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Gay ipersensibili!

Da Alby87

Mi è stato detto che quando parlo di omosessualità mi trasformo, nel senso che adotto uno stile di discussione sensibilmente diverso rispetto al solito.
Devo confermarlo. Chiariamo, non mi snaturo, sono sempre una persona molto razionale e con uno stile preciso di argomentazione cui non vengo mai meno. Ma rileggendo quello che scrivo sull’omosessualità sento un afflato diverso, più passionale, e perfino possiamo dire più “intollerante” (virgolette d’obbligo: credo che ogni sopportazione abbia dei limiti, e perdere la pazienza in certi casi non è intolleranza, ma un dovere verso se stessi).
Io mi infervoro molto in qualsiasi dibattito, anche quando il mio coinvolgimento personale è basso; qualcuno mi ha anche chiesto se non conoscessi persone che praticavano l’incesto, perché sembravo troppo infervorato anche a difendere la legittimità dell’incesto per non avere un coinvolgimento personale nella cosa.
No, non ho un coinvolgimento personale nell’incesto, come non ce l’ho contro il grillismo, semplicemente io dibatto sempre con ardore quando credo di avere ragione.
Ma se si parla di omosessualità, ammetto senza difficoltà, le emozioni evocate sono più forti. Non è solo che sto difendendo una verità di intelletto e da bravo INTJ mi infervoro sulle dispute intellettuali. Su quell’argomento, veramente mi incazzo, si toccano corde profonde.

Le ragioni? Credo che non molte persone siano in grado di arrivare a capirle fino in fondo fuori dalla comunità gay e talora anche dentro, ma ci si può sforzare: gli oppositori dei diritti LGBT, ma anche buona parte dei favorevoli, vivono inevitabilmente il dibattito come una cosa che non li riguarda o li riguarda poco, non gli cambia la vita. Per molti è una questione almeno in parte ancora ideologica, tipo destra VS sinistra, con i diritti dei gay che sono di sinistra.
In effetti per uno di quegli pseudoscienziati o preti che dicono nelle interviste le peggio stronzate sui mali dello “omosessualismo” e del “gender”, quella non è altro che una discussione filosofica vissuta con un certo fervore. E’ un punto interamente astratto che “il matrimonio sia fra uomo e donna” o non lo sia, è una disputa intellettuale quella per cui essi allineano gli argomenti e sembrano infiammarsi tanto.
Ivece per noi gay… un momento, no, usiamo il pronome corretto; “noi” fa categoria, categoria fa politica, politica fa filosofia e via astraendo; nessuno pensa davvero alla persona che ha davanti quando sente dire “noi”, quindi… per me, me medesimo, l’omofobia, l’educazione alle differenze, i diritti civili LGBT non sono un’astratta questione filosofica.
Sono la mia vita.
Quando parlano de “gli omosessuali” in TV per me potete sostituirci il mio nome proprio per come la vivo… e perché non dovreste? Essendo io un omosessuale, se in TV parlano di omosessualità stanno parlando di me, precisamente di me e senza possibilità di equivoco, sono io. E sapete, quando si parla di me, di me come persona umana, tendo ad essere un pochino più sensibile rispetto a quando si parla di scienza o filosofia politica…

Ora, io l’ho vissuta sulla mia pelle l’omofobia della società, specialmente quella che si respira nelle scuole, e mi ha fatto male. Fa ancora male, in effetti, spero che un giorno smetta. Quando qualcuno dice che l’omofobia non è un problema, che non c’è bisogno di insegnare a bambini e genitori che gli orientamenti sessuali sono uguali, che l’educazione alle differenze è un male pericoloso da evitare eccetera, io non la vivo come quando qualcuno dice che la terra ha 5000 anni, non è la stessa cosa.
Quando qualcuno mi dice una cosa del genere mi sta insultando pesantemente, su un piano estremamente intimo e personale. E il fatto che questi tizi se la giochino tutta come un’astratta questione di filosofia politica, e pretendano sottilmente che lo faccia anche tu, fa doppiamente incazzare: andate in TV, scrivete i vostri articoli di giornale, i vostri libercoli spazzatura del cazzo, ve la divertite come se fosse un partita a scacchi per far vincere chissà quale squadra e far trionfare chissà quale inconsistente questione di principio, e vi state scordando il piccino piccino sebbene cruciale dettaglino che state parlando della mia vita.
E avanzano pure la pretesa che io mi mantenga freddo e distaccato, che tratti la cosa come un’altro dei tanti dibattiti su inconsistenti punti filosofici, che la prenda come un dibattito su evoluzionismo VS creazionismo; che alla fine chi vince vince tutto quello che rischio è un po’ di rodimento di fegato quando vedo la parte avversa che si incancrenisce nelle sue puttanate. Non è la stessa cosa!
E se non la prendo così distaccato e alla leggera sono un integralista, o una persona acida e sgarbata. “Questi gay, come sono dogmatici ipersensibili, mai disposti a mettere in discussione quello che dicono!”An attendee with rainbow-colored lips pauses during the annual gay pride parade in Sao Paulo June 10, 2012.

La verità, non mi frega niente delle loro stronzate sul creazionismo o sui parti verginali, ma della mia vita non devono permettersi di parlare, di decidere, di sindacare. Io rivendico il diritto ed il dovere di incazzarmi a morte su questo argomento, rivendico il diritto di incazzarmi sul piano personale quando vengo offeso.
Per questo posso mantenere rapporti civili con vegani, antivivisezionisti, creazionisti, grillini e lettori di Fabio Volo, anche se si tratta di quelli incalliti che non hanno nessuna intenzione di cambiare idea; sono differenze che posso sopportare, non mi cambiano (troppo) la vita. Ma mi rifiuto di mantenere rapporti con gente omofobica incallita, quello è il mio limite; come spiego nella pagina su di me, solo con gli omofobi io mi riservo di essere particolarmente intollerante e dal ban facile sul mio blog. Con gli omofobi senza speranza io non ci voglio avere a che fare, non li voglio intorno, non li voglio né vedere né udire né toccare né sentirne l’odore, non voglio sentire le loro elucubrazioni, non mi interessano le loro opinioni, non voglio sentire i loro sofismi, non voglio leggere quello scrivono, non voglio ascoltare quello che cantano, non voglio vedere quello che disegnano.
Purtroppo le molecole d’aria che respiriamo sono le stesse, quello non lo posso evitare, ma non esiste che “dai, alla fine siamo amici comunque anche nelle differenze“. Ah sì? Domani provo io a sabotare tutta la tua esistenza, e vediamo se restiamo ancora amici anche a ruoli invertiti “nelle differenze”! Vediamo se inizio a spalare merda su di te 24/7 come restiamo “amici nelle differenze”!

Amici si è e si può essere se c’è un’accettazione come sentimento di base. Attenzione, non una rassegnazione, un’accettazione piena dell’altro così com’è; non siamo costretti ad essere d’accordo con l’altro in tutto per averci un rapporto personale, umano; anzi, possiamo litigarci su tante cose, ma dobbiamo comunque accettare lui o lei come persona. Se l’altro non è legittimato come persona non può esserci nemmeno un rapporto umano civile. 

Credo che si debba capire il fatto fondamentale: come chiunque, io permetto a tutti di mettere in discussione le mie idee, e in questo sono più aperto di tanta, tanta altra gente, quasi di tutta, direi. Ma come chiunque altro, non permetto a nessuno di mettere in discussione me, e parlare di omofobia, diritti civili, educazione alle differenze, significa discutere di me, del mio vissuto. E io, signori miei, non sono un argomento di discussione per i vostri salotti, non sono un interessante soggetto teologico o antropologico su cui fare le vostre osservazioni sperimentali. Sono una persona, e non sono neanche cristiano, quindi non vi aspettate che porga l’altra guancia se mi schiaffeggiate.
Io non accetto di dovermi difendere dall’accusa di essere un potenziale pedofilo, o di essere un violento o un sessuomane o un “capriccioso” per citare l’ultima trovata di Orgia Meloni & co., perché in prima istanza nessuno ha il diritto di avanzare simili accuse verso di me, e dunque non sono minimamente tenuto neanche a considerare simili accuse. Dovrei portare prove scientifiche che sono una persona?! Argomentare il mio essere umano? Ma siete pazzi?! Non lo devo argomentare, è scritto nella Costituzione e nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, non e’ argomento da discutere, è assodato che io debba avere i vostri stessi diritti.

Bene, lettori, avete recepito il messaggio su come la vedo io? Vi siete un po’ non dico immedesimati, ma almeno avete un po’ immaginato come funziona? Avete un attimino incontrato il mio vissuto personale?
Se la risposta è sì, ora allargatelo a tutti gli LGBT “ipersensibili” che conoscete. Dovreste essere in grado di farlo senza per questo scordarvi che la “categoria” LGBT in realtà è composta da persone, da singoli volti e realtà umane e vissuti specifici proprio come il mio; hanno rivendicazioni comuni ma non per questo sono una specie di vago “corpo politico” o men che meno una “ideologia”. Siete di fronte ad una delle cose più lontane dall’ideologia che vi accadrà di vedere, è l’umanità che entra in politica quello che state vedendo e siete dei privilegiati secondo me: non si vede così spesso nella storia un insieme di vissuti umani diventare istanza politica, è la politica che supera l’ideologia facendosi puro progresso umano. Raro.
Se siete arrivati a vedere i volti nella folla, a quel punto dovreste aver capito che quando vedete gente che va in TV a discutere se l’omosessualità sia una cosa legittima e gli omosessuali siano meritevoli dei diritti civili di base, ciascuno di questi omosessuali sa che lì in TV viene messo in discussione il suo diritto a esistere. Non è una cazzata, non è un punto filosofico, non è un’ideologia, non stiamo parlando di tifo calcistico o dibattendo se è più bello Avatar o Titanic o se è più figo Keynes o Marx o von Hayek; stiamo parlando di esistenze umane. Non dovrebbero neanche essere messe in discussione, dovrebbe essere un punto al di là della discussione, figuriamoci farci i dibattiti in TV in prima serata da Bruno Vespa!

Se ancora non riuscite a vedere il punto, fate un esercizio che vi aiuterà: la prossima volta che vedete o leggete dibattiti di infima pseudofilosofia alla Adinolfi sull’argomento omosessualità, provate a immaginare che si stia parlando di voi. Non di omosessualità o eterosessualità o altre categorie, diciamo che Mr Adinolfi vi stia proprio citando con nome e cognome dicendo che il vostro è un amore di serie B, che non siete in grado di crescere i vostri figli, che non potete avere una famiglia, che bisogna garantire a tutti la sacrosanta libertà di insultarvi, di emarginarvi, di negarvi casa e lavoro, e via ciarlando con tutto il repertorio omofobico classico.
FFFFFATTO?
Adesso ditemi se di fronte ad uno che vi dice una cosa del genere, e non solo la dice ma agisce per realizzarla (cioè effettivamente si dà da fare per far sì che voi e i vostri figli siate considerati scarti della società) il vostri primo impulso è di intavolare un civile dibattito di filosofia politica con lui per difendere le vostre ragioni, o piuttosto non vi vengono impulsi ben più selvaggi.

Gay ipersensibili? Diciamo gay meno sensibili della norma, perché a furia di subire il trattamento Adinolfi 24/7 per tutti gli anni della propria vita la soglia di sopportazione si è molto alzata; reagiamo veramente troppo poco, troppo civilmente e in maniera troppo politicamente corretta ad attacchi ed offese che chiunque troverebbe vergognosi, inaccettabili ed incivili se li vedesse rivolti a se stesso.
Se non si capisce tutto questo si è impossibilitati a comprendere il movimento LGBT: non è un’ideologia, non è una visione del mondo, non esiste lo “omosessualismo” come lo chiamano gli omofobici; il termine in effetti essi lo hanno inventato proprio nel tentativo di neutralizzare la forza intrinseca ed originaria del movimento LGBT, che risiede nel suo essere un movimento umano, concreto, vissuto, non un’immagine teorica di come il mondo dovrebbe essere secondo qualche libro. Da qui tutte le sue contraddizioni, imperfezioni, liti interne e talora anche assurdità.
Il movimento LGBT non avrà mai papi o ideologi, perché è solo un gruppo di persone che si fanno avanti per dire “io ci sono e non mi puoi calpestare”. Questo è inevitabilmente chilometri al di là dell’ideologia, è su un piano diverso, va oltre i termini ordinari in cui si svolge il discorso politico… ed è anche la ragione per cui non lo si può arrestare, nei termini ordinari in cui si svolge il discorso politico.

E infine che ci rende alquanto ipersensibili.

Ossequi.



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