Giancarlo Maresca è Gran maestro del Cavalleresco Ordine dei Guardiani delle Nove Porte, presidente del Parlamento internazionale dei fumatori, nella vita avvocato. Un uomo che si definisce uno studioso dell’immaginario maschile. Un uomo che ci ha sempre spiazzato con le sue risposte secche e precise, mai di circostanza, sempre dirette e incisive. Una figura fondamentale con cui abbiamo deciso di dialogare per prendere qualche spunto di riflessione.
Come nasce l’Ordine? Qual è la sua missione nel mondo contemporaneo?
L’Ordine nasce da un gruppo di amici che cresceva nel numero e nelle occasioni di incontro. Il fattore definitivo di coesione fu la passione per il sigaro Avana, che all’epoca in Italia non era importato né conosciuto. Trovando delle affinità nei gusti e nel modo di intendere e fare le cose, prese consistenza la convinzione che esistesse una piattaforma di piaceri che avevano costantemente illuminato la cultura maschile. Erano le Nove Porte, varchi equivalenti che consentono, anche possedendo la chiave di uno solo di essi, di intendere l’armonia che è alla base della bellezza e la contraddizione che è alla base della vita. La missione dell’Ordine è l’approfondimento, la pratica e la difesa del gusto maschile classico. Noterà che non si parla di diffusione, perché il nostro scopo non è né creare cose né proseliti, ma solo trasmettere ai posteri un sistema in cui piacere e dovere hanno la stessa dignità.
Il Vivere elegante. Si può riportare questo concetto nella vita delle nuove generazioni? E come?
Dobbiamo innanzitutto distinguere tra vita elegante, uomo elegante e homo elegans. Quest’ultimo è il nome che diamo alla cultura, per non dire alla razza, che creò l’estetica Classica, quella che fu universalmente riconosciuta come paradigma del desiderabile all’incirca tra il 1890 ed il 1981. Dopo quel periodo perse il suo dominio e resta comprensibile, ma non essendo dominante non può riprodursi. Esattamente come capita ai cervi o ai trichechi. L’uomo elegante è colui che è arrivato alla serena espressione di se stesso attraverso un gusto che è esemplare non perché abbia vinto qualche competizione, ma proprio perché ha evitato e superato ogni conflitto. Anche se è dalla sua evoluzione che nasce l’estetica classica, che fu prevalentemente borghese, la Vita Elegante è un concetto nato nel XIX secolo, che fu aristocratico, Nella sua accezione originaria, astratta e contemplativa come enucleata nel Trattato della vita elegante di Balzac, non può essere praticata con profitto in una società attiva e improntata alle relazioni come quella moderna. L’economia che sta dietro la Vita Elegante è quella della rendita, non quella del lavoro. Chi si procura una rendita può ancora oggi - e anche domani – praticare forme di vita elegante, ma comunque diluite dalla difficoltà sempre maggiore di reperire servitù qualificata e stabile. Condizione prima e irrinunciabile della vita elegante è infatti la supremazia della comodità sulla praticità e quindi della staticità sul dinamismo, del fatto bene sul fatto presto. Tutto ciò si può attuare serenamente solo tramite la costante delega del lavoro a personale che dovrebbe trovarsi nelle stazioni, aeroporti ristoranti, alberghi, case, bar, etc. Il signore se ne sta seduto, ecco il problema. Non si lamenta di avere caldo con la giacca, ecco la differenza. Poiché il moderno stile di vita privilegia la qualità della materia su quella del servizio, abbiamo invece ottimi cibi e pessimo servizio, valige e prodotti che spingono all’autonomia, cioè a poter fare le cose da solo, non all’indipendenza, che è il possesso dei mezzi, della cultura e delle condizioni ambientali per farle fare ad altri. Ciò costringe chi voglia condurre una vita elegante ad un isolamento in cui essa perde il carattere esemplare. Insomma, la vita elegante è stata sin dall’inizio un ideale di pochi e col tempo ha cessato di essere un modello. Può trovare ancora forme di espressione presso quanti rinuncino alla corsa al successo e dispongano di assoluta indipendenza intellettuale e patrimoniale, ma non rappresenta il metodo di vita proposto dal Cavalleresco Ordine. Nonostante ciò, proprio per l’importanza storica e filosofica dei concetti che sono alla radice di questo atteggiamento, abbiamo dedicato al tema un convegno di due giorni, tenutosi nel 2009 a Montecosaro.
«L'eleganza è quella qualità del comportamento che trasforma la massima qualità dell'essere in apparire.»?
Lo stile, di cui tutti in misura maggiore o minore disponiamo, è la cifra caratteristica di ogni individuo. E’ il tracciato che viene fuori dalle scelte costanti, dai tic, dalle debolezze, da ciò che costantemente vorremmo mostrare e da ciò che per sempre vorremmo nascondere L’Eleganza è stile in cui l’armonia tra interiorità ed esteriorità rende visibile le grandi qualità dell’essere.
Fumo, cibo, bevande. L’uomo non smette mai di essere tale nemmeno di fronte al piacere. Quali di questi piaceri è irrinunciabile per lei e perché?
Non amo parlare di me, perché forse sono un buon filosofo, ma certamente non sono un buon esempio. Comunque, poiché ho accettato l’intervista, risponderò. Coltivo attivamente e costantemente quasi tutti i principali piaceri maschili, con qualche carenza nelle attività fisiche come la caccia o l’agonismo. Quello cui rinuncerei meno volentieri è il fumo, in quanto è l’unico che si somma agli altri e li moltiplica. Non si può giocare a poker con una donna seduta sulle ginocchia, mentre ci si giova di un sigaro tra le labbra. E via così. Mi consenta di riformulare il suo incipit. L’uomo non solo non smette di essere tale di fronte al piacere, possiamo affermare che solo allora comincia ad esserlo.
Il percorso della conoscenza dell’universo maschile viene spesso definito «solitario», a differenza di quello femminile che sembra essere fatto più di confronti e comunità. Perché tale aggettivo per i figli di Marte?
Anche una donna che voglia esprimere femminilità autentica deve oggi sentirsi isolata. La differenza potrebbe essere solo nel fatto che noi ne parliamo, in quanto abbiamo da sempre creato club e associazioni in cui dialogare di questi temi.
Recentemente in un bellissimo articolo su Monsieur, ha parlato di uomini classici e uomini ginnici. Il canone della bellezza è mutato, si è involuto in una forma di disprezzo per l’unicità in favore di un’oggettività che richiama alla mente la serialità. Cosa è accaduto al maschio?
L’homo gymnicus è quella cultura, o quella razza, che ha assunto il dominio del mondo quando l’homo elegans lo ha perso. Ciò che mi domanda richiederebbe una trattazione specifica, peraltro molto concettosa, che mi riservo di fare in altra occasione qualora l’argomento desti un qualche interesse. Per essere brevi, diciamo che l’homo gymnicus si interessa del benessere e non del piacere. Il diaframma del senso di colpa e il cruccio dell’eterna giovinezza glielo rendono inappetibile, ancor prima che irraggiungibile. Caffè senza caffeina, birra senza alcool, prosciutto senza grasso e poi ancora sigarette senza nicotina, pasta senza grano, fritture senza olio, cibi senza sale, fino all’amore senza contatto delle chat e del preservativo. La necessità di leggerezza della nuova civiltà spinge prima alle sottrazioni e poi ai divieti, minacciando la libertà per cui gli antenati si sacrificarono. Come spunto di riflessione è più che sufficiente.
Tre cose che non dovrebbero mancare nella biblioteca, nell’humidor e nella cantina di un aspirante uomo elegante?
Non mi chieda di indicare marche o specifici prodotti, in quanto le guide e le associazioni togate hanno già fatto abbastanza danni alla vera cultura del piacere diffondendo primati conseguiti sulla scorta di valutazioni quantitative come i punteggi. L’uomo colto sa che il gusto è totalmente, ferocemente, indivisibilmente qualitativo e quindi al suo vertice c’è il giusto, non il meglio. Ciò che è adatto secondo una valutazione analogica del contesto, non grazie ad una misurazione digitale dei contenuti. Diciamo che nella biblioteca non devono mancare Shakespeare, Omero, Dante, i lirici greci e Catullo. L’humidor deve contenere molti Avana ed avere un costante ricambio e rifornimento, in modo da poter fumare tranquillamente pezzi conservati da alcuni anni. In cantina, o in casa, bisogna sempre avere qualche magnum e qualche flaconcino da 0,75 lt di champagne, il vino dei vini. Il resto è facoltativo.
C’è un monito o un invito con cui vuole lasciare i nostri lettori?
Non sono abbastanza saggio per dare consigli. Ciascuno viva all’ombra della sua vite e del suo fico.
Buona scelta
IBD