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L’anomalia italiana: Monti, un senatore a vita che si candida a governare il paese

Creato il 21 gennaio 2013 da Iljester

1860_seduta_parlamento__325_0I senatori a vita sono già di per sé un’anomalia. Qualcosa che non dovrebbe esistere. Un fenomeno che affonda le proprie radici in un passato retaggio quando i nobili sedevano nei primi organismi parlamentari di diritto e non perché eletti (seppure all’epoca l’elezione era per censo). Ma a quei tempi le democrazie erano embrionali ed erano fortemente contaminate da una struttura e una mentalità monarchica che rendeva gli organismi legislativi solo formalmente autonomi dal potere del Re e della classe nobile.

Oggi, le cose dovrebbero essere ben diverse. Oggi esiste il suffragio universale e i titoli nobiliari non hanno più alcun valore legale. Insomma, non vi può essere scranno istituzionale – salvo la poltrona di magistrato che si ottiene per concorso pubblico – dove ci si sieda per diritto e non perché eletti.

Eppure il retaggio, l’odioso retaggio del passato insiste, seppure in forma diversa. Oggi si chiama “senatore a vita” e viene nominato tale dal Presidente della Repubblica per (altissimi) meriti sociali e civili, sui quali sorvolo, anche perché questi sono criteri di valutazione meramente soggettivi che non garantiscono realmente che lo scranno verrà occupato da chi ha contribuito seriamente alla crescita civile e sociale del nostro paese.

Apro una parentesi. A parer mio la norma che prevede la nomina dei senatori a vita contrasta pienamente con i principi fondamentali sulla rappresentanza politica sanciti dalla costituzione repubblicana. Per effetto dell’art. 1 Cost., il potere appartiene al popolo, escludendosi dunque cariche che non siano elettive (o almeno alle quali non si acceda per concorso pubblico). Non solo, ai sensi del combinato disposto degli artt. 3 e 51 Cost., addirittura vi è una violazione del principio di uguaglianza fra i cittadini (fra chi accede a cariche istituzionali per elezione e chi invece vi accede per cooptazione e/o nomina). Ma chiaramente trattasi di norma costituzionale che contrasta con altre norme costituzionali, e dunque più che alla Corte Costituzionale spetterebbe al Parlamento porre rimedio, abolendo il potere del Presidente della Repubblica di nominare i senatori a vita, e dunque abolendo tout court la carica.

Chiusa la parentesi, è ancor più anomalo che un senatore a vita si “candidi” a governare il paese e faccia campagna elettorale. Non ha senso, e vi spiego anche il perché. Gli atti politici non sono giurisdizionalmente sanzionabili. In altre parole non è possibile impugnare un atto politico (cioè promanante dal potere esecutivo e/o legislativo) davanti al giudice amministrativo. Ergo, al cittadino residua solo uno strumento di sanzione: il voto. È il voto lo strumento attraverso il quale il cittadino può decidere la sorte politica di chi non governa come dovrebbe, escludendo quel governante dal Parlamento. Ma se un governante è senatore a vita, come potrà mai il cittadino sanzionarlo? Come potrà escluderlo dal consesso legislativo ovvero dal Governo, là dove non governi come dovrebbe? Non potrà! Semplicemente perché il senatore a vita non risponde al popolo del proprio operato, essendo nominato senatore e non eletto!

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Secondo voi questa realtà non è un vulnus alla democrazia? Finché il senatore a vita rimane nell’ombra e si limita a partecipare ai lavori parlamentari, il suo impatto negli equilibri della democrazia sono limitati a qualche occasionale supporto alla maggioranza o alla minoranza contingente, ma quando un senatore a vita si candida a guidare il paese le cose cambiano radicalmente. Il popolo è defraudato del suo sacrosanto e costituzionale diritto di giudicare chi governa e di sanzionarlo nel caso non governi bene, con il venir meno del consenso elettorale e dunque con l’impedimento a quel governante di partecipare ai futuri consessi legislativi.

Ecco perché abbiamo un’anomalia davanti a un Monti che si propone di governare il paese. Un senatore a vita non dovrebbe poter essere investito della carica di Presidente del Consiglio, perché il popolo italiano deve poter controllare i propri rappresentanti. Di più, non dovrebbe neanche fare campagna elettorale per un partito o un movimento che lo rappresenti o lo sostenga, perché un senatore a vita non è candidabile. Dovrebbe fare il senatore a vita e stop. Altrimenti, nel pieno rispetto dello spirito autentico dei principi democratici, dovrebbe dimettersi dalla carica di senatore a vita e confrontarsi realmente con i cittadini, perché questi lo votino, lo eleggano e lo giudichino secondo il suo operato, se mai prevalesse nel confronto elettorale.


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