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G20: occasione sfumata. Il dialogo “ostaggio” della Siria

Creato il 08 settembre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Un G20 in cui il tema Siria monopolizza con prepotenza l’attenzione, rubando spazio ai temi in cartellone come il rilancio dell’economia e la regolazione dei paradisi fiscali, creando una divisione per blocchi dei paesi partecipanti. Un clima di gelo palpabile, a detta dei partecipanti, ha diviso i presidenti Obama e Putin, rispettivi portavoce delle linee favorevoli e contrarie all’intervento militare, evocando, specie alla luce dei numerosi episodi di contrasto degli ultimi anni, spettri da Guerra Fredda.

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Official White House Photo by Pete Souza

Il presidente americano ha chiuso il suo intervento ottenendo la firma di undici paesi su un documento che ha un valore dichiarativo sulle posizioni di ciascun paese, in cui si afferma la volontà di rispondere agli attacchi con armi chimiche, condannandoli e attribuendoli in maniera sommaria e unilaterale al regime di Assad, prima del verdetto finale dell’Onu. Al fianco di Obama, su tutti, si schierano Inghilterra, Australia, Canada, Francia, Spagna, Korea del Sud, Turchia e Giappone. Al presidente del consiglio Enrico Letta spetta il compito di fare l’equilibrista e il mediatore anche fuori casa, appoggiando la linea americana ma chiarendo che l’Italia non può contribuire militarmente se prima non giunge conferma dalle Nazioni Unite.

Dal lato opposto è stato il padrone di casa e presidente russo Vladimir Putin a fare il portabandiera di chi non ci sta. Assieme a lui fanno fronte unito tutti i paesi con economie emergenti (Cina, India, Brasile e Sud Africa), non mancando dichiarazioni nette da parte dei loro rappresentanti. Secondo il presidente sudafricano Jaco Zuma “non si può rimanere in silenzio mentre un paese viene ridotto in cenere dalle bombe sotto i nostri occhi”. Una tesi che si scontra direttamente sul piano teorico con quella americana, secondo cui “bisogna intervenire perchè non si può restare a guardare”. Anche il presidente dell’African National Congress ribadisce che “solo l’autorità delle Nazioni Unite può autorizzare l’intervento militare in ogni nazione”, affermando che il mondo deve essere guidato da un collettivo anzichè da singoli.

La Germania invece si tira fuori dalla questione con svizzera neutralità a causa delle elezioni imminenti, in cui una presa di posizione sbagliata potrebbe inquinare la campagna elettorale sostando l’attenzione dai programmi per l’interno che sembrano fare da padroni nei discorsi dei candidati.


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