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Il sogno della CGIL? Tornare a dettar legge con il Governo Monti. E forse ci riuscirà

Creato il 28 novembre 2011 da Iljester

Il sogno della CGIL? Tornare a dettar legge con il Governo Monti. E forse ci riuscirà

Il sindacato comunista cerca di recuperare gli spazi persi con il Governo Berlusconi. Sappiamo tutti, infatti, che con Sacconi non c’era trippa per gatti per Camusso & Company. Sul punto si assistette a una straordinaria evoluzione nelle relazioni sindacali in direzione liberale e democratica. Niente più baronati e diritti d’opzione sulle politiche lavoristiche del Governo. Confronto sì, ma – appunto – confronto, e non pretesa di dettare le norme di legge in materia di lavoro. Filosofia che però fece incaponire la CGIL e i suoi segretari. Mai nessun Governo (di sinistra) aveva osato tanto. Ma Berlusconi era (ed è) Berlusconi, e durante il suo Governo ha fatto quello che ogni Governo eletto avrebbe dovuto sempre fare: sentire la voce di tutti, ma decidere secondo il proprio programma politico, e non certo sotto dettatura del segretario di un sindacato che rappresenta solo i suoi iscritti.
Ma pare che le cose stiano cambiando nuovamente. Nuovo Governo vecchia minestra. La CGIL (e il suo braccio metalmeccanico, noto a tutti come FIOM) torna a sperare in un ruolo non già di comprimario nelle relazioni sindacali, ma addirittura di leader, se non proprio di amministratore delegato per gli affari del lavoro. Gli indizi sono diversi. Tralasciando il vergognoso accordo su Termini Imerese (che pagheremo noi, grazie al ministro Passera), si pensi al patto tra la GD, azienda (aderente a Confidustria) e la FIOM, con il quale l’azienda ha ceduto al sindacato metalmeccanico la propria politica aziendale, sottoscrivendo un accordo con cui si impegna a osservare solo le istanze di rivendicazione sindacale che avranno ottenuto la maggioranza dei consensi in un referendum preliminare. Tutto normale? Per niente. Essendo infatti la FIOM predominante in quella fabbrica, voi potete ben capire che alla fine la politica dell’azienda la deciderà il sindacato, braccio destro della CGIL, in barba all’accordo interconfederale del 28 giugno, poi ribadito il 21 settembre del 2011, in tema di regole della rappresentanza. A nulla ovviamente sono valse le proteste di CISL e UIL con la Marcegaglia. E a nulla varranno le proteste con questo Governo, che vuole tenersi buona la CGIL per fotterci tutti con le sue tasse.
Insomma, un vero e proprio ritorno al passato che non escluderà altri risvolti. Per esempio, la possibile abrogazione dell’articolo 8 del decreto di Ferragosto. Ricordate? La norma prevede la possibilità per le controparti (azienda e sindacati) di derogare con la contrattazione decentrata e aziendale le regole del contratto nazionale, e in alcuni casi persino la legge. Una norma questa di armonizzazione con le altre legislazioni europee che però non è piaciuta alla CGIL/FIOM, perché di fatto limita lo strapotere del sindacato rosso su tutte le vertenze sindacali. Va da sé infatti che se i lavoratori possono contrattare un diverso accordo a livello aziendale, la CGIL è messa fuori gioco in favore degli specifici interessi legati alle singole realtà aziendali. Una norma di modernità che però stride con il baronato sindacale e che perciò è osteggiata dagli ambienti più conservatori e comunisti. Non a caso, proprio recentemente è stato persino proposto un referendum abrogativo della norma, e sempre che non ci arrivi prima il Governo.
Ciò detto, dobbiamo prepararci. Il glorioso ritorno di Camusso & C. per una concertazione in grande stile ormai è imminente. Il che ci porta a un’amara conclusione: l’Italia – ancora una volta – verrà governata da un governo di tecnici non eletti da nessuno, con la collaborazione di associazioni non riconosciute (i sindacati) che rappresentano solo i loro iscritti e non certo il popolo italiano nel suo complesso. Oligarchia? Macché! Questa è solo una mia fissazione…

 

di Martino © 2011 Il Jester 


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