Magazine Diario personale

L’amore è…partire da qui per capire perché il Paese va a rotoli

Da Romina @CodicediHodgkin

Come in una qualsiasi altra coppia di neogenitori, da quando è arrivata l’umpa lumpa il numero di fotografie scattate in questa famiglia è aumentato circa del 345%.

Io e il Maschio siamo così organizzati, anche a seguito dei corsi di fotografia che, con risultati che son quelli che sono, abbiamo seguito: io mi occupo delle foto del quotidiano. Quelle che colgono l’attimo. Gli sguardi assorti, le espressioni buffe, le foto simpatiche senza un perché. Non le solite foto con la bocca a culo di gallina, parliamoci chiaro, ma foto di momenti che secondo me è interessante fermare. Mi piace fotografare le persone e, il che è tutto dire, sono più brava a fotografarle, le persone, piuttosto che a relazionarmici. E non uso solo la reflex. Anzi, specialmente con la bambina, la reflex è più scomoda perché va ogni volta impostata, i bianchi vanno ogni tanto bilanciati di nuovo e una serie di altre menate (avere una macchina del genere e usarla in modalità auto è da pazzi) e si perdono i momenti brevissimi che non si possono ricreare. Se devo fare ritratti ragionati la uso, ma se voglio fare uno scatto veloce non ho né le doti, né il tempo, né la pazienza di usarla ogni volta, anche se qualitativamente non c’è paragone. Senza contare che in borsa non entra e che portarsi al parco lo zaino con corpo macchina e obiettivi è un suicidio. Maschio Alfa, al contrario, usa esclusivamente la reflex e, pippa senza appello nel 95% dei ritratti, si dedica con maggior successo alla macro, ai dettagli architettonici e ai paesaggi. Inoltre, è quello che corregge le foto al computer. Che detta così sembriamo due fenomeni, più che altro diciamo che siamo smanettoni un minimo informati.

Comunque, da quando c’è Claudia io quasi quotidianamente faccio foto, le metto in cartelle divise per mese e per giorno e poi ogni mese faccio una cernita e metto in un’altra cartella le foto da stampare. Quando ne ho accumulate un tot, le passo al Maschio che – per logica – dovrebbe limitarsi a correggerle, eventualmente scartare quelle che son simpatiche ma irrecuperabili anche lavorate e mandare tutto in stampa. Lungo ma lineare.

“Alfa, ti ho messo in common la cartella con le foto da stampare” “ok, le vedo e le ritocco con calma, così poi stampiamo tutto.”

Il giorno dopo:

“Maschio, ho aggiunto altre foto alla cartella da stampare, sbrigati a guardarle, così non ne accumuliamo troppe.”

“Certo, mi ci metto subito.”

Quattro giorni dopo:

“Maschio, in questi giorni ho continuato ad aggiungere foto ma quando oggi sono  andata a mettere quelle nuove mi sono accorta che le foto nella cartella da stampare si sono dimezzate. Che fine gli hai fatto fare?”

“Non so di cosa tu stia parlando, io non ho fatto niente, le ho solo spostate in un’altra cartella dove metto quelle che via via ritocco.”

“Questo passaggio mi sembra francamente di troppo, non puoi ritoccarle lasciandole lì nella cartella?”

“No, perché altrimenti poi non mi ricorderei a che punto sono arrivato.”

“E non puoi rinominare, che ne so, ‘fin qui’ l’ultima foto ritoccata?”

“Potrei. Ma non lo faccio.”

“Bene, e dove la tieni questa cartella?”

“Insieme all’altra.”

“Non c’è.”

“Ci deve essere PEFFORZA, l’ho creata io.”

Sparita la cartella con oltre la metà delle foto selezionate, tanto perché l’aveva creata lui e ci doveva essere PEFFORZA. Inghiottita da non si sa quale cyber buco nero.

Ricomincia da capo il procedimento. Per fortuna ricordo quali foto mancano e nell’arco di un pomeriggio riesco a riprenderle tutte e rimetterle nella cartella sperando non spariscano di nuovo.

“Maschio: vedi che poi fa’. Ariperdete le foto e vedi…”

“No, guarda, le sistemo subito perché così è un casino.”

Altri tre giorni dopo:

“Guarda, queste sono le foto da stampare, vedi se ti vanno bene.”

“Non c’è bisogno che io le guardi, so quali foto ho messo e se le hai ritoccate saranno ancora meglio.”

“Riguardale lo stesso.”

E certo. Perché non ho nient’altro da fare che guardare di nuovo foto che ho visto e rivisto fino alla nausea. Ho da fare io. L’umpa lumpa mica si cambia il pannolino o prepara la pappa da sola. E, benedetta figliola, mangia e produce materiale di scarto come un bisonte. Tant’è, riguardo le foto. Mi si appanna la vista e mi esce il fumo dal naso. Mancano una marea di foto.

“Ciccio, non ci siamo capiti. MANCANO LE FOTO!!! Non sono tutte quelle che ti ho dato.”

“Oh, no? E quali mancano…?”

Parte un elenco lungo dieci minuti. Recito a memoria quali foto mancano e quando sono state scattate. Maschio Alfa torna alla cartella “da stampare lavorate” ed effettivamente lì ci sono.

“Ecco, bravo, ora mandale IMMEDIATAMENTE in stampa. TUTTE!”.

Oggi abbiamo ritirato le foto. Sono le 23:07 e, mentre quei due farabutti – quello basso e quello ancora più basso – dormono, io sono seduta per terra circondata da oltre  duecento foto che sto mettendo in ordine cronologico. E no, dopo tutto questo casino, non sono tutte. Non solo: sto trovando una marea di foto (che non saprei collocare cronologicamente perché non le ho scattate io) che non erano nell’elenco finale che ho visto e che non si sa a quale titolo siano state stampate visto che non hanno né arte, né parte. Non solo bis: ce ne sono molte talmente simili (fotografate sicuramente col multiscatto) che potrebbero apparire nella Settimana Enigmistica per il gioco “trova le differenze”. Non solo ter: non ce ne sono, e qui è colpa di chi le ha stampate, dello stesso formato. Non solo quater: non pago di aver stampato in formati tirati a sorte, il fenomeno ha anche lasciato un incomprensibile bordo bianco di spessore variabile su quasi tutte le foto, bordo che il maschio ha dovuto tagliar via con il taglierino da ogni foto.

Ora, se questa è la mia piccola realtà, posso io stupirmi delle lungaggini della burocrazia della Pubblica Amministrazione? Posso io stupirmi se all’INPS volevano che partorissi con dieci anni di anticipo? Posso io stupirmi se la documentazione che ho presentato per l’invalidità nel 2005 se la sono persa tre volte? No che non posso stupirmi…anzi, finalmente so che fine hanno fatto quei cavolo di documenti: sono insieme alla cartella di foto che non si sa dov’è!

L’amore è…usare il proprio rapporto come metro di paragone per comprendere al meglio i disastri del Paese.


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