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Foto / Industria 02 – Bologna, 17-10-2015 (seconda parte)

Creato il 21 ottobre 2015 da Maxscorda @MaxScorda

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Foto Industria II - Lachapelle
David LaChapelle
Indubbiamente e’ il nome che piu’ colpisce della biennale, quantomeno perche’ non te lo aspetti.
Da quanto racconta il curatore Francois Hebel. nemmeno LaChapelle credeva di finire in un contesto di foto industriale, ha snobbato percio’ l’evento e solo quando il suo manager ha visitato i nuovissimi spazi della Pinacoteca Nazionale, si e’ reso conto di che gran bell’ambiente fosse. Ad ogni modo resta la domanda: che ci sta a fare un fotografo glamour come lui? Semplice, attraverso la meticolosa costruzione di impianti petroliferi in miniatura, usando materiale quotidiano quando non di scarto e fotografando i modelli in ambienti naturali, illuminati pero’ dalle tinte sature e traslucide che contraddistinguono la sua cifra stilistica. Divertente, straniante, impatto forte e sorprendente, godibile dalla distanza e ravvicinato, grandi formati da esplorare alla ricerca di oggetti comuni nell’inganno delle scale e proporzioni. Stampa di altissima qualita’, la migliore digitale che abbia visto sino ad oggi. Foto industriale e LaChapelle, entrambi sotto un nuovo punto di vista.

Foto Industria II - Burtynsky
Edward Burtynsky
Di Burtynsky nessuna foto, solo diapositive e va bene se cio’ esalta il suo lavoro che si appoggia su grandi spazi e grandi ambienti. Immagini portentose, riprese dall’alto di natura contaminata o all’interno di montagne e cave dove l’uomo e’ intervenuto per sfruttare e piegare, anzi piagare l’ambiente.
Non mancano impianti giganteschi, strade e discariche, macrovisioni che in qualche modo raccontano una storia piu’ complessa di cio’ che il semplice messaggio ecologista vorrebbe proporre.
Cio’ che Burtynsky ritrae e’ la nuova carne della Terra, qualcosa alla quale dovremmo abituarci, non senza preoccupazione o rabbia o volonta’ d’intervenire ma nel contempo serve la consapevolezza dello stato delle cose e comunque fare i conti con una nuova estetica che tolti i risvolti etici, e’ indubbiamente affascinante.
In qualche modo il suo occhio si sottrae al giudizio ma sappiamo bene che non e’ cosi’ e che prima o dopo serve fare i conti col nostro operato, dove siamo e dove si andra’ a finire.
Percio’ Burtynsky si puo’ leggere sotto diverse angolazioni, denuncia o rappresentazione, allarme o meraviglia, comunque fa riflettere, suscita sensazioni perche’ la tensione che si crea e’ altissima.
Di politica ne dobbiamo ingoiare gia’ abbastanza, mi piace percio’ la pura estetica ed e’ grandiosa.

Foto Industria II - Ryan
Kathy Ryan
Lavorando con la fotografia da 30 anni per il New York Times, qualcosa la Ryan deve aver pur capito, percio’ le sue foto, prima postate su Instagram, poi raccolte in un bel volume presentato da Renzo Piano, hanno molto piu’ del mestiere improvvisato del principiante. Il mondo del lavoro e chi lo frequenta, persone e mobili, oggetti d’uso comune sono tutti protagonisti nel grande teatro degli uffici newyorkesi della redazione e in essi una regina su tutti: la luce. Ad un primo sguardo verrebbe da dire che e’ ben poca cosa ma in effetti c’e’ del buono, talvolta dell’ottimo in cio’ che la Ryan racconta, insomma e’ brava. Del resto ella non si pone come nuova rivoluzione, semmai propende per un less is more che in ambito fotografico invita a ricercare la bellezza nelle piccole cose, in cio’ che abbiamo davanti gli occhi quotidianamente e che se visto coi giusti occhi puo’ essere sublime. Ha ragione e in breve sfuma la voglia di sottovalutare cio’ che sembra facile quando in fondo se e’ vero che bastava guardare, lei lo ha fatto e noi no e cio’ le e’ di merito. Certo, gli splendidi interiors valgono da soli meta’ foto e New York fuori dalle finestre aiuta molto. Fotografia industriale? Coi suoi distinguo, si.

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