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Holmes e Sherlock: dalla carta alla BBC (Parte seconda)

Creato il 12 ottobre 2013 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

La BBC rilancia i personaggi di Doyle splendidamente.

Ciò che ha di sensazionale la serie “Sherlock” è che del materiale originale non cambia quasi nulla, se non il periodo storico.

Holmes e Sherlock: dalla carta alla BBC (Parte seconda)

Le storie vengono trasferite nella Londra contemporanea. Anche nella nostra epoca, Sherlock e John conservano in maniera eccezionale i tratti originali, tanto da deliziare i fan di vecchia data. Reagendo agli stimoli del ventunesimo secolo, Sherlock diventa un genio sregolato, perfino sociopatico, un’attention whore con alle spalle una famiglia evidentemente benestante, ma assente, e un fratello nel governo britannico. Nel frenetico contesto attuale, un ragazzo così dotato ed eventualmente trascurato – questo non si sa, ma considerata la sua necessità di attenzione sclerotizzata si tratta di un’ipotesi plausibile - sviluppa problematiche. Le persone che ha intorno non hanno tempo per lui e il suo genio suscita competizione e diffidenza. Sherlock è un uomo che esce dagli schemi sin troppo: o gli si è ostili o gli ci si affida ciecamente. Questo atteggiamento gli è utile (con tutti i dati a disposizione, risolve prima) ma non lo apprezza. Nemmeno John, in questo tessuto sociale, è il posato e maturo scrittore di cronache, colui che accetta paternamente le eccentricità dell’amico. John ci viene presentato con una sindrome di stress post-traumatico di ritorno dall’Afghanistan: insieme ai tempi è cambiata anche la guerra. John Watson esce segnato, soprattutto fisicamente. Ai tempi di Conan Doyle tutto era diverso: for Queen and Country, riprendi la tua vita, ti sistemi. A sua volta zoppo, Watson diventa la stampella di Holmes. In breve Sherlock non può più fare a meno di John, se lo trascina dietro come fosse di sua proprietà. In Sherlock non ritroviamo due persone sicure di se stesse, unite prima dalla curiosità e poi nel riconoscersi come anime affini. Non si tratta, questa volta, solo di ritrovarsi e vivere insieme avventure che uniscono. Diventa, giocoforza, anche un prendersi e curarsi a vicenda.

Holmes e Sherlock: dalla carta alla BBC (Parte seconda)

Portato ai giorni nostri, il rapporto si accentua in direzione romantica. Nella prima puntata della prima serie, John spalanca gli occhi davanti al metodo deduttivo di Sherlock. È fantastico, gli dice, stupefacente, brillante. Di solito la gente si infuria, ma John lo trova fantastico. Si ripropone l’atteggiamento che traspare nei romanzi: John Watson è puramente interessato a Sherlock Holmes. Vede i suoi difetti, ne viene irritato, ne viene intenerito, cerca di farlo ragionare. E continua a trovarlo fantastico. Si crea un legame dinamico, è quello di cui Sherlock aveva bisogno.
Non viene assecondato, preferisce che qualcuno lo sfidi, in modo che possa dimostrare di essere il migliore. Ma siamo lontani dall’Inghilterra vittoriana, non c’è più tanto fair play: non necessariamente una volta che si vince, viene riconosciuta la bravura. Per lo più, oggi gli sconfitti s’infuriano, perché Sherlock manca di tatto o perché non riescono ad accettare la superiorità di un altro nel proprio campo (è il caso di Sally Donovan). John invece non fa nessuna delle due cose: non lo asseconda mai e neanche gli perdona le sciocchezze. Al tempo stesso però gli riconosce il genio, la ragione, la correttezza delle deduzioni. Essere idolatrato e basta sarebbe deleterio per Sherlock, lo annoierebbe, laddove una sfida perpetua non lo porterebbe mai ad essere davvero apprezzato. Ci si domanda quanto Mycroft Holmes abbia tentato di capire suo fratello. Ma Mycroft è freddo, ancora più di Sherlock, e forse ragionando ha capito, ma non è riuscito a mettere in atto le intenzioni. John Watson, da parte sua, ha l’atteggiamento perfetto. E nemmeno si sforza. Non è facile individuare dove il peso si sposti da amicizia a qualcosa di più complicato, nella relazione di Sherlock e John. In primis, questi due personaggi sono grandi amici nei romanzi come nella serie televisiva. Non c’è niente di direttamente esplicito. Probabilmente, quando due persone come loro arrivano a condividere tanto, si avvicinano a quello che si direbbe una coppia in senso stretto. Con la modernità, con tutti i tabù che cadono, è più facile mettere una lente più attenta sulle cose. Nessuno (di gentiluomo, certo) insinuerebbe nulla su Holmes e Watson, ma il bachelorism era tipico di tante coppie gay. Oggi una convivenza del genere acquista sfumature più nette: a occhi smaliziati, Sherlock e John sono una coppia. Tanto che fa ridere, ma allo stesso tempo è significativo, che nella stessa serie televisiva tutti li prendano come tale. Come suggerisce la stessa Irene Adler – la magnifica Irene Adler della BBC, così diversa e così uguale alla sua controparte cartacea – ad esempio.

Si deve sempre dare ascolto a Irene Adler.

Scilla Bonfiglioli



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