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I campi rom sono qualcosa che esiste solo a Roma! Ghetti atroci e costosissimi. Ma ai rom piace o non piace starci?

Creato il 06 novembre 2014 da Romafaschifo
I campi rom sono qualcosa che esiste solo a Roma! Ghetti atroci e costosissimi. Ma ai rom piace o non piace starci?
Che i campi rom siano da superare, che la loro presenza violi qualsiasi legge e logica di buon senso, che siano dei posti criminogeni, che l'Europa ci sanzioni per la loro presenza, che siano posti dove è impossibile mantenere ordine e legge, che esistano ormai praticamente - in questa forma - soltanto a Roma lo sappiamo perfettamente.
Quello che, da perfetti ingenui in questo caso, non capiamo è perché i cittadini di etnia Rom, spesso a costo di vessazioni, guerre tra bande, scontri religiosi, continuino a starci? I campi esistono e non devono esistere, ma perché questi signori non li lasciano e non vanno a cercarsi, come facciamo tutti, una casetta in affitto, un monolocale in periferia o un appartamento in centro a seconda del reddito, del patrimonio e del potere d'acquisto? Non riusciamo a spiegarcelo: è come se - senza retorica ne polemica lo diciamo - ci si lamentasse di uno stato di segregazione ma si continuasse a viverlo pur avendo la possibilità di affrancarsene. Come mai stare in un lager quando si ha la possibilità di andarsene?
Una chiave di lettura ce la dà una cittadina intervistata in questo servizio del Tg La7. Un servizio girato nel campo La Barbuta (quel campo di cui non si può parlare pena essere mandati in coma da chi lo gestisce, ricordate?): la cittadina ad un certo punto dice qualcosa come "qui si sta bene perché non si paga la luce, non si paga il gas, non si paga niente". Ecco allora il motivo. Case gratis, utenze gratis.

L'unica precisazione da fare, a vantaggio di questa signora e di tutti gli altri, è che nulla è gratis. Se lei non paga i servizi che utilizza ci sarà qualcun altro a pagarli per lei. Segnatamente la città di Roma investe su questo tipo di accoglienza (senza neppure raggiungere il risultato di far star bene chi ne fruisce) qualcosa come 25 milioni di euro all'anno. Una buona parte finiscono nella gestione e nell'erogazione di servizi, un'altra parte come accade in questi casi finiscono nelle tasche sbagliate e negli interessi irripetibili di associazioni, onlus, ras dei campi. Una quantità di denaro semplicemente allucinante sottratta all'assistenza agli anziani, agli asili nido e ad altri servizi aperti invece a tutti, non solo a quella o a quell'altra etnia.

Inutile dire che solo a Roma girano queste quantità di denaro. Solo a Roma l'assistenza verso i disagiati si è trasformata in un pozzo di soldi dove molti attingono.

Cosa ci vuole a chiudere i campi (sono illegali sotto mille punti di vista?) e investire una parte di questi soldi nell'inclusione sociale di queste persone? Forse che con investimenti seri e visibili il pozzo di San Patrizio dei 25 milioni dal quale molti posso attingere non sarebbe più disponibile?

Il campo di Castel Romano ospita meno di 1000 persone. Costa ogni anno più di 5milioni di euro. Ne deriva che si spende per ogni famiglia (ipotizziamola composta da 4 persone) qualcosa come 20mila euro all'anno. Una cifra con la quale si affitta un eccellente appartamento in una zona signorile della città, altro che casetta, altro che baracca. Cosa c'è sotto quella che Repubblica ha chiamato la Campo Nomadi Spa? Chi è che ci guadagna così tanto a tal punto da bloccare una riforma che sarebbe semplice e immediata: chiusura, demolizione, sgombero dei campi e poi aiuti a chi ne ha realmente bisogno (case popolari e quant'altro).
Non c'è un solo ragionevole motivo per cui i contribuenti debbano pagare la bolletta della luce e del gas alla signora intervistata. Italiana, bosniaca, cattolica, mussulmana o svizzera che essa sia.

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