Massimiliano Città;
Cresce artisticamente nel gruppo Kiroy, accolita palermitana di scrittori, pittori e musici. Negli anni che vanno dal 2002 al 2003 si esibisce con lo stesso gruppo Kiroy in serate folk-blues, organizzando, inoltre, una serie di mostre di pittura (2003/4).
Nell’inverno del 2003 partecipa al “Sulmona Festival, Memorial Augusto Daolio”, con la band DorianGray, ottenendo ottimi riscontri e una segnalazione per il testo della canzone “Bambino Umile, Bambino fragile”.
Nel 2004, sotto lo pseudonimo di VagabondoEbbro, pubblica, per la CUT-UP Edizioni di La Spezia, il suo primo racconto lungo “Delirio di un Assassino”, inserito nella raccolta “Lost Highway Motel”.
Alla fine del 2004 entra a far parte come voce solista della blues Band “The freely chip’s band” con la quale gira la Sicilia fino al 2007. Contemporaneamente partecipa nel ruolo di lead vocal al trio acustico “Benzedrina Blues”.
Nell’estate del 2005 scrive il saggio “Viaggio immaginario di un musico ateniese” che gli vale la laurea con lode in D.A.M.S., indirizzo musica, presso l’ateneo palermitano.
Nell’inverno dello stesso anno conclude la prima raccolta di racconti “Delirio di un Assassino e altri racconti”.
Nel 2007 progetta la realizzazione dell’album scritto qualche anno prima “Ritratti di un Vagabondo Ebbro”, (di cui alcuni pezzi possono essere ascoltati al link Vagabondoebbro oltre alla traccia “Bambino umile bambino fragile” selezionata per la compilation digitale I.M.C Music 2008) e nell’ambito della realizzazione di questo progetto musicale, nell’estate del 2008, fonda la band Dorian con la quale si esibisce alla 3° Edizione di “Indigena – Gruppi emergenti castelbuonesi” e al “Music Tourfest 2008”.
Nel 2009 pubblica il suo primo romanzo Keep Yourself Alive edito da Lupoeditore.
RRacconti sono stati pubblicati presso diversi siti (Il paradisodegliorchi Landmark motor Hotel , Malicuvata.it You gotta pay the dues, Ossa di cristallo, Eleonor e le gardenie, In volo oltre la polvere Scritti inediti Tornanti, Progetto Babele Ho amato fino a morirne – Segnalato dalla giuria in occasione della IIa edizione del concorso letterario Unibook)
Sito dell’autore: http://vagabondoebbro.altervista.org/blog/
Titolo: Keep Yourself alive (isbn:978-88-95861-62-3)
Autore: Massimiliano Città
Serie: #
Edito da: Lupo Editore
Prezzo: 13,00 €
Genere: Romanzo Sentimentale, Narrativa Contemporanea
Pagine: 144 pg
Voto:
Trama: C’è qualcosa di musicale in questa caduta, un’eco che risuona nella notte, eco di passi, singhiozzi nascosti, volontà di fughe. Nessuno può fuggire da sè stesso spesso ne siamo consapevoli e troppe volte proviamo a farlo comunque. E ad ogni tentativo fallito viene fuori il malessere, l’inquietudine del vivere.
“Il tempo giusto, certo, ma quale?
Cos’è il tempo di una sonata?
La scansione delle battute forse? Il suo andamento?
E mentre le note scorrono vestendosi di suono, là fuori, fuori dal suono, fuori dalla sonata, cosa accade?
Il tempo scorre come la musica o gli gira intorno?
Non so darti una risposta, come a molte altre domande del resto, sono soltanto un giovane uomo che sta perdendo i pezzi.
Un puzzle mal composto. Forse in queste righe cerco di attirare la tua pietà. Niente di più.”
Keep yourself alive è il racconto della ‘strada’ di Enzo, figlio di tranquilla famiglia siciliana tradizionale, che tronca la sua giovinezza e taglia i ponti con il paesino d’origine per inseguire un sogno di trasgressione. Infatuato di Daniela, conosciuta durante l’estate dei suoi diciannove anni, che lo ha iniziato alla cocaina, il protagonista sale sul primo treno per Milano per raggiungerla.
Privo di punti di riferimento, nonostante l’incontro con un prete che lo riconosce subito come sbandato, e nonostante il generoso slancio del napoletano Damiano, non sa cogliere le opportunità che gli vengono offerte e prosegue il suo percorso verso un degrado senza ritorno. Conosce la miseria dei marciapiedi, le perversioni di un universo di tossici a cui si lega in modo indissolubile, l’illusorietà di un facile successo da Dj che lo immerge per un certo periodo in un delirio di onnipotenza, schiavo della droga e disperatamente perduto alla società “normale”.
A sei anni di distanza dal primo incontro ritrova Daniela, per assistere alla sua tragica fine; e dalla totale solitudine lo salva solo l’affettuosa presenza di una volontaria che lo assiste quando il suo fisico, debilitato dalla tossicodipendenza e aggredito dalla malattia, lo porta ad attendere la fine in un letto d’ospedale. Qui cerca faticosamente di scrivere di sé al fratello minore, per ricongiungersi in extremis, almeno idealmente, ad una famiglia la cui ‘voce’ significativa resta per lui quella del vecchio Gino, figura chiave del suo ricordo e dei suoi affetti, dopo la cui morte è stato solo il silenzio.
È una storia “forte”, provocatoria, scritta in una prosa densa e coinvolgente che si destreggia tra memoria vicina e lontana, tra ambienti, personaggi e situazioni diversi che si richiamano l’un l’altro per associazione di pensiero o per analogie. La tecnica di scrittura è priva di sbavature ed ottiene un effetto-verità; i personaggi sono tratteggiati efficacemente anche con poche battute e/o gesti.
Recensione:
Massimiliano Città è a mio parere un narratore molto abile. Le descrizioni della sua Sicilia, del focolare domestico del protagonista, Enzo, sono vivide ed emozionanti. La figura del nonno, un abile raccontatore di storie, e la lunga descrizione che ne fa sono estremamente dolci. Si riesce a cogliere la malinconia, la tristezza per la perdita di una grande figura di riferimento.
Il mio focolare si spense un pomeriggio d’estate in un rantolo freddo
Vi ho trovato descritta la classica famiglia tradizionale, in cui tutti si danno una mano e si sostengono, con un nonno che racconta con maestria delle storie davanti ad un fuoco scoppiettante. Nonno Gino ha un carattere forte da una parte duro ma dall’altra, con le sue lezioni di vita e con le sue storie, dimostra, ai suoi ascoltatori, tutto il calore e l’affetto che nasconde dentro di sè. Io, così me lo sono immaginato. La descrizione di questo nonno è così sentita e vera che il lettore si domanda se il successivo degrado di Enzo sia proprio dovuto alla perdita di questa importante figura. Enzo, è un giovane siciliano e, come molti giovani sono soliti fare, si getta nelle esperienze ma allo stesso tempo ha un carattere molto riflessivo che lo porta a porsi molte domande e fare riflessioni sulla vita.
Così la normalità non la sai spiegare, non la comprendi però l’accetti
Forse la follia salverà il mondo perchè la ragione, in fin dei conti, l’ha ridotto così come sta
E’ un libro veramente toccante in particolare nelle ultime pagine in cui Enzo, ormai allo stremo delle forze, si lascia andare e imprime le sue memorie parlando al fratello in una lettera, abbandonandosi ai ricordi dellla giovinezza. Così il suo degrado da spitituale diventa anche fisico. Keep yourself alive parla di dolore, dolore che colpisce Enzo nel momento in cui si rende conto e realizza che è difficile abbandonare la propria Terra d’origine per inseguire il suo amore, Daniela. Ma non è solo Daniela che è andato a cercare; Enzo ha dentro di sè un dolore così profondo che lasciando le sue radici non fa che peggiorare. Si sente vuoto e cerca di colmare le sue lacune con una vita frenetica, allo sbaraglio. Lui abbandona il suo paese ed è sicuro del fatto che tutto sarà semplice, non si rende conto di quello che lo aspetta e di tutte le difficoltà, credendo che sia una passaeggiata. Poi si accorge delle differenze tra Milano, una frenetica città, e la sua Sicilia. A Milano, fortunatamente, Enzo trova un importante supporto, Damiano, un simpatico e generoso napoletano. Non so se sia un caso ma naturalmente Enzo non ha avuto l’incoraggiamento e l’aiuto di un cittadino del Nord bensì del Sud. Questo rispecchia un pò il pregiudizio che al Nord siamo più freddi e distaccati, e purtroppo questo molte volte è vero.
C’è poi una particolarità nel romanzo che secondo me è importante sottolineare: alcune frasi, come nei dialoghi del nonno con Enzo ad esempio, sono scritti in dialetto siciliano. Io non so dirvi se è dialetto stretto o meno, ma sicuramente un lettore come me che viene dall’estremo Nord non capisce molto. Alcune frasi sono comprensibili dato il contesto, ma io avrei preferito avere delle note a piè pagina. A mio avviso, Massimiliano Città ha usato un linguggio molto diretto che non ci porta ad aver chiare le ambientazioni e le caratteristiche fisiche dei personaggi, ma che ci colpisce nell’immediato, ci emoziona e ci colpisce nell’intimo. Insomma, quello che conta, sono le emozioni che suscita. Infatti devo ammettere che alcuni giorni dopo la lettura i miei ricordi sul libro erano già molto sbiaditi; quello che è rimasto erano le sensazioni di tristezza, di abbandono e la figura di nonno Gino. Tutto il resto è passato in secondo piano ed è svanito dai miei ricordi ed è proprio per questo che il mio giudizio si è fermato a 3 stelle. Lo scrittore poteva, secondo me, dare molto più. Mi sarebbe piaciuto che andasse ancora più a fondo nel descrivere nonno Gino e che ci raccontasse più aneddoti che avessero avuto a che fare con la sua vita.