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Intervista di Irene Gianeselli ai 4 Soldi Project, finalisti del Premio Nazionale Musica Contro le Mafie

Creato il 14 gennaio 2015 da Alessiamocci

“In un vortice di polvere/gli altri vedevan siccità,/a me ricordava/la gonna di Jenny/in un ballo di tanti anni fa./Sentivo la mia terra/ vibrare di suoni, era il mio cuore/e allora perché coltivarla ancora, come pensarla migliore./Libertà l’ho vista dormire/nei campi coltivati a cielo e denaro,/a cielo ed amore,/protetta da un filo spinato.” – Fabrizio De Andrè, Il Suonatore Jones, Non al denaro non all’amore né al cielo (1971)

La band palermitana “4 Soldi Project“ (Corrado Nitto, Davide Severino, Daniele De Marco, Marco Capodici,Carmelo Pinzone) è abituata a fare tutto da sé: scrive musica e parole, arrangia, registra e cura il videoclip di ogni sua canzone autofinanziandosi ed autopromuovendosi.

Il brano “Italia” è stato semifinalista al Premio De Andrè 2014 – dove ha riscosso consenso di pubblico e critica – ed il prossimo ventisette gennaio sarà in concorso al Premio Nazionale Musica Contro le Mafie.

Per Oubliette Magazine è Davide Severino, trombettista del gruppo, a raccontarci la nascita del loro progetto discografico fondato sulla passione di musicisti che cercano di raccontare il proprio tempo “a tempo” di reggae e pop.

 

I.G.: “Italia” è stata una delle dieci canzoni finaliste al Premio De Andrè 2014. La canzone elenca vizi e malcostumi di un Paese che nuota nella mediocrità più mera. Quello che però sostanzialmente pare mancare è un punto di svolta: c’è la consapevolezza di una situazione oscena e sconvolgente, ma non la reazione né una proposta alternativa. Come, secondo voi, si può cambiare lo stato delle cose? Dobbiamo solo limitarci a ripetere all’infinito i soliti, deludenti luoghi comuni?

Davide Severino: Come cambiare lo stato delle cose? Bella domanda! Le cose cambiano quando la gente comincia a sentire l’esigenza di farlo. La ripetitività delle azioni quotidiane ci consente sicuramente di trascorrere la vita con più tranquillità. Rimane da capire se questa sedentarietà può essere accostata ad un atteggiamento di pigrizia intellettuale o di paura nei confronti dell’innovazione. Una buona percentuale di italiani vive  la situazione politica con sconvolgente rassegnazione. Gli scandali e gli inciuci tra gruppi politici e criminalità sembrano essere sotto gli occhi di tutti. C’è gente però che preferisce sorvolare facendo finta di niente, forse è più comodo vivere senza lo stress derivante dall’impotenza delle proprie contestazioni. Come dice il testo della nostra canzone, finalista del Premio Musica contro le mafie che si terrà a Cosenza il 27 gennaio 2015, “tanto l’italiano si accontenta e non protesta, esce il vestito a festa per andarsene alla messa, non importa poi se il magistrato apre un’inchiesta, c’è la quiete dopo la tempesta”.

 

I.G.: Spesso sembra che buona parte degli Italiani ritenga la politica qualche cosa di distante, un’utopia. C’è chi addirittura confonde “l’essere in politica” con “abuso di potere”. Eppure la politica è un dovere ed un diritto. Addirittura è il Diritto. Nella vostra canzone “Italia” non credete si possa correre in qualche modo il rischio di fomentare la convinzione che l’Italia sia veramente solo e soltanto “mafia, spaghetti e mandolini” e quindi di ammettere che la politica, quell’essere tutti coinvolti nella ricerca del bene comune, sia solo una velleità?

Davide Severino: “Italia” è una canzone che descrive dettagliatamente le dinamiche politiche del nostro Paese. Un brano in forma di “cronaca”, rappresentazione concreta dalla quale emerge, con crudo realismo, una situazione tragicomica. Il pezzo si apre infatti con l’incipit “Italia che discute di lavoro e di mobbing ma timbra il cartellino e poi va in giro a fare shopping”. La nostra terra è piena di episodi in cui alcuni lavoratori sono stati ripresi a timbrare 10 cartellini contemporaneamente. Il ruolo dell’artista, in questo caso, è quello del narratore che si limita ad osservare e descrivere gli eventi. Pertanto non pensiamo di essere fomentatori ma reporter di comportamenti eticamente scorretti e pensiamo anche che l’opinione pubblica sia completamente d’accordo con noi. In questo caso la canzone ha lo scopo di denudare il malcostume tutto italiano che di certo non rende al nostro Paese l’immagine che meriterebbe.

 

I.G.: In “Menomale” ancora una volta trionfa, senza però prendere davvero coscienza di quello che realmente è, lo stereotipo dell’uomo “disimpegnato” che quando pensa al “fare”, in realtà si riferisce a un’azione che è sempre qualcun altro a svolgere. Nella canzone è tutto un “menomale che non tocca a me essere” ancora una volta, molto abilmente, costruite un personaggio-stereotipo che non riesce a comprendere quello che veramente vuole, deve essere. Anche in questo caso, non è forse un po’ rischioso ammiccare, anche se molto ironicamente, verso questo modo di vivere così non curante e ammettiamolo, profondamente menefreghista dichiarato?

Davide Severino: “Menomale” è un brano che parla di una persona che ha scelto di vivere con spensieratezza e “noncuranza” tutti i momenti della sua vita, rimanendo sempre coerente anche nelle situazioni che richiederebbero un comportamento più formale. Chi siamo noi per decidere come devono vivere gli altri? Cosa possiamo fare per cambiare la condotta della gente che ci circonda? Se decidiamo di criticarli, ponendoci con un approccio esclusivista, secondo il quale il nostro modo di comportarsi è il migliore di tutti, si rischia di apparire poco rispettosi dell’espressione individuale. In tal senso “menomale” è un inno alla libertà personale. La continua reiterazione del termine “menomale” che ricorre ossessivamente durante tutta la canzone esprime soddisfazione e sollievo. Non dimentichiamo che menomale è sinonimo di “fortunatamente”. Un brano che riesce ad infondere all’ascoltatore uno stato d’euforia e serenità, grazie anche ad un videoclip che ha ottenuto un gran numero di visualizzazioni su youtube, realizzato con l’aiuto di attori volontari reclutati tramite facebook. Sul videoclip e sulla canzone non diciamo più nulla così stimoliamo i nostri lettori ad andarlo a vedere e, perché no, a lasciarci anche un like. Menomale!

 

I.G.: Se Platone separava l’Iperuranio dal mondo tangibile – o meglio, del sensibile -, per Aristotele tutto ciò che è materia necessariamente deve avere forma e la Sostanza è sinolo di forma e materia. Il vostro motto, però, è “non sempre la forma è sostanza”: c’è il rischio di cominciare a pensare ad una “assenza dell’essenza”, potreste chiarire?

Davide Severino: La società dei consumi di massa ci ha abituati ad un prodotto artistico che spesso sacrifica la sostanza per dare più spazio alla forma, questa intesa nel senso del packaging e dell’immagine artificiosa e ben curata dell’artista. Il nostro “non sempre la forma è sostanza” è un invito rivolto ai fruitori, a concentrarsi sulla sostanza dell’opera senza lasciarsi ingannare dalla forma, cioè dall’aspetto esteriore. Oggi gran parte della produzione musicale segue le logiche di mercato, “merce di scambio” per riprendere una definizione di Baricco. Sembra che i brani siano calibrati per durare una stagione prima di cadere nel dimenticatoio ed essere immediatamente soppiantati dal nuovo tormentone. Seguendo questa logica il valore del prodotto, cioè la “sostanza” dell’opera, passa in secondo piano. L’arte ha perso di vista l’obiettivo principale che è quello di veicolare beneficio e catarsi.

 

I.G.: Ad un primo ascolto può sembrare che le vostre siano le storie degli inconsapevoli, di chi vive “senza un vero perché” (Come un bruco). Qual è il perché della vostra musica?

Davide Severino: Il progetto “4 soldi” nasce dalla collaborazione tra specialisti consapevoli di vivere in un periodo storico ostile per l’arte in generale ma che non hanno perso l’entusiasmo. Sappiamo che portare avanti un progetto di produzione musicale è un percorso lungo e travagliato ma possediamo gli strumenti per poterlo affrontare con estrema competenza e professionalità. Noi pensiamo solo a costruire musica di qualità, questo è l’obiettivo, tutto il resto viene da sé.

 

I.G.: A proposito di diritto e dovere della Politica: se Toto Cutugno almeno sognava di essere bagnato dalla rugiada, nella vostra “Voglio andare a vivere in campagna elettorale” ancora una volta non solo non viene proposto un locus amoenus in cui rifugiarsi, ma nemmeno si prefigura una condizione altra rispetto a quella attuale, corrotta e degradata.”Voglio andare a vivere in campagna elettorale/nel periodo di elezioni tutti ti offrono il caffè/voglio andare a vivere in campagna elettorale/tutti quanti che ragionano per te”, la voce narrante che si sente promettere una “vita da Pascià” in realtà non si nega in maniera effettiva alle carezze degli imbonitori. Come mai, se si percepisce fittizia l’onestà dei candidati a caccia di proseliti è così difficile dire loro di “no”? Forse è troppo comodo accettare il caffè pagato?

Davide Severino: “Voglio andare a vivere in campagna” è un brano attualissimo che non passerà mai di moda, fidatevi! Anche in questo caso, come per “Italia”, è opportuno parlare di una canzone in forma descrittiva dove il protagonista afferma con tono beffardo “voglio andare a vivere in campagna elettorale”. Il pezzo richiama volutamente, con un pizzico di ironia nostalgica, la celebre canzone di Toto Cutugno. La voce narrante, celata dietro una triste consapevolezza, descrive il rapporto tra elettore e deputati come un episodio di ipocrisia reciproca: i deputati propongono, in cambio del voto, un “caffè” pieno di promesse che non saranno mai mantenute.

 

I.G.: “Viva l’Italia” cantava Francesco de Gregori. Ricordando Gaber la domanda è d’obbligo: non vi sentite Italiani, ma lo siete… per fortuna o purtroppo?

Davide Severino: Noi ci sentiamo “italianissimi” e siamo pure fieri! Abbiamo infatti deciso di viverci in questo Paese e nessuna intenzione di rimanere a guardare. Pensiamo di dare un contributo alla produzione musicale in lingua italiana pulito, apolitico e apartitico. Lo facciamo attraverso la musica con metodicità ed esperienza. Sappiamo cosa fare e possediamo tutti gli strumenti necessari per portare avanti una produzione musicale raffinata, di qualità, che riesce ad arrivare nella coscienza di tante persone, grazie anche all’uso di un linguaggio semplice e colloquiale.

 

I.G.: Progetti futuri?

Davide Severino: Nel futuro prossimo c’è un nuovo video e un nuovo singolo dal titolo “Crack”. Lo definiamo un lavoro maniacale pieno di fascino spasmodico. Pensiamo di pubblicarlo a febbraio. Ci sarà anche un’importante collaborazione con il produttore musicale palermitano Riccardo Piparo. I nostri impegni con la musica live saranno il 27 gennaio a Cosenza, presso il Teatro Unical (Università della Calabria) e il 28 febbraio a Palermo al Teatro Lelio. Per chi volesse rimanere aggiornato con i nostri appuntamenti può farlo attraverso la pagina facebook, basta scrivere “4 Soldi project”.

 

Written by Irene Gianeselli

 

 


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