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Il doppiopesismo di Napolitano smascherato nella firma dei decreti del Governo Monti

Creato il 29 gennaio 2012 da Iljester

Il doppiopesismo di Napolitano smascherato nella firma dei decreti del Governo Monti

Conosciamo tutti la filosofia della sinistra di palazzo e di potere: da una parte ci sono i buoni e dall’altra i cattivi. E non importa se troppo spesso i buoni sono i cattivi e viceversa. Quando la convenienza politica (e ideologica) esige il suo prezzo, che paghino pure gli italiani in termini economici e democratici. L’importante è che si raggiunga il risultato prefissato: demolire l’avversario politico, ridurlo al lumicino e contrabbandarlo come un incapace.

Così ecco che se Napolitano, fino a novembre scorso e in piena crisi finanziaria e politica, fu piuttosto schizzinoso quando si trattò di approvare i cosiddetti decreti omnibus del Governo Berlusconi (troppo eterogenei e certe riforme avrebbero dovuto richiedere l’esame del Parlamento; così sentenziò il Quirinale, che si rifiutò di approvare le urgenti misure richiesteci dall’Europa), non ha battuto ciglio quando quelle stesse ‘riforme’ sono state ripresentate nella sostanza e nella forma del decreto legge dal Governo Monti.

Perché? Se quelle misure, attraverso la decretazione d’urgenza, non andavano bene quando vennero presentate dal precedente governo, perché oggi invece vanno bene nonostante siano state introdotte attraverso il medesimo strumento, condannato in precedenza dal Quirinale? Cosa è cambiato rispetto ai giorni difficili di novembre, in cui si accusò il governo Berlusconi di essere persino l’unica causa infausta dello spread alle stelle e della crisi finanziaria mondiale? E badate, molte delle riforme di Monti, nonostante siano state approvate per decreto, entreranno in vigore soltanto nel 2013 (dove sta dunque l’urgenza?).

La risposta appare molto più semplice di quanto si possa pensare e può essere rinvenuta proprio nella stessa esistenza di un governo di centrodestra, che tentò — seppure maldestramente — di attuare quelle riforme di cui l’Italia ha tuttora serio bisogno. Intendiamoci, non parlo certo delle licenze dei tassisti o di qualche farmacia in più aperta la domenica, ma parlo di riforme serie e strutturali: i tagli alla spesa pubblica, la riforma della giustizia, l’abbassamento della pressione fiscale, la tutela della nostra identità nazionale e dei nostri prodotti, la valorizzazione del territorio, lo svecchiamento delle istituzioni universitarie, il federalismo e così via. Roba aliena e indigesta alla sinistra e ai poteri forti, che non vogliono e mai vorranno un’Italia moderna, quanto piuttosto un’Italia baronale, feudale, ancorata all’ideologia antifascista e dunque ottusa, ignorante e poco aperta alla modernità che non sia il riconoscimento dei matrimoni omo e degli embrioni al supermercato.

Ecco dunque il perché le stesse misure trasfuse in un decreto legge e firmato senza batter ciglio da Napolitano, quando vennero presentate dal Governo Berlusconi furono rispedite al mittente. Non era la loro forma a disturbare. Era la loro sostanza, che ben poteva risolvere i problemi della crisi finanziaria senza la necessità di piazzare al Governo i tecnici di Monti, il grimaldello attraverso il quale si vuole demolire il centrodestra e i suoi consensi per consegnare definitivamente il paese alla sinistra cattocomunista e ai vari potentati economici. Ed ecco perché il centrodestra deve svegliarsi. Deve farlo prima che sia troppo tardi. Deve staccare la spina, perché le tasse di Monti stanno mettendo in ginocchio la classe media, e cioè gli elettori di centrodestra che non hanno più punti politici di riferimento se non la Lega. Allo stato è meglio una salutare sconfitta che rimetta la palla al centro, anziché questo morir piano piano, soffocati dalla merda che ci è stata scaricata addosso dalla finanza mondiale…

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di Martino © 2012 Il Jester 


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