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Il Delirio Visivo di Shinya Tsukamoto

Creato il 16 luglio 2011 da Alessandro Manzetti @amanzetti

Shinya Tsukamoto si avvicina al cinema a quattordici anni, con la sua 8mm con la quale realizza diversi cortometraggi, fino alla laurea in arti figurative. Non solo cinema, Tsukamoto cresce cercando di raccontare la propria visione delle immagini avvalendosi di diverse forme artistiche. Le sue prime esperienze più mature riguardano il teatro, con la fondazione di diverse compagnie, Yumemaru - Il circolo del sogno e poi Kaijû ShiatâIl teatro dei mostri Marini. Il panorama underground teatrale consente a Tsukamoto di sperimentare e occuparsi direttamente di tutte le fasi di lavorazione di un set. Torna alla produzione cinematografica nel 1986 con il mediometraggio L'Avventura del Ragazzo del Palo elettrico, in cui tornano alcuni temi dei primi cortometraggi e tutto il suo patrimonio visivo, i sobborghi delle metropoli giapponesi, i manga, i kaijû eiga (film di mostri giapponesi). Una miscela di horror, incubi high-tech e tecniche di montaggio estremamente originali
Ma è un anno dopo, con la realizzazione del suo primo lungometraggio a basso costo, Tetsuo, la storia di un essere umano che diventa un mostro di metallo, che Tsukamoto ottiene grande visibilità e successo internazionale. I temi del rapporto tra uomo e macchina, le mutazioni e metamorfosi, le tecniche e le prospettive inedite, la comunicazione del movimento, stupiscono e diventano presto dei classici del cinema cyberpunk. Con il suo approccio radicale Tsukamoto si afferma presto come uno dei registi più originali. I suoi incubi di sangue e di metallo rimarranno a lungo impressi nella mente degli spettatori.

I successivi lavori di Tsukamoto continuano l’esplorazione della psiche umana, dell’alienazione e della morte portando i suoi personaggi nei traumi più intensi. Nel 1992 torna al cinema indipendente con Tetsuo II: The Body Hammer per esplorare ancora più in profondità il legame ossessivo tra la metropoli disumanizzante e il corpo umano costretto a impensabili metamorfosi per adattarsi e sopravvivere. Parallela all'attività di regista c'è quella di attore, è il protagonista della maggior parte dei suoi lavori e collabora anche con molti protagonisti del panorama cinematografico tra cui Takashi Miike, Takashi Shimitzu e Suzuki Matsuo.
La formazione teatrale di Tsukamoto si manifesta nella gestualità e nelle espressioni degli attori, nelle intuizioni sonore, nei successivi lavori si delinea un marcato approfondimento psicologico dei personaggi, la memoria delle tecniche di animazione, il conflitto con la tecnologia come emblema del suo horror fantascientifico che eredita la passione per David Cronenberg, in Tokyo Fist del 1995 e Bullet Ballet del 1998, ancora in ambito indipendente, e poi nel 1999 in Gemini, tratto da un racconto del maestro dell'horror nipponico Edogawa Rampo e ambientato in epoca Meiji. La sua marca stilistica si completa con A Snake of June del 2001, premiato al Festival di Venezia con il premio della giuria, e Vital, Corvo d’argento al Festival Internazionale del cinema fantastico di Bruxelles. I temi dell’angoscia, dell’incubo si dilatano tra scenografie che sembrano sospese e una curatissima fotografia. Il futuro in Tsumakoto diviene sempre più in la fonte irrimediabile di orribili viscerali scenari.
Segue il claustrofobio mediometraggio Haze, poi una parentesi apparentemente più mainstream con il thriller onirico Nightmare Detective, presentato alla Festa del Cinema di Roma del 2006, seguito due anni più tardi da Nightmare Detective 2, con l'esaltazione delle componenti crude e allucinatorie già presentate. Tsukamoto torna al suo immaginario e ai deliri visivi nel 2009  realizzando il terzo capitolo della sua saga cyberpunk, Tetsuo 3, The Bullet Man, proiettato ancora una volta al Festival di Venezia nel 2009, probabilmente la sua creatura più riuscita, che lascia meravigliata la sala


 


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