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Io, moglie di un “mobile”

Creato il 21 febbraio 2012 da Silvanascricci @silvanascricci

La cassa integrazione, la messa in mobilità sono concetti che, sentiti nei racconti, ti mettono ansia, ti coinvolgono; ne cogli l’angoscia e la disperazione.

Nonostante tu sappia che sono cose che possono, in questo momento più che mai, capitare a chiunque, sotto sotto, in fondo in fondo, non pensi davvero che possano capitare a te.

Invece capita e succede.

Succede che, nonostante l’esperienza, l’alta professionalità, le responsabilità che ti sei accollato, un giorno, a sessant’anni, ti arriva una telefonata con cui sei convocato in sede per importanti comunicazioni.

Succede che all’incontro, ipocritamente e maliziosamente, ti dicano che apprezzano moltissimo il lavoro che hai svolto, che sei un elemento prezioso dell’organizzazione aziendale, che l’esperienza maturata è un bene, ma che la crisi colpisce e morde duramente e, quindi, dal mese prossimo sei posto in mobilità.

Sei in mobilità perchè hai un sacco di anzianità di servizio, hai un sacco di benefit, hai un livello retributivo alto e quindi, all’azienda, costi un botto.

Ti trovi, improvvisamente, a fare i conti con quell’età anagrafica che è troppo poca per la pensione e quell’età lavorativa che sembra troppa all’azienda.

Come in tutti gli stati shock sei inizialmente anestetizzato, quasi inconsciente della portata dell’accaduto, poi un poco alla volta realizzi l’accaduto e pensi ai cambi di prospettiva, alle modifiche delle abitudini, alle variazioni di status.

Pensi a come poter mettere rimedio alla situazione e ti accorgi che puoi fare ben poco perchè ti trovi, per tre anni, costretto all’immobilità del non poter fare altro che accontentarti dello stipendio “mobile” senza altro che attendere il passare del tempo perdendo l’aggiornamento necessario al lavoro che hai sempre fatto e che sempre ti è piaciuto.

Sei cristallizato in una situazione immobile con l’unica alternativa del licenziamento; quindi hai l’opzione tra la corda e la pistola.

In queste condizioni fare la moglie del mobile è altrettanto complesso.

Perchè oltre agli stessi problemi pratici del mobile hai pure l’onore di mantenere l’ottimismo, devi inventarti e prospettare alternative, devi trovare il positivo nel negativo.

Una fatica doppia anche per me che ho un marito che non ha mai considerato il lavoro come il fulcro della sua vita, non ha mai considerato il lavoro come la realizzazione di un’esistenza, non hai mai pensato a se stesso come il pater familiae che tutto deve controllare e mantenere.

Come diceva Cesare Pavese: lavorare stanca, ma non avere un lavoro, per altrui imposizione, stanca ancora di più.



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