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Ko Samet. Ricordi di un piccolo angolo di paradiso

Creato il 31 ottobre 2013 da Danny @StoriediViaggio

Questa mattina mi sono svegliata col pensiero fisso di Ko Samet. Sarà la tristezza dell’autunno che incalza, sarà l’aria umida riporta al pensiero dell’Asia, sarà non so cosa, ma mi è venuta una certa voglia di mare thailandese. La mia unica ma indimenticabile esperienza l’ho fatta due anni fa a Ko Samet, sulla costa orientale del golfo.  L’isoletta è a soli 200 km da Bangkok, ed è facile da raggiungere. Si arriva a Bangkok (per fare prima coi voli il metodo più affidabile è sempre dare un’occhiata su Expedia).  Una volta lì si raggiunge l’Eastern Line Buses Terminal e si prende un bus fino a Bhan Phe; da lì mancano solo 20 minuti di traghetto.

Più piccola (sette chilometri per tre!) della rinomata Ko Chang, è anche meno aggredita dal turismo. Più a sud si scende, più le spiagge sono belle e incontaminate. Voilà la pagina di Wikipedia con l’interminabile lista di spiagge. Quelle che abbiamo frequentato noi sono Ao Nuan e Ao Wai (Ao … ovviamente significa spiaggia), entrambe da consigliare. Abbiamo alloggiato al Malibu Resort, in un bungalow decisamente al di sotto dello standard promesso, ma è buffo come ci si scopra straordinariamente accomodanti, davanti alla prospettiva di spiagge bianche, sedute di abbronzatura, cenette in riva al mare e poco altro.

1 Bongalow

La spiaggia sulla quale affacciano i bungalow, la Vongduern Beach, la sera si popola di ristorantini “mobili” che allungano fino al bagnasciuga tavolini e divanetti a palafitte. Qui la sera ci siamo goduto il fresco e i nostri ultimi pasti a base di pesce e birra Chang.

2 ftutta
L’Isola di Ko Samet è denominata riserva naturale. La zona balneare curata ma le poche strade dell’isola e i molto punti di bosco sono sporchi; si incontrano collinette di spazzatura, bottiglie di plastica. E’ un peccato. Per una volta è inutile prendersela con i turisti. Qui vengono soprattutto famiglie europee, francesi, belgi, tedeschi di mezza età con le giovani mogli thailandesi, gente che non butta la spazzatura nell’ambiente a casa propria e sicuramente non lo fa nemmeno qui. Sono i thailandesi che non hanno ancora imparato il rispetto per il proprio ambiente naturale. La mia ultima immagine della Thailandia (ma potremmo dire di tutta l’Asia) è questa: scenari meravigliosi, monumenti ineguagliabili, ma l’incapacità di valorizzare e rispettare le proprio ricchezze resta ancora evidente. Troppe volte abbiamo visto giovani asiatici buttare per terra, in una terra meravigliosa e incontaminata, le bottiglie di plastica vuote. È vero che nemmeno il cosiddetto primo mondo è esente da colpe o ha risolto tutti i suoi problemi con i rifiuti, di qualsiasi natura essi siano… Ma ogni volta che vado in Asia non posso non riflettere sul fatto che questo stupefacente continente, tra tutte le problematiche che sta affrontando e che dovrà affrontare, prima o poi dovrà rendersi conto che la distruzione dell’ambiente naturale avrà, anche per loro, conseguenze devastanti.

La scorsa estate c’è stato un incidente ambientale; una nave ha perso petrolio all’altezza della spiaggia Ao Phrao, ma è del 29 ottobre (due giorni fa!)  la notizia che è terminata la “ripulitura generale” della spiaggia e l’acqua non è più contaminata. Un ’ottima occasione per tornare a visitarla e dare una mano a uno dei tanti paradisi della Thaildandia.

3 spiaggia

 


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