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Il Suono Sacro di Arjiam – Daniela Lojarro

Creato il 06 novembre 2012 da Philomela997 @Philomela997

Rubrica Autori emergenti

Dal Santuario in mezzo all’isola, come da quelli sparsi in tutto il regno, cominciò a innalzarsi l’inno sacro del rito mattutino per celebrare il passaggio dall’oscurità della notte alla luce del giorno. Le arcane sillabe magiche, che richiamavano il Suono Sacro del Mondo, parevano disegnare un grandioso arabesco di suoni: le voci dei Magh s’inseguivano e sovrapponevano, sviluppando una fuga solenne e complessa, più intensa e incisiva a ogni ripetizione, quando ogni voce, distaccandosi dal tema principale, fulcro dell’inno, dopo averlo sviluppato con nuovi abbellimenti, tornava a fondersi con le altre per slanciarsi nella reiterazione della melodia.

L’AUTRICE

Nata a Torino, Daniela Lojarro appare giovanissima come protagonista del melodramma italiano sui  maggiori palcoscenici europei. Affianca all’attività operistica e concertistica quella di terapista in Audio-psico-fonologia secondo il metodo sviluppato da Alfred Tomatis. Il Suono Sacro di Arjiam è la sua prima rivelazione letteraria.

IL LIBRO

Il Regno di Arjiam è minacciato dalla sete di potere del nobile Mazdraan, Primo Cavaliere del Re, deciso a controllare le vibrazioni del Suono Sacro impadronendosi del Cristallo del Tempo. Spetterà a Fahryon, giovane adepta dell’ordine dell’Uroboro, al saggio Maestro Tyrnahan e a Uszrany, Cavaliere dell’Ordine del Grifo, scongiurare questa catastrofe, avvicendandosi tra innumerevoli peripezie.

Il romanzo d’esordio di Daniela Lojarro colpisce il lettore, che si ritrova immerso nelle vibrazioni del Suono Sacro. Scorrendo le pagine una dopo l’altra sembra di sentirlo, limpido e complesso, frutto del canto dei Magh. Creare e caratterizzare un mondo non è impresa semplice e sono in pochi a riuscirci. Con alcuni errori da esordiente (troppi puntini di sospensione e alcuni periodi un po’ contorti, per trovare il pelo nell’uovo) Daniela Lojarro ci riesce in modo prepotente, rendendo il suo universo narrativo vivo e vibrante di una colonna sonora che lascia lo sfondo per passare in primo piano.

Il Suono Sacro infatti è il principio creatore dell’universo. Dice il Magh Tyrnahan alla giovane Fahryon:

Il Suono Sacro ha creato il mondo e noi partecipiamo della sua natura, noi facciamo parte del suo canto e ognuno di noi può udirlo dentro di sé, anche senza l’Armonia, basta volerlo ascoltare. In questa dimensione nulla può essere conosciuto e definito con i nostri sensi o parole o immagini perché ciò che è il Suono Sacro, è al di là di ogni categoria che la mente umana può concepire e il nostro corpo sentire. Questa p l’Armonia, figliola, non dimenticarlo mai: cuore, mente e anima che si aprono con fiducia al Suono Sacro, accogliendolo, rispettandone le leggi e ponendosi al Suo servizio. Canta, Fahryon, e che il Suono Sacro protegga il nostro cammino.

L’INTERVISTA

- Che musica ascoltavi mentre plasmavi l’ambientazione?

Ho ascoltato moltissimi tipi di musica mentre le idee mi turbinavano per la mente ma sicuramente il compositore che più ha stimolato la mia fantasia è Richard Wagner, soprattutto la tetralogia de L’Anello del Nibelungo. Poi, parrà un contrasto stridente, ho ascoltato pure molto Metal Rock: Nightwish, Rhapsody, che è una band italiana di fantasy/simphony metal, e Tarja Turunnen. Però, non ascolto mai musica  mentre scrivo: per me la Musica non può essere usata come un banale sottofondo e cattura subito al 100% la mia attenzione! Durante la stesura, poi, per trovare il giusto tono di una descrizione, per creare la tensione di una scena, per delineare certi passaggi psicologici mi sono lasciata guidare dalle emozioni suscitate da scene simili nelle opere di Giuseppe Verdi e di Gaetano Donizetti. Un esempio per chiarire: quando Fahryon, l’eroina  del romanzo, sente delle strane voci nella testa e teme di stare impazzendo, ammetto di aver fatto spudoratamente ricorso a tutte le scene di sonnambulismo di Verdi (quella di Lady Macbeth) o di pazzia di Donizetti (quella di Anna Bolena o di Lucia di Lammermoor) che ho interpretato. Invece, per quanto riguarda il conflitto padre/figlio fra Mazdraan e Uszrany ho preso spunto da quello tra Guido di Monforte e il figlio Arrigo nei Vespri Siciliani sempre di Verdi. I canti sacri dei Magh all’inizio mi hanno creato dei problemi: non amo i canti gregoriani, trovo affascinanti i cori ortodossi ma non mi hanno causato nessuna scintilla e poi … ho assistito a uno spettacolo dei dervisci danzanti: allora, sì che quel canto ha fatto scattare la molla!

- Hai avuto modo di sperimentare, in modo approfondito e attivo, due forme d’arte: la musica e la letteratura. Hai trovato che scrivere richiedesse la stessa abnegazione, la stessa disciplina del canto?

Sì, in entrambi i casi, almeno per come intendo io la scrittura, oltre alle idee è necessaria la disciplina. Nelle interviste dico sempre che cantare è uno sport estremo: ci vuole talento cioè la voce, passione cioè amare talmente ciò che si fa al punto che i sacrifici non sono più sentiti come tali, e disposizione mentale al continuo miglioramento quindi al cambiamento. Per scrivere oltre al talento, cioè saper raccontare storie, è indispensabile la passione cioè l’amore per la parola al punto da non stancarsi mai di limare o di cercare quella parola fra tutte  quelle che usiamo nel comune linguaggio che potrà suscitare un mondo di emozioni al lettore facendolo risuonare in armonia con noi nonostante la distanza. In fondo, il mezzo è diverso ma il fine è sempre lo stesso: comunicare trasmettere emozioni.

Le letture di Marcella Enrico

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Si può acquistare su Ibs e sul sito della casa editrice.

Titolo Il Suono Sacro di Arjiam

Autrice: Daniela Lojarro

Casa editrice: Edigiò - collana Le Giraffe

Pagine: 704

Prezzo: 25 euro

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Link interessanti:

Intervento a conferenza Agenzia Contraapunto di Natascia Pane al Salone del libro di Torino 2011 – 1

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[Foto di copertina: «Unterwasserpartituren» di Charlotte Hug (compositrice, musicista e disegnatrice)]


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