Guido Reni, La strage degli innocenti
IL NULLA
da “Congedi“
La gola trema delle parole che s’avvitano
Come convolvoli alla tua fronte lunata.
Con te – dico – con te oltre le vette.
Niente più conta. Di tutto il resto
– e ti porsi la mano.
E quando uscii dalla mia casa che guarda il mare
Tacendo la tempesta del segreto – il cuore un lago inquieto –
Era per sempre. Non sarei mai tornata.
- Sali sulla mia nave – questo dici
Con un sorriso irrequieto a cui fui cieca.
Ed io salii. Per volare oltre me stessa
Per adattare il mondo alla tua sorte
Che diviene la mia contro la morte.
La morte t’è sbocciata tra le mani
Pervasa dal languore dell’assenzio
Che fu l’assenza dell’una parola mai détta.
Dètta dentro il tuo spazio limitato
Da cortei virginali di promesse
La legge degli opposti – la sinergia
Di feroci dolcezze che lambiscono il corpo
Con lingua di predone. Come radici malate
Fitte nelle midolla.
Umidore e rossore – rivoli come serpi
Sanguigne sulla pelle a fiotti da voragini
Slabbrate urlanti erompono in sorgenti.
Via se ne fugge la vita verso cui son fuggita
Resta sulle tue mani ormai svuotate
L’odore del mio sangue.
(C)2014 by Francesca Diano RIPRODUZIONE RISERVATA