla realtà dopo un’esperienza del genere è una cosa davvero brutale. Da quando sono tornato, mi sveglio la mattina senza hangover, sono pulito e non avverto puzza di stallatico intorno a me e tutto questo mi rende molto triste. Il maso alpino che era diventata la nostra casetta di Nantes è un luogo lontano lontano e oggi, oltre a molti bei ricordi, mi resta una schiena a pezzi, un ginocchio dolorante che avrò sbattuto chissà dove e chissà quando, un taglio su un fianco e un braccialetto che non vorrei togliere ma devo farlo per forza e una serie di scene assurde che faticherò a dimenticare finché campo. Se c’eravate sapete di che sto parlando, se non c’eravate siateci l’anno prossimo; fate pure i debiti, perché costa molto, ma siateci. Dunque, dopo il live report, al fine di facilitare l’organizzazione del vostro Hellfest 2015 (a proposito, sarà la decima edizione quindi a maggior ragione bisognerà presenziare in massa), approfitto di questo spazio per darvi i miei umili, ma spero utili, consigli per arrivare pronti all’Hellfest e sopravvivere ad esso.

Capitolo 1: arrivare pronti all’Hellfest.

I biglietti: dovrete avere le idee ben chiare da subito su cosa fare della vostra vita perché quando usciranno i biglietti sarete costretti a comprarli immediatamente online (un rapido sold-out rappresenta un rischio reale); a noi sono costati 190 eurazzi per i tre giorni e pur essendo i migliori soldi mai spesi in vita mia restano davvero tanti, quindi iniziate a bere una birra in meno al pub o a farvi una siringa di marijuana in meno e a mettere via quei dindini per acquistare il biglietto con maggiore serenità e senza il rischio di un tracollo nervoso, non appena questo sarà disponibile sul sito che (neanche ve lo sto a dire) dovrete mettere immediatamente tra i preferiti e consultare con regolarità, manco fosse l’Oracolo di Delfi.

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perché vi aspetta questo

L’alloggio: qui il discorso è più articolato perché davanti avete molte opzioni diverse, tutte valide e percorribili con successo ma che dipendono fondamentalmente dal vostro grado di adattamento (o precedente esperienza di grossi festival) e tolleranza al degrado umano, nonché dallo spessore del portafoglio. Tra le soluzioni che contemplavano campeggio, camper e hotel, noi, che siamo vecchi e imborghesiti, abbiamo optato per il residence. Come saprete, l’evento si svolge a Clisson che è un delizioso buco di culo di 7.000 anime totalmente votato alla tolleranza e all’accoglienza dei puzzosi metallari. Se vorrete dormire lì avrete tra i pro il fatto di poter fare a meno della macchina (se sarete disposti a farvi lunghe camminate all’andata e al ritorno dal festival o se vorrete sperare nel servizio navetta), eliminando così un importante capitolo di spesa. Il paese è proprio piccolo quindi non esagero se vi dico di prenotare subito, non fra due o tre giorni, ma subito, anche se non sono ancora uscite le date. Il nostro residence stava fuori Nantes in un posto ben collegato con tutto e a mezz’ora dall’Hellfest. Non vi diremo come si chiama neanche sotto tortura ma ce ne sono tanti di quel tipo e si può prenotare con relativa calma (fosse stato più vicino ancora sarebbe stato meglio, ovviamente). Tra i pro, il fatto che costano poco se si è in gruppo, sono comodissimi e ci sono pure gli asciugamani e il wireless (come nel nostro), se vi va di culo c’è la piscina (portatevi il costume comunque così potrete tuffarvi nella Loira dal ponte di Clisson) e potete fare tutto, dico tutto, il casino che volete a qualsiasi ora del giorno e della notte (basta poi lasciare le cose come le avete trovate). L’avere un giardino privato e una cucina a disposizione ci ha permesso di esprimere al meglio la nostra italianità paesana. La prossima volta mi porto pure le soppressate e la scanata di pane. Fate una bella spesa per colazione, pranzo e spaghettata delle 3:00 di mattina, e vai col tango (mi raccomando di portarvi un piccolo stereo da casa, per noi ci ha pensato Mighi, per sempre la tua anima guarderà verso Nord). L’aspetto negativo, diciamo l’unico, è che si doveva fare i turni di astinenza relativa dall’alcol per tornare vivi a casa, il che è molto fastidioso; ma qui si sfora nel capitolo trasporti.

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decisamente non era il mio giorno di “astinenza relativa”

I trasporti: quindi, più gente guida meglio è (se invece vi troverete nell’ottima compagnia di persone del calibro di Ciccio Russo e Roberto Bargone, che a trent’anni inoltrati non hanno ancora la patente, beh, la faccenda si complica ma potrete comunque sfruttarla a vostro vantaggio quando ci sarà da cucinare e pulire i piatti). Gli sbirri ci sono ma girano più per garantire un minimo di sicurezza agli abitanti locali che per infierire su noi ubriaconi (infatti non abbiamo visto né blocchi né controlli alle macchine), quindi c’è molta tolleranza, come auspicabile; però abbiamo visto uno con una Passat accasciarsi contro un palo proprio davanti a noi. Se non vorrete rischiarvela lo stesso, potrete fare affidamento sul servizio navetta. Personalmente non l’ho manco preso in considerazione e le lunghe file di persone in attesa alla rotonda dei collassati mi ha dato ragione. Se prenderete l’auto, ricordate di portare un navigatore da casa (ormai lo hanno tutti), strumento indispensabile per quando sarete sopraffatti dalla stanchezza o da tutto il resto; vi risparmierete una spesa molto fastidiosa. Noi non ci avevamo pensato e abbiamo rosicato (però quello che abbiamo noleggiato ci dava indicazioni in italiano ma con la sensuale voce di una donna dall’accento francese, tanta roba insomma). Ho visto alcune auto coi finestrini sfondati, quindi resta personalissima la scelta del tipo di copertura assicurativa da prendere ma, regola base, il rischio di danni è direttamente proporzionale alla vicinanza del vostro parcheggio al festival. Noi abbiamo trovato un posto discretamente vicino e sempre libero a qualsiasi ora del giorno e della notte (anche questo non vi diremo dov’è neanche sotto le peggiori torture) che solo un italiano avrebbe saputo identificare. Per voi che abitate nelle metropoli non dico che sia uno scherzo parcheggiare, ma quasi, e consiglio comunque di fare sempre affidamento sulla nostra proverbiale capacità di adattamento evitando di parcheggiare a tre chilometri come fanno tutti gli altri. La mattina del venerdì abbiamo trovato lunghe file per entrare in paese (meno lunghe di quelle che sperimentiamo ogni giorno sul GRA) poi niente più (ma gli altri giorni ce la siamo presa più comoda arrivando a pomeriggio inoltrato). Evitate i taxi come la peste bubbonica perché i tassametri corrono a velocità preoccupanti: venti minuti di taxi notturno ci sono costati 60 maledetti eurazzi e non riuscivamo a distogliere lo sguardo da quei numeretti impazziti (li mortacci loro). In generale gli autobus e i tram di Nantes funzionano benissimo, costano poco e ci vogliono (da sobri) non più di due minuti per capire come funziona il tutto. Abbiamo conosciuto dei ragazzi che venivano direttamente da Parigi con l’auto a noleggio; certo, è un’opzione da considerare, ma, sebbene i voli su Parigi costino poco, spenderete quanto risparmiato in carburante, tempo sprecato (è una bella striscia) e rotture di palle. Conviene, secondo me, prendere i voli diretti su Nantes (anche qui da acquistare con largo anticipo) che costano il doppio ma riducono le scocciature al minimo sindacale. Se poi avete molto tempo a disposizione e volete fare la mattata di partire direttamente dall’Italia con la vostra macchina, siete dei veri Manowar e avete tutto il mio rispetto, ma è veramente una botta e non so quanto andrete realmente a risparmiare tra benza e pedaggi.

Capitolo 2: sopravvivere ad esso.

Liquidi, solidi e altre sostanze: l’Hellfest è il paese dei balocchi. Se il terzo giorno avessi iniziato a ragliare,non mi sarei stupito più di tanto. In attesa che spuntino le orecchie lunghe anche a voi, sappiate che tutto è preordinato a corrompere il vostro fisico e la vostra anima. Cominciamo dai liquidi. Bere è facilissimo, basta cambiare i soldi (contante o bancomat) alla Tokens Bank (ce ne sono varie sparse e facilmente individuabili dalle file, lunghe ma veloci) dove al cambio di un euro vi daranno un gettone di plastica, divisibile in due metà, col quale potrete acquistare birra di scadente (ma non pessima) qualità a prezzi modici. I bar sono OVUNQUE. Il primo bicchiere (i bicchieri sono disponibili in tre dimensioni il più ambito dei quali, che contiene 56 cl e ha un pratico manico, non l’ho trovato in giro e mi sono limitato a rubarlo al volo a uno che mi correva davanti) si paga poco di più e poi, se non ve lo siete perso, ve lo fate riempire (o ve lo cambiano) e costa un poco di meno. Le malattie? Assicurate. Non potete introdurre lattine e bottiglie da fuori ma portatevi, come è d’uopo, dei tappi in più. È importante assumere molta acqua… No aspetta, adesso sto parlando come mia madre, mi correggo: è importante assumere molta birra per evitare la disidratazione. Si trova anche un bar dove distribuiscono il vino (quella parte della Loira è famosa per il Muscadet) ma ho evitato sia di mischiare roba che di avvelenarmi con sbobbe di pessima qualità. Il Muscadet deve invecchiare per essere davvero buono e sul vino sono molto schizzinoso. Dipende dai palati. La politica generale del meglio non mischiare ha pagato e nessuno (o quasi) di noi ha collassato.

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Quando piove immagino debba essere un vero inferno ma noi abbiamo trovato bel tempo sempre. Caldo non afoso ma con un sole che spaccava. La crema solare sarà poco true ma servirà allo scopo, soprattutto se siete gente di pura razza ariana come il nostro winterdemon Miscel Romanì. Se siete degli sportivi, stare in piedi per dodici ore al giorno vi sembrerà un’impresa dura ma tutto sommato affrontabile; se siete, invece, dei molluschi debosciati, saranno cazzi vostri e prima o poi vi sbracherete da qualche parte a farvi calpestare dal coglione di turno. Si consiglia preparazione atletica o, in alternativa, prendersela con molta calma e sedersi sovente (la bill è serratissima, farete mille strategie per rispettarne la metà e comunque vi troverete a rimbalzare come un flipper da un palco all’altro e vagherete spesso a vanvera, tipo zombi). Rispetto ai solidi, che dire, quelli che produrrete la mattina (meglio presso il vostro alloggio che nei bagni chimici del campo) avranno più o meno lo stesso aspetto di quelli che avrete mangiato il giorno prima, mantenendo inalterato il gusto, peraltro. Il cibo può (direi anche deve) essere introdotto. Fatelo perché quello che mangerete lì (che pagherete in contanti, non coi gettoni, e pagherete caro) vi perseguiterà per il resto della giornata e negli anni a venire a causa della zella. Vi racconto questa: domenica, finiti i Turbonegro, cerchiamo disperatamente qualcosa per riempire lo stomaco, ben consapevoli che avremmo trovato solo merda; andiamo dal Corso, l’ultima spiaggia, ovvero uno stand orribile gestito da un vecchio antipatico e stupido, sito subito fuori dall’Hellfest. Ora, questo tizio è stato capace di servirci delle patatine bollenti, crude ed oleose fino all’inverosimile, arraffandole a mani nude da un altro contenitore, anch’esso lurido e oleoso fino all’inverosimile; la cosa che non dimenticherò mai è che al pollice aveva una grossa fasciatura sporca di sangue, pus, olio di frittura e non so quale altra schifezza immonda, che non lo inibiva però dal prendere le salsicce corse a mazzi e sbatterle su una griglia nera di grasso bruciato o di tirarti la baguette praticamente in faccia. Se non sono morto quella sera stessa penso che morirò presto. Maledetto buzzurro di un corso, che tu debba spendere in medicine tutti i soldi che hai guadagnato in questi tre giorni sulla nostra pelle. Comunque a Clisson paese, con soli venti euro, ho inaspettatamente mangiato petto d’oca con foie gras di gran lusso e formaggi puzzoni francesi, quindi le alternative ci sono. In generale, consiglio di avere sempre a portata di mano un medicinale contro i bruciori di stomaco, il mal di testa (ti danno pure i tappi per le orecchie, se vuoi, e la cosa, pur non essendo affatto metal, è tollerabile, dato che avrete SEMPRE di sottofondo una batteria sparata o un basso a tutto volume) e la cacarella, tutte cose che ti accadono in sequenza almeno una volta al giorno e che, se non adeguatamente premuniti, rischiano di farti perdere un gruppo. Come facciano le donne a superare indenni questi 3 giorni per me è un mistero, sia dal punto di vista dell’igiene (noi almeno abbiamo i vasconi dove si va a pisciare, tipo dei buoi diretti alla fonte, guardandosi dritti negli, ehm, occhi) sia della fatica fisica. Sesso debole un piffero. Le altre sostanze girano, si sentono nell’aria (soprattutto al Valley, il palco dove suonano i gruppi stoner) ma noi, che siamo dei bravi chierichetti, non ne abbiamo fatto uso, quindi non possiamo darvi maggiori informazioni in merito…

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ecco lo stile corso (maledetto, che tu possa andare a fuoco insieme al tuo buco schifoso)

La gente (puzza): questo è il paragrafo che preferisco. Le persone, forse anche più delle band che si esibiscono, rappresentano la vera anima di questo festival. C’è gente di ogni tipo: la ragazza più che grassotta che sfoggia un delizioso abitino da Minnie, il tizio vestito da Gesù Cristo, quello vestito da pene con tanto di uallera, il signore pelato che se ne va in giro serissimo con indosso solo un perizoma nero, i thrash metallers, i black metallers e i metallari finti alla Deafheaven col capello tirato a lucido e le scarpine fighette, il tizio vestito da pirata (l’anno prossimo tutti vestiti da pirati!), le ragazze russe che nel pogo ti sfondano i reni a calci, giovani troioni e vecchi troioni, le metallare belle e quelle brutte, i metallari fighi (tipo noi) e quelli brutti, quanti ne ho visti di metallari brutti, le persone simpatiche e gli stronzi (di solito francesi) e i collassati, moltissimi collassati, quelli che corrono completamente nudi nel boschetto e che salgono sui tavolini per fare l’elicottero col pisello. Piccola postilla sui francesi: alcuni sì, in effetti erano stronzi, ma la maggior parte è stata gentilissima con noi del tipo che molti ti davano il benvenuto in Francia, ti offrivano qualcosa o semplicemente si mostravano affabili, come a voler dire hey, non siamo mica tutti dei parigini figli di puttana. Si sente che questa gente ha voglia di comunicare con te solo che non sa come fare; noi italiani almeno due parole in inglese o francese le sappiamo azzeccare (e pure in Germania riusciamo a farci capire grazie ai Rammstein). I francesi di queste parti non conoscono neanche una sola parola in inglese però, allo stesso tempo, vorrebbero farsi capire. Eccezionale è stata la signora che guidava l’autobus alla quale abbiamo chiesto informazioni su una fermata; intuiva quello che le stessimo chiedendo ma non sapeva come risponderci e si è affannata facendo di tutto, tra gesti e versi, per riuscire nell’intento, non curandosi di aver bloccato il traffico. A differenza del maledetto corso, tu, cara autista di autobus che non sai l’inglese, che possa entrare nel Valhalla insieme a noi. C’era davvero un botto di gente, ce ne siamo accorti buttando uno sguardo dall’alto della pericolosissima ruota panoramica (facevano salire tutti e tutti erano sbronzissimi, infatti è solo grazie a un miracolo degli Dei del Metal che in tre giorni non è morto nessuno). Data la quantità di birra ingurgitata e la pessima qualità del cibo, la gente che ti sta davanti nella calca non fa altro che scorreggiare per tutto il tempo; è una cosa straziante perché, tra i turbini di polvere alzati dagli scalmanati nel pit e il gas sprigionato dai culi della gente, diventa obbligatorio munirsi di bandana da mettersi davanti a naso e bocca, e io non ce l’avevo. Per non parlare poi di quelli che se la fanno addosso, tipo il tizio che agli Iron Maiden si è cacato nei pantaloni. In generale, abbiamo visto un pubblico competente, un po’ stordito dai bagordi ma anche freddino in certe occasioni; se ne è accorto pure Ozzy che ha cercato in tutti i modi di ravvivare un uditorio devastato da tre giorni di follia totale. Apparentemente morti, zombificati, con un volto che non riflette nessuno stato d’animo, ma felici dentro come non mai. L’Hellfest è davvero il paese dei balocchi, la realizzazione dei sogni di ogni metallaro del mondo (Charles).

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W la gente dell’Hellfest!

E per una volta tanto, vive la France!

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