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L'amore che resta - Restless

Creato il 09 settembre 2014 da Jeanjacques
L'amore che resta - Restless
Se penso alla mia vita, la gran parte dei momenti che mi vengono in mente sono quelli in cui mi sono stato l'unica persona ad avere una certa idea. E' successo quando nel mio gruppo di metallari ho osato mettere in discussione l'anatema che voleva condannare a priori la musica 'commerciale', è successo quando nel mio paesello di montagna mi sono rifiutato di definire troia una ragazza di quattordici anni che era rimasta incinta, è successo quando il gruppo di 'alternativi' della mia scuola mi aveva accolto fra le loro fila facendomi rivalutare la pena di morte dopo la sfilza di idiozie che avevo sentito dire da loro e, soprattutto, è successo col cinema. Ma mai avrei aspettato di essere l'unica persona ad avere una propria idea in un cineforum, un posto dove si dovrebbe proiettare in cinema di certo livello, destinato quindi anche a dividere. Mai avrei pensato di uscire dalla sala parecchio irritato, o almeno, irritato nel modo sbagliato, nel vedere un film di Gus Van Sant. E mai avrei pensato, nel vedere la ciotolina dove solitamente si mettono i pareri [in certi cineforum dalle mie parti a fine visione vengono lasciate due ciotole, quella dei e quella dei no, e ognuno deve mettere un sassolino in base a quanto gli è piaciuto il film], di essere l'unico ad aver espresso un giudizio negativo. Del resto si sa, si nasce soli, si muore soli, ma dimezzo quanti rompicoglioni...

Enoch è un adolescente irrequieto, orfano di genitori, morti in un incidente d'auto nel quale pure lui era stato coinvolto da piccolo. Passa le sue giornate con fantasma di un kamikaze giapponese suo coetaneo e partecipando ai funerali delle persone che non conosce. Proprio durante uno di questi funerali conosce Annabel, una sua coetanea con un tumore al cervello che ha solo tre mesi di vita...

Chiamate mi pure insensibile, chiamatemi pure cinico, chiamatemi pure incompetente o col mio nome. Ma, sinceramente, questo film non è riuscito a trasmettermi proprio nulla. Zero. Nada. Niet. E il fatto che il tutto venga proprio da Van Sant, uno che della morte ne ha già parlato - dovrebbe averne fatto una sorta di trilogia tematica, se non erro - e con risultati a dir poco sorprendenti, mi fa accapponare la pelle. Altro che brividi d'emozione, il pensare a come rincoglionisca l'età, questo si che è il peggiore dei mali. Perché questo film, a dirla tutta, alla fine lascia poco o nulla. Solo una patina zuccherosa che nulla dà e nulla toglie, un contentino dalla melassa facile che magari può soddisfare le nonne o un certo tipo di pubblico che deve credere che l'amore debba resistere su tutto. Il che alla fine è vero, ma non è tanto il cosa si racconta, ma il come. Il come è quasi più importante di tutto il resto, è quello che ha impedito a Drive di diventare un Fast and furious qualsiasi. La storia che il buon Gus vuole raccontarci quindi potrebbe partire piena di ottimi spunti, ma se li gioca tutti attraverso delle facilonerie davvero irritanti che proprio non sono riuscito a sopportare. Si potrebbero scrivere trattati dalla lunghezza infinita circa la mercificazione del dolore, ma alla fine è quello che fa muovere le storie. E' una situazione dolorosa che, il più delle volte, mette in moto una storia, dandole addirittura un moto d'interesse. E' proprio dal dolore di vivere che La noia di Moravia prende il via, è dal dolore di aver perso tutto che si smuove Io sono leggenda di Matheson e sempre dal dolore della propria condizione è caratterizzata la bellissima fine de Il profumo di Suskind. Damine, è proprio sul come viene usato il dolore che un film come Alabama Monroe ha fatto così discutere. E vogliamo parlare della sofferenza soffocante e assoluta che un film magnifico come Amour ci ha mostrato solo con due o tre riprese? Il dolore qui usato invece è sempre ripreso da una distanza di sicurezza, ci viene mostrata solo la sua superficie e non lo si analizza in profondità. Enoch ogni tanto ha delle crisi? E allora perché le si nominano e basta, specie con così tanta noncuranza? Perché la cara Annabelle viene mostrata sempre bella e sorridente, mentre si non si fa vedere magari quel sorriso infranto dalla stanchezza e dal peso della malattia, a testimonianza che nessuno, forse, è imbattibile dinanzi alla morte? Questa è un'estetica patetica e furba per un film altrettanto finto e abbastanza miserotto, che vuole parlare di morte e di vita, mantenendo però la costante paura di non farsi capire dal proprio pubblico, usando questi temi per metterci di mezzo un'ovvia love story fra due adolescenti, ma che siano però belli, carini e che non facciano schifare troppo. Perché purtroppo è così che vanno le cose, la gente non vuole che si parli di ciò che è veramente scomodo, si vuole che lo si accenni e basta, in modo da dare l'impressione di averci pensato sopra abbastanza e continuare con la coscienza a posto la propria giornata. E questo ragionamento trova compimento nella lettera finale scritta da Hiroshi, il fantasma che solo Enoch sembra vedere: ora capisco che la morte è facile, è l'amore a essere difficile. In realtà io credo che manco la morte sia così semplice, poiché si può morire per una serie infinita di motivi, e ogni morte porta con sé un determinato messaggio o fine. E se non si capisce una cosa tanto basilare, come si può pretendere di parlare di come l'amore sopravviva alla morte o, molto semplicemente, parlare della vita?

Uno dei film che insieme a Into the wild mi ha più irritato nella mia vita, ma che come quel titolo, possiede un campionario visivo di enorme fascino.Voto: 
L'amore che resta - Restless
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