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JAZZ E CONTAMINAZIONE #musica #meticciato #novecento

Creato il 07 giugno 2014 da Albertomax @albertomassazza

jazz

Che il jazz sia il prodotto di uno dei meticciati culturali più articolati e sincretici mai verificatisi è un dato di fatto acquisito. Già la matrice africana è contaminata, in quanto costituita dalla riproposizione dei canti di lavoro e magico-sacrali della terra d’origine, in un contesto ben diverso, in cui il lavoro era imposto in modo coatto dai padroni bianchi e la spiritualità animista era dovuta confluire nelle diverse professioni della religione cristiana. A New Orleans, città meticcia per antonomasia, il repertorio afro-americano, evolutosi nei decenni successivi all’affrancamento, entrò in contatto con espressioni musicali delle comunità francesi, creole, ebraiche, ispaniche, italiane e angloamericane, dando vita al New Orleans Jazz dei neri e al Dixieland dei bianchi. Nonostante la naturale propensione al meticciato del nuovo genere, i pregiudizi razziali erano ancora talmente diffusi dal rendere improponibile la formazione di band miste di bianchi e neri. L’integrazione razziale tra i musicisti afro-americani e bianchi fu un processo abbastanza lento, in linea con quanto avveniva in generale nella società. Con la diaspora da New Orleans verso Chicago, a seguito della chiusura del quartiere di Storyville nel 1917, sede di locali malfamati nei quali si esibivano i musicisti, la musica afro-americana si urbanizzò ulteriormente, con lo sviluppo dell’improvvisazione e dell’orchestra costruita attorno alla figura del leader. Un processo che proseguì quando, dopo la Grande Depressione, il centro nevralgico del jazz divenne New York. Qui, la tradizione delle orchestre classiche, Broadway e la grande richiesta di musica da ballo, favorirono l’evoluzione delle Big Band e trasformarono il jazz da musica malfamata in fenomeno di massa, con l’invenzione dello swing, termine che finirà per designare, accanto all’epoca storica del jazz, l’essenza stessa del jazz. Contemporaneamente, a Kansas City si sviluppava una scuola parallela, più legata al blues e alle radici rurali.

Il meticciato del jazz, di estrazione popolare e subalterna, con la musica colta non riguarda solo l’orchestrazione della Swing era. Già il Ragtime di Scott Joplin era una mediazione tra la cultura afro-americana e il repertorio classico. Molti musicisti europei si interessarono al nuovo genere, inserendo stilemi jazzistici in forme accademiche colte, così come musicisti di estrazione jazz quali Gershwin ed Ellington portarono avanti la contaminazione. Dopo il tramonto dell’epoca dello swing che aveva portato il jazz ad essere un fenomeno di massa, i jazzisti abbandonarono le forme di consumo per orientarsi verso la musica d’arte, fino alla teorizzazione del Third Stream di Gunther Schuller che proponeva una fusione tra jazz e l’avanguardia colta. Il dialogo tra questi due mondi distanti è rimasta una costante nella storia del jazz, anche se raramente ha prodotto risultati sincretici come il rapporto tra jazz e musica etnica. Lo stesso Gershwin e Leonard Bernstein hanno raggiunto le fusioni più convincenti. C’è da dire che certi sviluppi estremi del Free jazz possono facilmente confondersi con esperienze dell’avanguardia colta, così come pianisti quali Keith Jarret, Uri Caine e più recentemente Stefano Bollani hanno fatto della linea di confine tra Jazz e tradizione classica il luogo privilegiato delle loro scorribande musicali.  In definitiva, la capacità del jazz di assorbire e rielaborare impulsi provenienti dalle più diverse culture (si pensi alle sperimentazioni caraibiche di Dizzy Gillespie, al Jazz samba di Stan Getz, alla ricerca sulle radici africane del Free Jazz, fino alla fusione col Pop-rock e alla world music degli ultimi decenni) ha fatto la fortuna del genere, consentendogli una durata più che secolare e una vitalità che non accenna a spegnersi. Senza dimenticare la contaminazione con forme d’arte non musicali, come il cinema (il primo film sonoro fu Il cantante di Jazz con Al Johnson), la letteratura (l’interscambio tra il Be Bop e la Beat Generation, ad esempio) e la pittura (Free jazz e Action Painting).

 



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