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Platti: da Einaudi al fallimento

Creato il 26 gennaio 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

L’angolo tra corso Vittorio Emanuele II e corso Re Umberto, a Torino, ha visto nei giorni scorsi abbassarsi le saracinesche di uno dei bar storici più famosi della città: Platti ha chiuso. Il locale fondato nel 1870, ormai un elemento cardine del centro con le insegne verdi e marroni, e l’aura di solennità dovuta ai grandi nomi che hanno preso posto tra quei tavolini, non c’è più. Si è conclusa la parabola di uno dei bar più noti del centro, a causa del fallimento richiesto dagli stessi dipendenti.
Il Caffè Platti nasce nel 1870 grazie all’idea di Ernesto e Pietro Platti, negli stessi locali in cui si trova attualmente, in corso Vittorio Emanuele II. La sede è infatti sempre rimasta la stessa, nel pieno centro di Torino, a pochi passi dalla stazione di Porta Nuova. Inizialmente, il locale nasce come la Liquoreria Umberto I, rilevata poi dal fratelli Platti per trasformarla nel caffè che sarebbe diventato tra i più celebri della città.
Il centralissimo Caffè Platti è stato sempre riconosciuto come uno dei locali più esclusivi di Torino. Estremamente elegante, raffinato e discreto, nel 2003 è entrato a far parte dei Locali Storici d’Italia. Negli anni ha visto susseguirsi tra i suoi tavolini alcune delle personalità più di spicco per Torino e per la storia dell’Italia. Tra gli avventori più noti troviamo Giolitti, Luigi Einaudi, che amava sedere sempre allo stesso tavolino, Giovanni Agnelli e lo scrittore Cesare Pavese. Anche alcuni studenti del liceo classico D’Azeglio vi sostavano dopo le lezioni, gli stessi studenti che nel 1897 fondarono la squadra della Juventus. Le vetrine di Platti sono sempre stato sinonimo di esclusività, di una certa raffinatezza d’altri tempi e di storia della città.

E proprio d’altri tempi è necessario parlare. La chiusura conseguente al fallimento di Platti è sicuramente un boccone amaro per la città di Torino. In uno dei momenti più bui per il caffè storico, ricostruiamo i passaggi che hanno portato all’abbassarsi delle saracinesche. Sin da agosto 2014, la società era diretta dall’avvocato Alfredo Cardigliano, subentrato a Pierina Giani e al commercialista Davide Ferrero. Da allora, la situazione finanziaria della Platti Srl si è aggravata esponenzialmente con il passare del tempo, fino all’epilogo che ne vede il fallimento.
I dipendenti hanno denunciato stipendi mai pagati e azioni di mobbing. I licenziamenti non si sono fatti attendere, alcuni dei quali a danno di alcuni collaboratori storici del locale, come il vetrinista. Da tempo, inoltre, gli avventori di Platti erano costretti a gustare il loro caffè ben stretti nei cappotti: la società, ormai colma di debiti a causa della gestione, non ha più potuto nemmeno pagare il riscaldamento ed è stata costretta a smontare il dehors.
A settembre 2014, 24 su 28 degli stessi dipendenti hanno presentato l’istanza per il fallimento, sperando di riaprire il locale sotto una gestione migliore e più certa. La società Next Group deteneva fino all’80% delle quote della Platti srl, e come consulente era stato scelto Amato Ramondetti, responsabile del fallimento del ristorante Il Cambio e della filiale di Platti a Zagabria, aperta ad aprile 2014 e durata appena tre mesi. Cardigliano, già protagonista di vicende giudiziarie in passato (un arresto per truffa nel 2013), è stato arrestato. L’uomo aveva dichiarato di non avere mai acquistato quote della società torinese, mentre Davide Ferrero sosteneva di avergli ceduto le proprie.
Il fallimento è stato deciso dal Tribunale di Torino, attraverso una sentenza del giudice Ernesto Astuni, una volta esclusa l’esistenza di presupposti per un concordato preventivo. Dal 23 gennaio, il caffè di Agnelli, Pavese ed Einaudi è al buio dietro le saracinesche tristemente chiuse, dando al luogo un’atmosfera quasi a lutto.

Tuttavia, una delle speranze è che Platti possa presto tornare a rivivere gli antichi splendori, magari addirittura prima di Pasqua. Per un simile gioiello storico non mancano sicuramente i pretendenti. L’interesse è infatti alto, anche da parte di nomi noti in città e che operano da anni nel settore. Si guarda fiduciosi soprattutto all’Expo2015, che si spera riporti il caffè ai fasti di un tempo, quando una sola giornata poteva portare un incasso pari a 10000 euro.

Tags:caffè,centro,chiusura,fallimento,Platti,torino,tribunale

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