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Il Bandolo- Manifesto culturale. Adriana Pedicini

Creato il 23 agosto 2014 da Signoradeifiltriblog @signoradeifiltr
Il Bandolo- Manifesto culturale.  Adriana Pedicini

MANIFESTO CULTURALE "IL BANDOLO" AL POLMONE PULSANTE

Il 28 maggio scorso, ore 19 e pochi spiccioli, presso il Polmone Pulsante (salita del Grillo 21, Roma), Franco Campegiani, Marco Mastrilli e Claudio Fiorentini, hanno dato vita al Manifesto "IL BANDOLO".
L'intenzione, con questa operazione, è di contrastare la "dispersione" che oggi caratterizza il sistema della promozione artistica.


La cronaca

Si è svolta una serata esplosiva al Polmone Pulsante; critici ed eruditi hanno dato vita a un dibattito folgorante e difficile. Dibattito di un un livello culturale veramente elevato. Si possono dichiarare veramente contenti gli audaci iniziatori di un manifesto artistico di tale portata; e soprattutto Claudio Fiorentini, Marco Mastrilli e Franco Campegiani per essere stati la fiamma che ha acceso la miccia; importante ora dare seguito ad un'opera di così alto profilo novativo che avrà senz'altro voce nella cultura artistica a venire, nella storia letteraria del secolo. I commenti più importanti sono venuti da Angelo Sagnelli, Michele Bianchi, Ettore Giaccaglia e da altri personaggi del panorama culturale attuale. Se da una parte Sagnelli si è soffermato sul fatto che a questo Manifesto manca qualcosa di fattivo, rimanendo quindi una dichiarazione di intenti, dall'altra parte Giaccaglia ha sposato interamente il contenuto, anche perché lui è a capo di una fondazione (Mecenate Italia) che lavora proprio nella direzione descritta. La discussione si è protratta per quasi tre ore. Ma gli argomenti erano di tale interesse che si sarebbe potuta prolungare ben oltre. Questa la confessione schietta di Claudio Fiorentini: "Insomma, credo di essere entrato nella gabbia dei leoni, senza aver studiato da domatore... la prossima volta reagirò con forza, usando il candore, che mi caratterizza". E quella di Franco Campegiani: "Il folto pubblico di addetti ai lavori (artisti, letterati e critici), molti dei quali membri della sezione romana del Circolo Culturale I.P.LA.C (Insieme per la Cultura), diffuso su scala nazionale, che in qualche modo ha costituito l'alveo in cui l'iniziativa è nata, ha incentrato la conversazione intorno al nucleo ideale che il manifesto intende portare avanti: quello dell'arte come "vocazione", idea destinata a creare una ferita profonda nell'odierno tessuto culturale dominato dall'idea diametralmente opposta dell'arte come puro e semplice professionismo. Non per denigrare il professionismo (ci mancherebbe altro!), ma per dire con forza che esso è ininfluente ai fini della creatività".

QUESTO IL DOCUMENTO CON I FIRMATARI

MANIFESTO CULTURALE

IL BANDOLO

L’arte nasce da un dialogo interiore per diventare pensiero in movimento che genera cambiamento. Noi prendiamo parte a questa dinamica diventando i consapevoli tessitori di una tela che sappia restituire dignità e libertà ad una cultura impantanata nel narcisismo, nella consorteria e nell’autocelebrazione.

Nostri valori sono il risveglio creativo, l’autenticità, il coinvolgimento e l’aggregazione, nel desiderio di infrangere le barriere e gli schemi che ingabbiano i circuiti culturali e artistici, ammorbati dall’arrivismo e da un erroneo concetto del professionismo culturale. L’arte è innanzitutto vocazione.

Nostro intento è sostenere e promuovere iniziative che diano nuovo vigore e slancio al lavoro creativo, facendo sviluppare le idee che sgorgano da ogni gesto culturale in una verità che sia lontana da qualsiasi mistificazione. Vogliamo coltivare un pensiero che faccia germogliare valori universali autentici nel fascinoso ma purtroppo arido mondo contemporaneo.

Dove l’arte si aggrega, c’è un messaggio di pace.

Oggi assistiamo al triste spettacolo della dispersione delle manifestazioni culturali e artistiche, a causa del narcisismo dell’artista e della malaugurata mentalità di curare il proprio orticello e di non arricchirsi del lavoro di squadra. Ciò di cui è carente la cultura contemporanea è il senso della Comunità, del vivere insieme, della partecipazione, a dispetto dell'estensione abnorme della comunicazione e dei suoi orizzonti.

Tutto si esplica a livello superficiale e questa dispersione limita la conoscenza. Più che divulgare il pensiero che fermenta tra di noi, si divulga il pensiero contenuto in prodotti commerciali. Raramente si divulga la nuova arte, che esiste, ma è neutralizzata da questo bieco sistema che crea sempre maggiore dispersione e non sostiene l'opera nel suo essere strumento di comunicazione.

E' facile neutralizzare l’arte: basta uno specchio per allodole! I mezzi di diffusione dell’arte difficilmente sono altro che ricettacoli di narcisismo, e troppo spesso gli spazi di diffusione sono riservati a chi paga più che a chi merita. È facile soddisfare l’ego, la voglia di emergere, di far sentire la propria voce. Per questo le opere di qualità nuotano in un pasticcio di mediocrità che le rende invisibili. Pagando si ottiene un servizio atto a soddisfare l'autore, e non un servizio di diffusione dell'opera artistica.

È difficile promuovere prodotti artistici, per farlo ci vuole coraggio. Gli operatori debbono proporre valori: il valore della scoperta, il valore della diffusione, il valore della cura del prodotto, il valore dell’incontro e il valore dell’aggregazione. Che sia un editore, un libraio, un salotto culturale, una galleria d’arte, un teatro, un premio letterario… tutto quello a cui noi artisti ci rivolgiamo deve proporre valore, non deve essere un semplice specchio di Narciso.

Il peggior nemico dell’artista è l’ego, e sarebbe ingenuo pensare che sostituire l'Io con il Noi possa essere sufficiente per raggiungere l'universalità, da non intendersi, questa, in senso meramente globalizzante ed estensivo. Superare l'individualismo è possibile riconoscendo e abbracciando il livello più profondo della soggettività. Un conto è l'Ego, un conto è il Sé.

Il mondo contemporaneo è devastato da un improprio ed arido concetto aggregativo che spinge a vivere con superficialità. L'omologazione è il sintomo dell'assenza di profondità. Bisogna tacitare pertanto quell'erronea propaganda che subdolamente spinge a fraintendere lo scavo interiore, la ricerca di se stessi, l'autoanalisi, etichettandola come intimismo, come esclusione dell'altro, come ripiegamento dell'ego su se stesso.

È fondamentale che l'individuo inizi a pensare a se stesso non più come a una monade, ma come a una comunità. L'arte è comunione, è scambio, è dialogo che avviene nel profondo. E' là che risiedono i valori universali, mentre si tende a confondere l'universale con il pubblico consenso. L'arte non parla a tutti, massificandoli, ma parla al cuore di ognuno. Non è un messaggio politico o pubblicitario, ma una rivelazione del senso, o di un senso, della vita. Essa si rivolge realmente all'altro, nella consapevolezza che l'altro è prima di tutto una dimensione coscienziale di sé.

Se la disgregazione è il risultato di un becero sistema che governa il mondo dell’arte, allora quantomeno bisogna cercare l’aggregazione, cercare la coesione, cercare di unire in uno, o vari bacini, i creativi che vogliono uscire dallo schema solito della divulgazione dell’arte e della cultura contemporanee. Il tutto nel tentativo di orientare i gusti di un pubblico sempre più vasto verso un prodotto culturale di maggiore qualità.

Con l’aggregazione, la condivisione, l’unione e lo scambio di opinioni, potremo dare all’arte la sua giusta dimensione e sopperire alle gravi mancanze di questo sistema. Il potere è come noi lo vogliamo, perché il danaro è al servizio della mente e non è vero il contrario. Sta dunque a noi - individualmente a ciascuno di noi - tentare di cambiare direzione, e gli spiriti creativi hanno in questo una grande responsabilità.

Le arti sono palestre di pensiero, laboratori di creatività, e come tali dobbiamo trattarle.

Art springs from an interior dialog to become thinking in motion that generates

change. We participate in these dynamics by becoming mindful weavers of a
web that will know how to restore dignity and freedom to a culture mired down
in narcissism, cliques and self celebration.
Our values are creative awakening, authenticity, involvement and
aggregation, with the desire to break down the barriers and the patterns
imprisoning culture and art circuits, fouled by social climbing and a mistaken
concept of cultural professionalism. Art is first and foremost vocation.
Our intent is to support and promote initiatives that will give new vigor and
momentum to the creative work, allowing the ideas that spring from every
cultural gesture to develop in a truth that is removed from any mystification.
We want to cultivate a thinking that will make authentic universal values
bloom in the fascinating but regretfully arid contemporary world.
Where art comes together, there’s a message of peace.
Today we witness the sad show of the scattering of cultural and artistic
events, due to the artist’s narcissism and the deplorable mindset of tending
one’s own garden and not enriching oneself by team work. What
contemporary culture lacks is sense of Community, of living together, of
participation, despite the abnormal extension of communication and its
horizons.
It all explicates on a superficial level, and this dispersion restricts knowledge.
Instead of spreading the thinking brewing among us, it’s the thinking
contained in commercial products that is divulged. The new art, which exists
but is neutralized by this grim system, which creates ever more scattering and
does not support the work in its being communication tool, is rarely divulged.
It’s easy to neutralize art: you can do it with a mirror for larks! The means to
propagate art are hardly more than receptacles for egotism, and much too
often the circulation is reserved for those who pay more, rather than to those
who deserve it. It is easy to satisfy the ego, the desire to come out on top, to
make one’s voice be heard. That is why quality artworks is often swimming in a sea of mediocrity that makes them invisible. By paying, can be obtained a
service suited to satisfy the author, not a service that will propagate artwork.
It is hard to promote artistic products: to do it, you need guts. Operators must
offer values: the value of discovery, the value of circulation, the value of the
care for the product, the value of the encounter and the value of coming
together. Whether it is a publisher, a bookseller, a cultural gathering, an art
gallery, a theater, a literary award … whatever us artists turn to must offer
value, it must not merely be a Narcissus mirror.
The artist’s worst enemy is the ego, and it would be gullible to think that
substituting I with Us suffices to reach universality, the latter not to be
understood in a purely globalizing and extensive sense. It is possible to
overcome individualism by recognizing and embracing the deepest level of
subjectivity. One thing is the Ego, another is the Self.
The contemporary world is devastated by an improper and arid grouping
concept that compels to live superficially. Uniformity is the symptom of
absence of depth. That erroneous propaganda which deviously pushes to
misinterpret the inner dig, the search for oneself, the self analysis, labeling it
as intimism, as exclusion of the other, as withdrawing of the ego in itself.
It is essential for the individual to start thinking no more as a monad, but as a
community. Art is communion, is exchange, is dialog that takes place deep
down. It is there, where universal values can be found, whilst we tend to
mistake universal with general consent. Art does not speak to all, turning
them into a mass, but to the heart of each one. It is not a political or
advertising message, but a revelation of the sense, or one of the senses, of
life. It truly addresses the other, with the awareness that the other is first of all
a consciencial dimension of the self.
If dispersion is the result of a boorish system ruling the world of art, then at
least we need to try to find aggregation, to find cohesion, to try and gather
into one or more basins, the creative individuals who want to exit the usual
contemporary art and culture circulation model. All of this in the attempt of
guiding an ever larger public towards a higher quality cultural product.
By coming together, sharing, uniting and exchanging opinions, we will be able
to give art its proper dimension and bridge the huge gaps of this system. The
Power is how we want it, because money is at the service of the mind,
whereas the contrary is not true. Is then up to us – individually, to each one of
us – to try to change direction, and creative souls, in this scenario, have a
huge responsibility.The arts are thinking training grounds, creativity laboratories, and we must
treat them as such.

Claudio Fiorentini
Franco Campegiani
Maria Rizzi
Nazario Pardini
Andrea Mariotti
Marco Mastrilli
Loredana D’Alfonso
Patrizio De Magistris
Valeria Bellobono
Pio Ciuffarella
Massimo Chiacchiararelli
Sandro Angelucci
Laila Scorcelletti
Ninnj Di Stefano Busà
Associazione Culturale Polmone Pulsante
Roberto Guerrini
Deborah Coron
Simona Simoncioli
Sonia Giovannetti
Roberto De Luca
Luca Giordano
Paolo Buzzacconi
Gabriella Di Francesco
Fabrizia Sgarra
Roberto Mestrone
Angiolina Bosco
Pasquale Balestriere
Umberto Cerio
Umberto Vicaretti
Francesco Dettori
Valentina Vinogradova
Claudine Jolliet
Andrea Marchetti
Mauro Montacchiesi
Patrizia Bruggi
Diego Romeo
Camilla Migliori
Alberto CanforaAngelo Sagnelli
Patrizia Stefanelli
Ester Cecere
Orsola Fortunato
Adriana Pedicini
Giovanna Repetto
Alfonso Angrisani
Concezio Salvi
Lorella Crivellaro
Maurizio Navarra
Aurora De Luca
Emilio Anselmi
Mario Prontera
Angelo Mancini
Gianpaolo Berto
Dario Puntuale
Umberto Messia
Roberto Nizzoli
Patrizia Poli
Maria Vittoria Masserotti
Michela Zanarella
Roberto Furcillo


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