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I ♥ Telefilm "Halloween Edition": American Horror Story

Creato il 06 novembre 2012 da Mik_94
E' violento, oscuro, passionale, pericoloso. Sottilmente erotico, a tratti malato. E' un enigma che si rinnova ad ogni puntata. Spesso mi infastidisce, mi disgusta perfino. Sa essere eccessivo, sopra le righe, meschino, ma non sa farsi dire di no.Sì, American horror story è un'altra mia dipendenza segreta. Forse, la più torbida. Se non fossi il fanatico di telefilm quale sono, mi chiederei seriamente da quale insana fantasia sia nata questa serie che, dall'anno scorso, è campione di ascolti su Fox, con i suoi sporchi misteri e con la sua innata capacità di raggirare scaltramente la censura americana.Cercando informazioni su internet, uno sprovveduto spettatore si troverebbe davanti il nome di Ryan Murphy. Immagino lo shock. Si ci potrebbe aspettare il viso davvero poco raccomandabile di Marilyn Manson o uno sguardo folle a metà strada tra il Nicholson di Shining e Jack Lo Squartatore. Invece, eccoci davanti a un volto sorridente e tranquillo, con un cappello giallo canarino in testa e una biografia nel quale spicca il nome diGlee – una delle serie TV per famiglie più simpatiche, briose e colorate di sempre. Nonché una delle più amate dal sottoscritto.Come si può passare dalle hit del momento intonate da una classe di adolescenti incredibilmente talentuosi a un intreccio così disordinato e difficile da digerire? Misteri della vita, misteri di American Horror Story. L'unica serie in assoluto in cui i protagonisti non sono necessariamente brave persone e in cui i nostri eroi non sono quasi mai destinati al lieto fine. Nel guardare un horror, si hanno tutta una serie di certezze.Il protagonista vivrà per sempre felice e contento, i cattivi pagheranno terribilmente le loro colpe, ogni scena gore e ogni colpo di scena confluiranno in un finale che più positivo non si può. Sbagliato. Questo serial ribalta con assoluta cattiveria quelle che sono diventate le nostre sicurezze. Non è confortevole, né è raffinato come il patinato 666 Park AvenueE' scomodo, spigoloso, un brutto posto in cui trascorrere 40 minuti della nostra giornata. Eppure è uno degli appuntamenti settimanali che attendo con più ansia. E' uno dei rinnovi di stagione che ho aspettato con più curiosità. Ed è uno dei pochi a non avermi deluso. Sorprende continuamente, non conosce intoppi. E' un ingranaggio apparentemente cigolante e fatiscente, ma ha cardini ben oleati. Attori straordinari, un'inquietante colonna sonora e scenari variegati e sempre nuovi fanno il resto! La prima stagione seguiva le vicende della famiglia Harmon: un marito fedifrago, una moglie insoddisfatta, una figlia in preda ai mostri dell'adolescenza. Proponeva una storia già sentita, cliché già collaudati. Una casa stregata, possessione, fantasmi inquieti. Era riuscita, invece, a schiaffeggiarti con i tuoi stessi pregiudizi. Sexy, politicamente scorretta, mortale, mescolava passato e presente: mostri di cronaca e mostri leggendari. Nella seconda, partita appena qualche settimana fa, si respira un'aria del tutto nuova. Cambio di scenario, cambio di epoca. Gli anni '60, con i loro vestiti vintage, il loro fumoso fascino, le loro viscerali contraddizioni. Quando l'omosessualità era un crimine contro l'umanità, le relazioni tra bianchi e neri tabù, gli ospedali psichiatrici covo di torture e di indicibili sevizie. Meno legata al mondo metafisico, ma più verisimile, la seconda stagione è più terrorizzante della prima. Perché - tra apparizioni, alieni e oniriche visioni - si respira un' atroce aria di verità. Dalla solita coppietta di innamorati (costituita dalla Jenna Dewan di Step Up e dal tatuatissimo leader dei Maroon 5) che cercano brividi e forti emozioni in un ospedale abbandonato, si passa a un'accurata ricostruzione storica e al riconoscimento di alcuni volti che ci hanno accompagnato nella prima stagione. In ruoli completamente inediti, nel cast ricompaiono Jessica Lange e il giovane Evan Peters. Già personaggi di spicco nel primo, il loro evidente talento li ha resi protagonisti quasi assoluti della nuova stagione. La Lange – sempre affascinante e magnetica – sfoggia una gamma di espressioni talmente vasta che nessun chirurgo plastico potrebbe mai intaccare e una freddezza che la rende una delle cattive più complesse di sempre. Un villain con il velo da suora, eEvan, un paziente del manicomio ingiustamente accusato di aver fatto a pezzi la sua amata moglie. Precedentemente, aveva convinto tutti – e soprattutto le ragazze! (vero, Giulia?) - con un personaggio davvero tormentato e con una zazzera bionda alla Kurt Cobain. Ora, incredibilmente più maturo a solo un anno di distanza, riempie di rabbia, commozione e speranza. Vittima della giustizia, con ben poche speranze di riuscire in una fuga verso la libertà. Insieme ad altre vecchie conoscenze (Zachary Quinto, Lily Rabe...), Josheph Fienes (Luther, Killing me softly), Sarah Paulson (Capodanno a New York),Chloe Sevigny (American Psycho). Un monsignore con il pallino per gli esorcismi, una giornalista rinchiusa a causa della sua sete di verità, una donna volubile e fragile che si nasconde dietro al suo corpo statuario e alla voglia di soddisfare i bassi istinti altrui.La prima serie era una ghost story sulla falsa riga di Shining, quella attualmente in onda, invece, ha la grandezza e la disperazione che hanno contraddistinto Il miglio verde e Le ali della libertà, ma altresì il gusto macabro dell'Esorcista, Il quarto tipo e Bedlam.Nella prima, c'era un po' del noir di Ellroy (Dalia Nera). In questa, claustrofobiche riprese alla Saw – L'enigmista si alternano con vivi ricordi, giallo seppia e rosso sangue.Cosa si nasconderà nei prossimi episodi? Cosa – o chi – sono quelle creature che si nutrono di arti umani nel fitto del bosco? Ci sarà mai una via di fuga?Chi può dirlo. Sicuramente, noi spettatori non ne abbiamo nessuna, di via di fuga. Una sola occhiata e siamo già imprigionati.

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