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Italia, un popolo conservatore e corporativo

Creato il 04 dicembre 2012 da Tabulerase

Italia, un popolo conservatore e corporativoLe primarie del centro sinistra si sono concluse e il ballottaggio ha decretato la vittoria di Bersani con un distacco di circa 20 punti da Renzi. La vittoria dell’usato sicuro contro il cambiamento; delle due proposte, diverse di sinistra, ha vinto quella rassicurante.

Un popolo che si definisce progressista dovrebbe cavalcare il futuro, invece, in Italia, quel popolo, ne ha avuto paura. Che il nuovo spaventi si può capire, l’uomo è un animale abitudinario.  Ma in Italia questa tendenza va oltre una spiegazione antropologica, è culturale e non di parte. L’Italia è il Paese in cui non vi è mai stata una rivoluzione, in cui si tende a mantenere i privilegi di casta e, non penso solo alla politica, ricordate gli scioperi dei taxisti o dei farmacisti in opposizione ai provvedimenti legislativi, proposti dal governo, che avrebbero intaccato gli status consolidati?

 Se penso alla Germania che è riuscita, dopo la caduta del muro di Berlino, a riunificare il Paese attraverso una serie di riforme strutturali che l’hanno resa solida e capace di guidare, oggi, l’intera Europa. Alla Francia e all’Inghilterra che hanno due Stati moderni e due sistemi elettorali che coniugano il principio di rappresentanza e di governabilità. E poi guardo a casa nostra…

Sarebbe semplice attaccare la solita litania contro il sistema corrotto e la casta politica ma, è solo un argomento strumentale che ogni volta serve a chi vuole scalare il potere.

Esiste, piuttosto, una complicità tra la maggioranza degli elettori e la politica che, ha l’obiettivo di lasciare immutato il blocco sociale conservatore, che non appartiene a una parte, ma è trasversale. Dentro ci sono i ceti professionali, organizzati intorno ai rispettivi ordini, molti statali, burocrati, i direttori e dirigenti di tutte le società parastatali, i commercianti e imprenditori evasori, i finti invalidi, e così via. E dopo la caduta del comunismo nell’URSS e la fine della guerra fredda, la contrapposizione ideologica anche in Italia si è attenuata fino a scomparire e, la società italiana liberata dai principi di appartenenza ha sguazzato nel mare dell’opportunismo alla ricerca di un appoggio che garantisse la sopravvivenza, utilizzando per i propri interessi tutta la rappresentanza parlamentare.

Un blob enorme che si rigenera, che non ha testa e coda, viscido, che sfugge a ogni ipotesi di modifica, perché tra la politica e questo blocco conservatore si è instaurato un ciclo sempiterno che si alimenta a beneficio di entrambi e che nessuno delle parti a interesse a interrompere. Un Paese prigioniero dell’eterno presente, senza idealità che fa fatica a ricordare il passato e che non vuole guardare al futuro. Tutto è immutato da sempre, un fermo immagine, in un tempo e spazio irreversibile.

Tutto è marcio allora?

No. Ci sono gli italiani, conservatori o progressisti per convinzione, senza alcun interesse che non sia ideologico, che non appartengono a nessuna corporazione, sono gli italiani per bene, che hanno ancora dei principi che hanno delle idee e le difendono, ascoltano quelle degli altri, anche se non le condividono, che pagano le tasse che hanno il senso del dovere e della responsabilità, che distinguono tra interesse privato e pubblico, che rispettano le istituzioni, che se commettono degli errori non cercano scuse ma chiedono scusa.

Speranza?  «La speranza è una trappola … state buoni, zitti, pregate, che avrete il vostro riscatto, la vostra ricompensa nell’aldilà … State buoni, abbiate speranza.».[i]



[i] Mario Monicelli


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