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Il tempo che mi faceva esultare

Creato il 04 febbraio 2011 da Andreapomella

Il tempo che mi faceva esultareSono uscito oggi per la prima volta dopo tre giorni di reclusione forzata. Ho ritrovato le cose nello stesso punto in cui le avevo lasciate. Seppure è un fatto innegabile che al di sopra di tutti noi non c’è ordine, ma caos, a volte trovo che il processo di civilizzazione umana abbia saputo dare una disciplina a questo caos. Perché è fuori di dubbio che ogni giorno di questa mia vita, io, uscendo di casa, troverò la piccola piazza in cui vivo, il giardinetto comunale dove i cani fanno i loro bisogni, il chiosco del fruttivendolo e la strada trafficata di macchine a qualsiasi ora del giorno, il portiere fermo sulla soglia del portone che guarda i passanti e saluta con un gesto svagato della mano, la fila di macchine parcheggiate lungo il marciapiede e le vetrine dei negozi in cui si rispecchia il piccolo tratto di cielo che qui è concesso. Tutte queste cose esistono ed esisteranno per sempre, perché appartengono al presente, e come tali sono imperiture. C’è una poesia di Dylan Thomas dal titolo Il colle delle felci che dice: “Ora io giovane e semplice sotto i rami del melo / presso la casa sonora e felice come l’erba era verde, / la notte sulla vallata radiosa di stelle, / il tempo mi faceva esultare”. Ho sempre pensato che il segreto del tempo sia la distruzione della solitudine. E quando non si riesce a parlare col proprio tempo si estingue ogni forma umana. Per questo le cose che ritroviamo ogni giorno, come dice Dylan Thomas, dovrebbero farci esultare.


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