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Il nuovo romanzo di barbara bolzan, in anteprima solo per voi!

Creato il 10 maggio 2015 da Soleeluna

11196225_10206886400707829_2723582564704939603_n “IL FURTO DEI MUNCH” – LA CORTE EDITORE

Il 5 aprile 2004, un commando mette a segno una spettacolare rapina alla banca di Stavanger, in Norvegia. Il 24 agosto 2004, dal Museo Munch di Oslo vengono sottratti i dipinti L’Urlo e Madonna. Due fatti apparentemente non correlati, ma che trascineranno il lettore in una vertigine di intrighi, pericoli e misteri, portandolo nel cuore del mercato nero, dell’arte e della musica.

Quando i dipinti scompaiono, infatti, lasciando dietro di sé una scia di morte, Agata Vidacovich, coinvolta nel traffico d’arte, tenterà di venire a capo dell’intricata vicenda, mettendo a dura prova le proprie certezze.

Sposata con un pianista di fama internazionale che ha ormai rinunciato alla propria carriera e al quale ha sempre mentito riguardo alla propria vera vita, Agata si ritroverà costantemente sul filo del rasoio, costretta a mettere a repentaglio tutto quello che ha di più caro per venire a capo di questo mistero.

Dove sono finiti i quadri?

Un thriller avvincente, che si snoda tra Milano, Oslo e Trieste e che tiene il lettore col fiato sospeso fino all’ultima pagina.

CHI E’ BARBARA?

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Barbara Bolzan nasce nel 1980 in provincia di Milano.

Pur non abbandonando mai il suo primo amore per la recitazione, durante l’adolescenza si avvicina al mondo della scrittura e comincia a partecipare con successo a premi letterari nazionali e internazionali.

Pubblica il primo volume di narrativa nel 2004, con la prefazione del Professor Ezio Raimondi (Accademico dei Lincei e docente di Italianistica all’Università di Bologna): un excursus medico-narrativo sulle problematiche adolescenziali associate all’epilessia (AICE, Bologna, 2004).

Nel 2006, in seguito alla vittoria del Premio Internazionale Interrete, pubblica Il sasso nello stagno, un romanzo sul difficile rapporto padre-figlia, nel quale la narrativa procede parallelamente agli studi linguistici e filologici (Prospettiva Editrice, Roma, 2006).

Rya – La figlia di Temarin esce nel 2014 (Butterfly Edizioni, Correggio). Figlio della sua passione per la storia e per la manipolazione della realtà, questo romanzo storico-fantasy costituisce il primo volume della saga che prende il nome dalla sua protagonista (La saga di Rya).

Di recente pubblicazione, L’età più bella (Butterfly Edizioni, Correggio, 2014) riprende in chiave nuova i temi già affrontati in Sulle Scale.

Con Il furto dei Munch, già finalista al prestigioso premio Alabarda d’oro – Città di Trieste 2010 e presentato nel 2012 nel corso della serata conclusiva del Festival di Sanremo, all’interno della rassegna Casa Sanremo Writers, arte e musica si fondono col genere giallo.

Ha tenuto corsi di scrittura creativa nei licei e, attualmente, collabora come editor e illustratrice con diverse realtà editoriali.

DUE CHIACCHIERE CON L’AUTRICE

  • Vorrei iniziare l’intervista con una chiacchierata che abbiamo avuto in chat, in cui concordavamo come preparare l’articolo:

Magari leggendo la sinossi ti viene in mente qualcosina da chiedermi per l’intervista, tipo… “Ma sei stata davvero a Oslo?”  “Sì, sono andata a rompere le balle anche lì!

😀

Bene, Barbara. Siccome la simpatia è una dote importante del tuo carattere, ti va di raccontarci questa esperienza a Oslo?

Ciao Laura, grazie per avermi aperto nuovamente le porte del vostro meraviglioso blog!

Vuoi qualche curiosità sulle mie puntatine a Oslo? Mhh, ce ne sono parecchie. In effetti, mentre facevo le prime ricerche per Il furto dei Munch, mi ero resa conto che da qui (dall’Italia, dai telegiornali… e dal mio pc) le notizie sulla dinamica del furto sembravano un pochino nebulose. Sono iniziate allora i miei viaggetti a Oslo, per cercare di capirne di più. Dal momento che il romanzo parte da un fatto vero (quello che dà il titolo al romanzo: il furto di due tele Munch -l’Urlo e la Madonna, sottratte nel 2004 dal Munch Museet), volevo trasferirmi sul luogo per dare un’occhiata da vicino, per cercare magari di riuscire a parlare con coloro che realmente avevano assistito al furto.

Ho visitato più volte il Munch-Museet, sono “diventata” uno dei ladri, ripercorrendo le tappe e le fasi del loro piano; credo di aver imparato a memoria la posizione di ogni telecamera, di ogni guardia, di ogni sistema d’allarme. Ho contato i passi che separavano le tele dall’uscita, ho intervistato (con la faccia della brava turista curiosa) alcuni dipendenti del Museo…

E, un bel giorno, ho tentato perfino di farmi arrestare.

No, aspetta, non ridere. Ti spiego: volevo parlare con l’Ispettore che si stava occupando delle indagini. Ma era irraggiungibile (ovviamente). Allora, mi sono messa ad aggirarmi con fare sospetto (?) nei pressi della Questura di Oslo, armata di videocamera. In Italia sarei stata fermata per molto meno, perché è vietato per legge riprendere certe cose. Niente da fare, i norvegesi hanno un senso della privacy più blando del nostro (*ride*).

Insomma, in Questura non sono riuscita a mettere piede, l’Ispettore non si è lasciato raggiungere… In compenso, però, ho una fantastica ripresa di due poliziotti a cavallo che escono dal portone e mi fanno ciao-ciao con la mano. Vuoi mettere??

  • Sei un autrice davvero poliedrica. Le tue opere non ricalcano mai lo stesso genere letterario. Parlaci dei motivi che ti spingono a dedicarti a generi così diversi fra loro e quali sono le caratteristiche principali dei tuoi romanzi.

Hai presente Alice che, nel Paese delle Meraviglie, cerca instancabilmente la propria strada? Ecco, al momento mi vedo esattamente così.

Non ho un genere letterario preferito (al limite, ne esiste uno che per me rappresenta un ostacolo ostico e al quale non riesco ad approcciarmi). Subisco innamoramenti momentanei per questo o per quell’altro tipo di testo, e scatta talvolta la voglia di mettermi alla prova.

Mai avrei pensato al mondo del giallo o del thriller eppure, mano mano che scrivevo Il furto, mi accorgevo che la vicenda stava prendendo quella direzione.

Ne avevo timore, perché le conoscenze che avevo di quei generi non erano moltissime.

Ho risolto la faccenda a modo mio: mi sono rifugiata in biblioteca per crearmi un po’ di bagaglio…

Le caratteristiche dei miei romanzi? Questa è una domanda che dovrei girare a te!

Immagino: la forte componente psicologica dei personaggi. Cerco sempre di donare, poi, verosimiglianza alla storia, sia essa ambientata ai giorni nostri o in un’epoca passata. Non mi piacciono gli stilemi, non suddivido mai il mondo delle mie favole in bianco e nero, così come non lo suddivido in buoni e cattivi. Voglio che il lettore creda davvero a ciò che sta leggendo, tendo sempre alla sospensione dell’incredulità. Ed è meraviglioso, poi, quando chi ti ha letta ti scrive e parla dei tuoi personaggi come se fossero persone reali. Significa, per me, essere riuscita a raggiungere lo scopo!

  • “Il furto dei Munch” è un thriller che parla di opere d’arte. Non a caso tu sei anche una bravissima illustratrice. Cosa accomuna queste tue due passioni? Cosa significa l’arte per te?

Cos’è l’Arte per me? E voi credete se, se lo sapessi, ve lo direi? La risposta non è mia, ovviamente. Picasso aveva pronunciato una frase simile, e mi sono affrettata a togliergliela subito di bocca.

Illustrare e scrivere hanno molti punti in comune. Primo fra tutti, quello di raccontare una storia. Trasmettere emozioni (da quella più piacevole… al ribrezzo, perché no?). Purché sia Vera e Fatta col Cuore, Sincera, l’Arte è globale: può essere scrittura, musica, pittura.

L’Arte, per me, è la voce che colora il mio silenzio. Non sono una persona troppo comunicativa, a dire la verità: parlo poco… Quello che ho da dire, esce dalle mie mani. In un modo o nell’altro.

È l’unica dimensione per esprimermi.

  • Per il tuo ultimo romanzo assisteremo anche a un cambio di casa editrice. Ci racconti questo salto?

La prima versione de Il furto dei Munch aveva ricevuto riconoscimenti letterari nella sua veste ancora inedita. Al termine di una prestigiosa premiazione, aveva ricevuto una proposta di pubblicazione. Il romanzo era poi uscito in ebook, ma è sempre rimasto in sordina. Allo scadere del contratto, avevo iniziato a guardarmi attorno. Credevo in questa storia, non volevo rimanesse sommariamente nel cassetto. Ho inviato il manoscritto a diverse case editrici, dopo essermi studiata il loro catalogo. Quando le prime risposte sono cominciate ad arrivare, non riuscivo a crederci!

Cosa dire? Da oggi, inizia una nuova avventura!

  • Come ci presenterebbe Rya i protagonisti de “Il furto dei Munch”?

RYA: Ciao Laura, ci incontriamo nuovamente. Vivendo a stretto contatto con Barbara, è stato inevitabile incrociare i suoi nuovi figliocci.

Agata mi piace. È diversa da me, anche se qualche punto in comune lo abbiamo: principalmente, siamo due bugiarde. La differenza tra noi è questa: io mento per difendere me stessa e le persone che amo e non me ne vergogno. Non provo remore, vado avanti per la mia strada. Agata, no. Agata è dilaniata dal rimorso, che io giudico semplicemente una perdita di tempo.

È sposata con Giulio, un uomo che non mi volterei una seconda volta a guardare: un pianista di fama internazionale che ha voltato le spalle non solo alla propria carriera ma a se stesso. Si può essere più idioti? Io non rinuncerei mai a tutto ciò per cui ho lottato! Non è così che mi hanno cresciuta ed educata!

Mi incuriosisce molto l’altro uomo, Sevastian Fyodorov: magnetico, carismatico (anche se nulla ha da spartire con Nemi!), potente. Ho provato a chiedere a Barbara cosa legasse realmente Sevastian ad Agata, ma ha risolto la questione a modo suo: con un sorrisino e una scrollata di spalle. Mi domando, quindi: quei due sono stati amanti? Lo saranno o torneranno ad esserlo?

Come al solito, Barbara lascia in sospeso le questioni di cuore, lasciando che sia il lettore a tirare le proprie conclusioni.

CATERINA: Scusa se mi intrometto, ma non sono d’accordo con Rya. A me, Giulio piace. È un musicista, un artista: lo vediamo mentre tesse ricami al pianoforte, amando realmente il proprio mondo chiuso fatto di note ed emozioni.

Ha rinunciato a se stesso, è vero, ma quello che Rya non riesce a comprendere sono le motivazioni che lo hanno spinto a una scelta del genere: l’amore. Un amore ben più forte della carriera, del lavoro. Ma cosa parlo a fare? Rya è fatta a modo suo e certe cose non arriva nemmeno a comprenderle: la grandezza di un animo, la forza dietro quegli occhi pallidi…

Agata è una donna forte ma con tanti lati deboli, asservita all’obbedienza coatta di Lui, il Capo dell’Organizzazione per la quale lavora. È costretta a mentire all’uomo che ha sposato perché, se la verità fosse rivelata, la sua vita (no: la loro vita) verrebbe annientata: Giulio si ritrarrebbe da lei pieno di disgusto.

  • E quale sarebbe il passo che leggerebbe Caterina?

Rimango sulla soglia, non ho il coraggio di entrare nella stanza.

“Giulio?”

Solo al suono della mia voce si accorge di me. E della musica alla quale, dopo sette anni, è tornato a dare vita. Si rende conto, realizza. Spalanca gli occhi, perfino. Per una frazione di secondo.

Toglie le dita dalla tastiera.

Sto per aggiungere qualcosa, ma si alza dal seggiolino, mi viene incontro. Rimane a guardarmi, immobile. Il suo volto è una maschera inespressiva.

Poi, mi chiude la porta in faccia.

Attraverso il vetro acidato distinguo la sua sagoma tornare al pianoforte.

  • In fine, come ci parlerebbe invece Barbara di questo nuovo libro?

È l’inizio di una nuova avventura. Sono tornata al mio amore per la musica e per l’arte. Mi sono lasciata influenzare dalla passione di Agata e ho acquistato una riproduzione della Madonna di Munch. Mi sono lasciata influenzare dalla passione di Giulio e sono tornata, dopo anni, al pianoforte. Ho vissuto con i miei personaggi, sono diventata ora l’uno, ora l’altro. Ho temuto le indagini della polizia e ho cercato di riempire con la fantasia i vuoti che quelle stesse indagini avevano lasciato.

Il furto dei Munch è un atto d’amore.

Nei confronti dell’Arte intesa in senso globale, nei confronti di Trieste (città natale di mio padre e, nella quale, ho fatto svolgere parte della vicenda).

Un atto d’amore.

Ecco.

Un atto d’amore da parte di chi, come me, d’amore non sa parlare.

In bocca al lupo, Barbara. Hai dimostrato di essere una bravissima scrittrice che merita di spiegare le ali, ma un appunto devo fartelo…io sto ancora aspettando il seguito della mia Rya!

Grazie a te, Laura, per avermi ospitato. Non temere: il seguito di Rya arriverà! Sta scalpitando esattamente come te per essere letto J. A presto!!

A cura di Laura Bellini e Dylan Berro


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