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L’Analisi Bioenergetica

Creato il 04 giugno 2013 da Pirpa

Gestire Risorse Umane

L’Analisi Bioenergetica affonda le sue radici nell’opera di Sigmund Freud, fondatore della psicoanalisi. Egli nacque nel 1856 a Vienna, dove studiò medicina e neurologia e sperimentò nuovi modi di porsi in relazione con i pazienti.

Un allievo brillante di Freud, Wilhelm Reich iniziò negli anni ’30 a lavorare direttamente sul corpo dei suoi pazienti per scopi eminentemente psicoanalitici, in seguito, Alexander Lowen, a sua volta allievo di Reich, sviluppò il metodo denominato “Analisi Bioenergetica”.

L’Analisi Bioenergetica, quindi, è una metodica analitica che si riconosce, in generale, nella teoria psicoanalitica freudiana anche se la differenza essenziale con la psicoanalisi è da ricercare nel metodo di trattamento.

Analisi Bioenergetica

L’analista bioenergetico infatti possiede, nella sua pratica clinica, la disponibilità di utilizzare una ”seconda lingua” (in generale, il linguaggio del corpo), linguaggio per comunicare e capire il funzionamento del paziente, ciò permette che il materiale psichico inconscio emerga e diventi accessibile per una elaborazione mentale; il lavoro sul corpo diventa così un mezzo per accedere ai materiali inconsci profondi sedimentati nel corso dello sviluppo della personalità.

Secondo alcuni ricercatori sembrerebbe che, dopo il distacco da Freud, Reich abbia imboccato una direzione diametralmente opposta e che Lowen e la sua scuola abbiano continuato ad allontanarsi dalla psicoanalisi e dai suoi sviluppi. Se ad una prima, superficiale interpretazione ciò potrebbe essere vero, ad una seconda, ma più profonda lettura, ciò non corrisponde a verità. Infatti, è proprio il passaggio del timone ad Alexander Lowen che segnerà un’apertura sempre maggiore da parte dell’Analisi Bioenergetica ad alcune scoperte fondamentali della psicoanalisi, come il transfert e il controtransfert.

Mi riferisco a fenomeni noti per i quali (soprattutto) il rapporto tra il paziente e il terapeuta è impregnato, in maniera non cosciente, degli effetti che ancora perdurano degli antichi rapporti che hanno condizionato lo sviluppo all’interno della famiglia. Quel fenomeno per il quale l’analista, senza che il paziente lo avverta, si trasforma nella madre, nel padre, nel fratello maggiore e così via, del paziente stesso (il controtransfert è la reazione del terapeuta a tutto questo).

Risulta evidente che le nuove generazioni di analisti bioenergetici sentono sempre più la necessità di accogliere gli strumenti e i risultati recenti della psicoanalisi, soprattutto di quella che passa col nome di “psicoanalisi delle relazioni oggettuali”, che molti analisti bioenergetici conoscono in prima persona.

Esiste anche un timido interessamento degli psicoanalisti agli approcci psicocorporei e il presidente eletto dell’Internazionale freudiana, Otto Kernberg, ha annoverato Reich tra gli autori che più apprezza. Ma questo riavvicinamento, benché tardivo, è forse destinato a crescere, anche perché le psicoterapie ad approccio corporeo possono contare oggi su una presenza ben precisa che non può più essere ignorata.

L’incontro dell’approccio psicologico che risale a Freud con quello psicocorporeo che parte da Reich e Lowen rappresenta sicuramente la grande sfida che attende la psicoterapia nel prossimo inizio di millennio.

Inoltre, noi analisti bioenergetici riteniamo, anche alla luce di quanto detto, che ci sia una correlazione fra la mente ed il corpo, infatti l’individuo è da noi osservato come unità psicosomatica. Le difese psicologiche, le razionalizzazioni esasperate, le frustrazioni smentite compaiono e sono ancorate nel corpo come modelli muscolari unici che inibiscono l’auto-espressione e fanno diminuire il livello di energia. Questi modelli possono essere identificati e compresi dall’analista bioenergetico che sa osservare la struttura, il movimento ed i modelli di respirazione nel corpo della persona.

Noi analisti bioenergetici, diversamente da altri psicoterapeuti, lavoriamo con una speciale attenzione sui modelli muscolari nel corpo della persona. Siamo interessati a questi modelli e al loro rapporto con il movimento, le posture, gli atteggiamenti corporei. Ogni espressione fisica del corpo, per noi, assume significato: la qualità di una stretta di mano, la posizione, la qualità dello sguardo, del tono della voce, del senso di muoversi, della quantità di energia, ecc.

Se queste espressioni sono fisse, stereotipate, irrigidite ci informano sulla storia della persona e sulle sue precedenti esperienze.

Dunque, noi analisti bioenergetici leggiamo questi modelli muscolari e stimoliamo i nostri pazienti introducendoli alla libera espressione al fine di fornire loro un aiuto nella conquista della consapevolezza dei loro atteggiamenti caratteriali e aiutandoli a capire come e perchè i loro modelli di riduzione, di tensione e blocco si sono sviluppati; come queste difese stesse che stanno ostacolando oggi la loro vita si sono formate nel corso dello sviluppo e cosa oggi può fare il paziente al fine di superarle e restituire a lui benessere e capacità di godere della vita.

Naturalmente, come sempre, rinnovo l’invito a porre delle domande e, se volete, potete farlo qui

 

di Alfredo Ferrajoli

Gestire Risorse Umane - Le Persone che fanno la Differenza


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