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Il lookologo

Creato il 24 maggio 2010 da Lindaluna

Notavo che quest’anno si portano delle scarpe orrende. Stivaletti mozzati sul davanti e con presa d’aria sul retro, arricchiti da frange, borchie, strass, monete e chissà… magari su richiesta anche i dentini da latte di tuo figlio.
Anche Eva Herzigova riesce ad essere equivoca con quella roba ai piedi. Comunque questo non è un blog fashion, quindi non mi addentrerò ulteriormente nell’argomento. Ma lo utilizzerò per introdurre l’ex-emplare di oggi: il personal looker o, come ho letto su un pessimo settimanale, lookologo. In pratica quello che decide come si deve conciare una donna.
Se penso che alcune star del cinema pagano questi soggetti per sembrare delle battone turche, mi viene da ridere. Ma le star sono star. Il dramma è quando una donna normale si mette con un lookologo. Sarà pure gratuito, ma è meno facile licenziarlo. Tornando agli stivaletti mutilati, l’altro giorno ho visto una ragazza che ne indossava un modello in pelle nera tutta traforata, in abbinamento a leggings in ecopelle, camicione a scacchi, cinturone e fisico da barattatolo di Nutella, quello da mezzo chilo. Premesso che per me ognuno è libero di indossare ciò che vuole se la cosa lo mette a proprio agio, il problema era proprio questo: la ragazza non era affatto a proprio agio. Si reggeva a stento sui tacchi, camminava tutta curva e si tirava giù di continuo la camicia per coprirsi il sederone. E allora direte voi? E allora eccolo lì il fidanzato-lookologo che orgoglioso se la trascinava dietro come un carro di Carnevale. Magari! Sono certa che la poverina avrebbe barattato volentieri quei trampoli con un paio di ruote.
Si vede lontano un miglio quando il responsabile del disastro è lui. Lo si capisce dalla faccia gongolante con cui esibisce la poveretta al pubblico. Lui non vede che quella roba le sta da schifo, non vede il suo malessere, non vede le occhiatacce della gente. Vede solo che la sua fidanzata è apparecchiata come quelle bonazze della tv. E questo a lui basta.
Ricordo di due donne, madre e figlia, che avevano questo serio problema con il marito/padre.
Il buonuomo era rappresentante di pellami. Fosse stato per lui avrebbe rivestito in pelle pure il gabinetto. Avendoglielo sconsigliato, decise di rivestire in pelle se stesso, moglie e figlia che, ironia della sorte, erano entrambe tipe da tulle rosa e merletto inamidato. Per non dispiacere l’uomo di casa, le poverine indossavano corsetti e bustini degni di Catwoman anche per andare a fare la spesa. Le vedevi tutte smunte e madonnelle, ficcate in questi completini sadomaso, che quasi ti veniva voglia di prendere un paio di forbici e liberarle. La figlia poi era magra come un chiodo e l’armamentario da domatrice le cadeva penosamente di dosso. La madre era un po’ più pienotta, ma l’espressione alla Pina Fantozzi causava un contrasto tremendo. L’unico soddisfatto era lui, con il suo doppiopetto stile matrimonio di Fonzie. In fondo alle due martiri poteva andare peggio: pensate se il capofamiglia avesse lavorato nel settore della tappezzeria.
Tante donne si lamentano del fatto che il proprio uomo non le accompagni mai a fare shopping. Per carità! Siatene più che felici! Dovesse improvvisarsi lookologo. Non ne avete mai visto uno in azione?
“No, amore, questo non va, ti sbatte troppo al viso. Mi scusi, ci fa vedere qualcos’altro?”
“Ma…a me piaceva”
“No, no. Ecco sì, questo stile grunge mi piace.”
“Oddio, ma è tutta bucata!”
“Quest’anno va così. E ci abbiniamo questo jeans con strappi ad arte. Perfetto.”
“A me sembrano strappi alla cieca.”
“Su, su, provatelo.”
“Non sembro una bombarola?”
“Sei uno schianto, tesoro.”
Sì, certo, schiantata a valle dopo un volo da una rupe.

Una mia collega seguitava a venire in ufficio truccata in modo sospetto. Occhio cerchiato con matitone bianco (sì, bianco), mascara blu elettrico e rossetto rosso ciliegia. A volte aggiungeva anche un neo sul mento. Una volta azzardai un diplomatico intervento a riguardo: “Hai mai provato un make up diverso, magari a mettere un ombretto più scuro sugli occhi, risalterebbero di più, sono così belli.”
“No, per carità, mio marito è fissato per la matita bianca.”
Ma che razza di marito ha la fissazione per la matita bianca? Molto più sana la fissazione per l’Inter!
E avete mai notato le mogli dei parrucchieri? Impossibile non farlo. Si riconoscono anche in una folla oceanica: capigliatura futurista su espressione rassegnata.
Di solito è sulle mogli che gli hair stylist del piffero sperimentano le proprie visioni interiori: creste di gallo, ciocche leopardate, extensions fuxia, meches bianche, ma anche torciglioni da emicrania, ciuffi zigzaganti e frangette asimmetriche.
Non sono molto più rassicuranti quei mariti che nemmeno si accorgono quando la moglie va dal parrucchiere?
Finchè si tratta di capelli, pazienza, tanto ricrescono. Ma quegli uomini che spingono le proprie donne dal chirurgo plastico meritano solo una palata di calce in bocca.
“Ma no, tesoro, io adoro il tuo corpo! È solo che frequentiamo un certo ambiente, lo sai. Una terza abbondante è più bella da vedere. Ormai lo fanno tutte. Pensa a come ti starebbe bene quell’abitino nero che ti ho preso da Armani, potresti metterlo senza il reggiseno imbottito che ti ho fatto comprare in abbinamento.”
Ogni donna sana di mente dovrebbe avere la risposta pronta ad un simile suggerimento. Ma per chi dovesse essere colta alla sprovvista, io suggerisco questa: “se qualcuno qui ha bisogno di silicone quello sei tu. Fattene impiantare due protesi nelle mutande, visto che ti mancano chiaramente gli attributi.”
Naturalmente nel mio personale catalogo non poteva mancare un lookologo. Anzi, più di uno. Come quello che una volta mi chiese:
“Dove vai così?”
“Così come?”
“Con queste scarpe”
“Sbaglio o stiamo andando a fare un semplice giro in moto?”
“Sì, ma queste sono per fare ginnastica.”
“No, sono scarpe normali, per passeggiare, fare giri in moto e cose così.”
“Non le trovo adatte”
“A cosa!?”
“A te. Non sono da donna.”
“Sì che lo sono. Le ho prese nel reparto donna.”
“Sì ma sono di gomma.”
“Quindi?”
“Io penso che le donne dovrebbero portare i tacchi alti, sempre. Soprattutto tu che non sei tanto alta.”
“Io penso gli uomini dovrebbero stare zitti, sempre. Soprattutto tu che non sei tanto intelligente.”
Ma fu un altro a raggiungere la vetta. Questo soggetto era un vero impedito nel gestire la sua moto e un giorno la fece abboccare da fermo, al semaforo. Io ero dietro di lui e mi ustionai il polpaccio sulla marmitta. Il giorno dopo avevo sulla pelle un vulcano che eruttava liquido giallastro. Il mentecatto si spaventò, e in preda ai sensi di colpa chiamò un suo amico medico chiedendogli di visitarmi.
Nel giro di pochi minuti ricevetti un suo sms: “Sto venendo a prenderti per portarti da Gianni.”
Indossai a fatica un paio di pantaloni blu sotto al ginocchio per agevolare la visita, t-shirt bianca e Superga blu.
Gianni, il medico, fu molto garbato. Forse un pelino troppo. Niente di che, ma mi parve che mi guardasse in modo un po’strano mentre mi medicava e mi massaggiava i contorni della ferita.
Non era neanche male, ma insomma…
Questo si mette a flirtare davanti al mio fidanzato. Boh, forse mi sbaglio.
Ma un altro paio di carezzine al polpaccio mi tolsero ogni dubbio. Non mi sbagliavo.
Ok, Gianni sei pure carino e se non stavo con questo abboccamoto ne potevamo anche parlare, ma le cose stanno così quindi stai buono.
“Ecco fatto. Se dovesse farti male, questo è il mio biglietto da visita.”
Bella mossa, dottorino. Mannaggia a me che sono una persona più o meno per bene!
“Grazie, ma lui ce l’ha il tuo numero.”
Gli feci un sorrisetto come per dire:
Stai esagerando.
In effetti a questo punto bisognerebbe aprire una lunga parentesi su un'altra specie di ominide: il rischiatutto. Magari la prossima volta.
Comunque, una volta usciti dallo studio, il mio ex decretò caustico.
“Che figura mi hai fatto fare.”
Ops, se ne è accorto.
Vebbè, cominciamo con una sana caduta dalle nuvole.

“Io? Perché cosa ho fatto?”
“Lo sai bene.”
Continuiamo con una sacrosanta negazione.
“Io non ho fatto niente.”
“Eppure ti avevo avvertita che Gianni è un mio amico”
“Beh, è stato lui a…”
“Che c’entra lui? Ti sei presentata in quel modo!”
Oddio, mi sono messa a flirtare con lui senza rendermene conto. Devo essere impazzita!
“Bah, ho solo voluto essere gentile, infondo ci ha ricevuti di sabato…”
“Ma che c’entra? Insomma, ti pare questo il modo di vestirsi per conoscere un mio amico?”
“Cooomeee?!?!?!”
“Ti sei messa tutta semplice, pantalone Capri e anonima t-shirt bianca. Mica andavi in spiaggia? Non hai pensato che mi avrebbe fatto piacere presentarti un po’ meglio?”
“Non ho capito, mi dovevo mettere in abito da sera per farmi visitare una schifosa ustione purulenta, che tra l’altro mi sono fatta a causa tua?”
“Questo è un altro discorso. Bastava un vestitino, un sandalo…”
Che odio quelli che lo dicono al singolare! Due! I piedi sono due!!!
“Adesso penserà che mi sono messo con una ragazzetta qualsiasi.”
“E io invece sai cosa sto pensando? Che mi sono messa con un imbecille così imbecille da non saper nemmeno reggere una moto. Ma soprattutto così imbecille da dire imbecillagini simili mentre questa ferita mi sbatte nel cervello, ragion per cui mi sento anche un po’ pazza in questo momento. E una pazza può permettersi di dire qualsiasi cosa. Anche che sei uno STRONZO!!!”
“…”
“Zitto! Non ho finito! Sai cos’altro ti dico?”
“Cos’altro mi dici?”
“Io dico che al tuo amico non sono dispiaciuta poi tanto.”
“Dici?”
“Sì dico!”
“Bah. Speriamo. In effetti per lo meno eri truccata carina e i capelli stavano bene.”
!!!!!


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