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Ingroia: magistratura addio, ora solo impegno politico

Creato il 15 giugno 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Dopo venticinque anni in magistratura Antonio Ingroia ha deciso di appendere la toga al chiodo. D’ora in avanti si occuperà a tempo

Foto Formica rufa, licenza CC BY-SA, modificata

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pieno di politica. Termina con una intervista al quotidiano La Repubblica la carriera da pm dell’ormai ex magistrato palermitano, candidato alle scorse elezioni alla Presidenza del Consiglio con il movimento da lui fondato: Rivoluzione Civile.

Antonio Ingroia si è occupato per anni di importanti processi di mafia – uno fra tutti quello a proposito della c.d. «Trattativa Stato-Mafia» – alla procura di Marsala prima e di Palermo successivamente, nel 1992, quando assunse il ruolo di pubblico ministero nel pool antimafia, mentre è diventato sostituto procuratore ad Aosta nel 2013. Nel 2012 accetta un prestigioso incarico per l’Onu in Guatemala: per qualche mese guida una equipe per la lotta al narcotraffico, ruolo che lascia per buttarsi nella carneficina della campagna elettorale italiana.  Ingroia si butta in questo tritacarne con una lista, Rivoluzione Civile, nuova all’apparenza ma formata in realtà da vecchi personaggi della politica nostrana – in RC confluiscono infatti Italia dei Valori di Di Pietro, Partito della Rifondazione Comunista di Ferrero, Partito dei Comunisti Italiani di Diliberto, Verdi di Bonelli e i movimenti di Leoluca Orlando e Luigi de Magistris – lista che viene letteralmente maciullata. Tant’è che il progetto di Rivoluzione Civile nasce e muore nel giro di pochi mesi e Ingroia torna al suo ruolo di magistrato, non essendosi dimesso (come ha fatto, ad esempio, l’ex Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso prima di essere eletto in Parlamento per il Partito Democratico), ma avendo preso un periodo di (legittima) aspettativa elettorale. Il Consiglio Superiore della Magistratura affida ad Ingroia il ruolo di sostituto procuratore ad Aosta  – in quanto unica circoscrizione nella quale RC non si era presentata alle elezioni – dopo che l’organismo di autogoverno dei giudici sancì la sua non compatibilità con un incarico presso la Regione Sicilia offertogli dal Presidente Rosario Crocetta. Ingroia si rivolge al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio contro la decisione del Csm, obbiettando che sarebbe stato più utile impiegarlo altrove dove avrebbe potuto dare un maggior contributo, ma il Tar respinge il ricorso.

«Per mesi mi sono sentito un uomo e un magistrato solo, ma non ho mai smesso di difendere la Costituzione e di cercare la verità su chi, e soprattutto perché, ha ucciso il mio maestro Paolo Borsellino», ha confidato Ingroia nell’intervista a La Repubblica. «Girando per l’Italia in queste settimane ho sentito una gran voglia di partecipazione che è stata prima indirizzata verso il Movimento 5 Stelle e che ora deve diventare la molla per costruire un nuovo fronte popolare e democratico per difendere la Costituzione e i diritti dei cittadini senza potere, a cominciare dal diritto al lavoro. Questo è l’obiettivo politico al quale voglio dedicarmi». Il suo movimento, Azione Civile, nato nel maggio di quest’anno, avrà la sua prima assemblea nazionale, a Roma, il 22 giugno.

Articolo di Stefano Rossa


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