Se non fossimo così impegnati a seguire la contigenza e a indignarci più per rappresentanza che per ideali davvero sentiti, l'hashtag di ieri su Twitter si sarebbe chiamato con il suo nome: #noparata2giugno. E non mi pare nemmeno tanto lungo da scrivere. Le parole hanno un significato dal quale non si può proprio prescindere perchè #no2giugno e #noparata2giugno sono due cose molto diverse. Ma si sa, la rete è il luogo di chi arriva primo sulla notizia, quindi proprio ciò che si voleva abolire è stato rimosso dalla parola chiave, quella che con il meccanismo di Twitter porta in alto le tendenze, notificando a tutti quali sono i temi caldi di cui dibatte il cosidetto "il popolo del web", definizione tanto cara ai giornalisti tv e non solo. Sull'onda emotiva nel giro di poche ore l'antimilitarismo legato alla parata è diventato l'ennesimo cavallo di battaglia della rivolta in rete. Fra qualche giorno, verrà soppiantato da qualche altro tema caldo, perchè in realtà i temi caldi servono alla rete per scriverne nella contingenza, poi come impone l'uso consolidato di questi anni, passato il 2 giugno tutto sarà dimenticato e ci sarà qualcos'altro contro sui strepitare nei social. Ogni rivendicazione nel web segue un ormai consolidato iter e anche la questione parata verrà tristemente abbandonata: fra un anno al massimo si ricorderanno solamente le popolazioni terremotate e i morti di ieri. Nessuno resterà fermo nell'impegno, salvo i pochi nella rete che se ne occupano già da tempo, di chiederne per sempre l'abolizione ribadendo, come in realtà è al di là delle spese per il terremoto, che la parata poco ha a che vedere con i principi che la festa della Repubblica intende celebrare. La convinzione che poi bastino un paio di link a destra e a manca per far cambiare le cose e per partecipare, be' l'ho già detto altre volte, è il sintomo di una nazione imbolsita e isterica, che strepita ogni volta urlando sempre di più, salvo dimenticarsi subito dopo perchè strepitava, come un bambino capriccioso che passa inviperito e annoiato da un giocattolo all'altro senza mai riuscire a impegnarsi veramente in qualcosa. Ecco forse anche in rete un piano delle cose che si dovrebbero cambiare e per il quale dovremmo mobilitarci per tutto l'anno è ora di cominciare a pensarlo. In un altro promemoria dovremmo segnare che le parole contano e che prima di agire vanno attentamente valutate.
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