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L’ERASMUS AD ATENE, AI TEMPI DELLA CRISI – Parte II

Creato il 14 dicembre 2012 da Postpopuli @PostPopuli

(Seconda parte dell’intervista di Alberto Giusti  a due studenti italiani in Erasmus ad Atene)

Vi siete mai trovati in mezzo a manifestazioni anti-austerity, o in mezzo a degli scontri con la polizia? Siete mai andati a manifestare con i cittadini ateniesi?

L’ERASMUS AD ATENE, AI TEMPI DELLA CRISI – Parte II

Piazza Sýntagma ad Atene – wikipedia

Brenno:  Prima di tutto c’è da sgombrare il campo da un equivoco: in piazza non sono scesi i “cittadini ateniesi”. Sono scesi i “cittadini di exarcheia”. Exarcheia è il quartiere anarchico di Atene e si trova esattamente dietro Piazza Sýntagma, per loro dunque è molto facile organizzare proteste,  così che le grandi masse davanti al parlamento che si sono viste sugli schermi italiani sono prevalentemente persone di quel quartiere. Ne conosco alcune, tutte hanno uno zainetto con molotov, sanpietrini ed altro armamentario da guerriglia urbana per essere sempre pronte ad ogni occasione. Quindi dire che “i greci scendono in piazza” è assai forviante, corretto sarebbe dire “gli anarchici di exarcheia scendono in piazza”. Detto questo, a manifestazioni con simili presupposti non sono mai andato. Accanto alle poche grandi proteste che sono state viste anche in Italia (assai più contenute di quello che è filtrato nel nostro paese, se non ti trovi in quella precisa area del centro non ti accorgi nemmeno che sta accadendo qualcosa) ogni due\tre giorni c’è sempre uno sciopero o un corteo che blocca la città, e quelli sono i VERI greci che manifestano la propria opinione sulle politiche del governo ed europee, ma mai viene detto che si tratta comunque di cortei di poche centinaia di persone accompagnati da furgoni che dalle casse sparano musica house (se qualcuno mi spiega il perché di questa base musicale lo ringrazio). Ne ho visti molti di questi cortei, ma dai volti dei loro partecipanti non traspariva rabbia o volontà di cambiamento, piuttosto rassegnazione ed un desiderio di presenza dissenziente.

Francesco: Sì, sono stato a due manifestazioni, proprio nei primi giorni dell’Erasmus. La prima era una manifestazione molto particolare e molto sentita. Quel giorno veniva in “visita” il Cancelliere Merkel, quindi puoi immaginare cosa non ci fosse in Syntagma (la piazza del Parlamento). La seconda era contro i tagli all’istruzione ed era un po’ meno “pacifica”. Paragonandole però alle esperienze che ho avuto nelle manifestazioni a Roma a cui ho preso parte, posso dirti che qui in Grecia, nonostante i problemi, e nonostante quello che dicono i mezzi d’informazione in Italia, sono molto più tranquilli di quello che si pensa. So che può sembrare paradossale, ma per la portata delle manifestazioni e per l’importanza delle questioni messe in discussione, non c’è  tantissima gente come ci si potrebbe aspettare e alla fine della giostra (le manifestazioni non durano più di mezz’ora) ci sono molti meno contusi e/o feriti che in qualsiasi manifestazione Italiana.

In tutta Europa c’è una formazione politica greca che spaventa più delle altre. Si vede e si sente la presenza di Alba Dorata?

Brenno:  Non ho mai incontrato militanti di Alba Dorata, né ho mai visto loro manifesti nelle strade o loro scritte sui muri, che sono prerogativa degli onnipresenti KKE e Anarchici. In realtà anche verso Alba Dorata c’è stato un forte ingigantimento da parte della stampa italiana unita ad una incomprensione di base di motivi che hanno portato al suo successo elettorale. Della questione abbiamo discusso assieme al nostro professore di European Law.

Alba Dorata deve il suo 7% interamente alla “questione immigrazione” ed a come essa sia stata trattata negli anni passati da tutti i governi precedenti. L’estrema destra in Grecia è sempre esistita, ma è sempre rimasta inchiodata a percentuali intorno allo 0.3%, cioè la sua base militante.  Ancora oggi la base è rimasta la stessa, il restante 6,7% non condivide i loro principi neo-nazisti, ma li hanno votati perchè hanno trovato solo in loro qualcuno che ascoltasse le loro problematiche. Perché? Prima di tutto è necessario premettere che la Grecia è la prima porta d’ingresso di immigrazione clandestina nell’area Schengen.  Quotidianamente circa 400 clandestini varcano il confine fra Grecia e Turchia, a questi vanno aggiunti quelli che arrivano via mare dall’Africa. La Grecia non ha l’apparato industriale per assorbire e dare occupazione a questa marea umana. Gli immigrati stessi se ne rendono conto, infatti l’arrivo in Grecia è solitamente solo il punto d’ingresso più facile nell’UE verso un altro stato membro. Solamente che arrivati alla loro destinazione finale, in base al Regolamento Europeo Dublino II, vengono rimandati in Grecia per l’identificazione e l’espulsione. Non avendo documenti, non essendo dunque identificabili e quindi espellibili, rimangono bloccati in Grecia senza alcun tipo d’impiego. Ad Atene e nelle città sul confine si sono venute a creare dei quartieri popolati prevalentemente da immigrati disoccupati, delusi, bloccati in Grecia, la cui unica via per la sopravvivenza è la deliquenza. Con l’inizio della crisi economica la situazione è ovviamente peggiorata ed esplosa, perché non essendoci più nemmeno lavoro per i greci, possiamo immaginare che prima di loro l’avessero già perso quei pochi immigrati che ne avevano uno. Sono i greci residenti in questi quartieri che rappresentano gli elettori di Alba Dorata, perché questa è stata l’unico partito a fornire un qualche orecchio ai loro disagi reali, non limitandosi a bollarli, come facevano Pasok e ND, con la parola “razzismo”. Con una migliore gestione europea dei problemi migratori, Alba Dorata si sgonfierebbe immediatamente. A proposito la Grecia ha chiesto numerose volte o l’istituzione di una task force europea per fronteggiare il problema immigrazione illegale, ma non ha mai avuto risposte.

Francesco:  Anche per questo argomento vale quanto detto prima. I nostri mezzi d’informazione adorano giocare a fare terrorismo. Qui Alba Dorata è considerata allo stesso modo in cui noi consideriamo “Forza Nuova” o “Casa Pound”: dei fanatici che – fortunatamente – andranno da poche parti. Certo, non bisogna prendere nulla sottogamba, ma non bisogna neanche prendere troppo sul serio né dare troppa importanza a questo genere di “partiti”. Per essere chiari, anche se il paragone possa sembrare forzoso e le situazioni siano molto diverse, tutti si spaventano del 7% di Alba Dorata in Grecia ma nessuno ricorda la paura dell’Msi al 15% …

Cosa pensano i vostri compagni di corso greci della crisi? Come si sentono ad essere nell’occhio del ciclone? Qual è la loro opinione dell’operato e del futuro dell’Unione Europea?

Brenno:  Come ho già detto non ho compagni di corso greci, comunque ho avuto modo di parlarne con diversi studenti. Il sentimento prevalente è la rassegnazione. Sicuramente quando è iniziata la crisi nel 2008 erano adirati e combattivi, ma adesso tutta questa foga si è spenta. La crisi greca si dipana ormai chiaramente davanti ad i loro occhi non tanto come una propaggine del crollo dei mutui subprime, quanto come il collasso inevitabile di un sistema che non poteva reggersi in piedi.

In questi dieci\venti anni la Grecia ha sperperato oltre ogni livello razionalmente immaginabile. È stata costruita per il paese una rete autostradale a tre corsie più emergenza totalmente vuota, e non vuota per la crisi, ma semplicemente perché non ci sono abbastanza automobili per riempirla anche un minimo. Ho viaggiato sia verso il Peloponneso, sia verso l’estremo nord della Grecia fino a Salonicco. Nei 504km che la separano da Atene ho attraversato solo terreno brullo raramente coltivato, quasi una Scozia dai colori mediterranei. Non una città, non un’area industriale, niente di niente. Al massimo qualche paesello agricolo e qualche villaggio di pescatori. Viene da se che un’infrastruttura così mastodontica non sia altro che denaro buttato. Anche nelle strade statali si trovano spesso costosissime gallerie inutili per tagliare pochi metri di curva. La metropolitana di Atene è composta da tre linee, due delle quali inaugurate ad inizi anni 2000 e tappezzate di marmi pregiati. La burocrazia è più asfissiante che in Italia (ad esempio io mi sono dovuto dotare di quattro tessere universitarie: quella propriamente detta, quella per l’assicurazione sanitaria, quella per i trasporti e quelli per la mensa. Perché non si possono riunire le in un unico documento? Perché per ognuna ho dovuto compilare pile di moduli e fare code in uffici sempre diversi? Perché hanno impiegato un tempo variabile dalle tre settimane al mese e mezzo per consegnarmele?), tanto asfissiante che spesso sono gli stessi impiegati a “strappare le regole” o “fare una eccezione” per l’impossibilità di rispettare tutto un procedimento amministrativo (con buona pace del principio di legalità). L’intera economia greca è fondata, in assenza di un qualsiasi comparto industriale, su un’occupazione fittiziamente creata dalla Stato creando coscientemente impieghi pubblici inutili pagati col debito pubblico ed i fondi europei.

Col senno di poi è chiaro anche ai Greci che stavano vivendo assai al di sopra delle loro possibilità, che, nonostante abbiano provato, non potevano ambire allo stesso livello di benessere del Nord Europa. Anche loro alla fine hanno compreso che le Olimpiadi di Atene sono state solo una narcisistica grandeur finanziata a debito.

Francesco: Sarò breve. I ragazzi greci – ma più in generale tutti i greci – non ripongono più alcuna speranza nell’Unione Europea. Anzi, è vista come una tirannia della Germania su tutta l’Europa che farà cadere, uno ad uno, tutti i paesi del vecchio continente. Loro si considerano solo i primi della lista. Stessa cosa vale per l’Euro, anche se sanno che senza sarebbero messi anche peggio.

Avete incontrato altri studenti Erasmus provenienti dal resto d’Europa? Vi siete confrontati sulla situazione dell’Euro e della Grecia?

Brenno:  Premesso che una cosa che ho imparato da questo Erasmus è che i giovani italiani hanno assai poco da prendere esempio da quelli degli altri paesi europei, che si sono dimostrati tendenzialmente superficiali ed assai ignoranti perfino della loro storia nazionale,  quindi poco interessati a ciò che stava accadendo intorno a loro, in genere si registrano contemporaneamente nella medesima persona due atteggiamenti: da un lato vi è il desiderio che la Grecia continui a permanere all’interno dell’Unione Europea, dall’altro non c’è la minima disponibilità a dare ulteriori aiuti economici alla Grecia. Questo secondo umore non è, come si potrebbe immaginare, tipico di tedeschi e scandinavi, ma abbraccia tutti, da portoghesi e spagnoli fino a polacchi e cechi. Anzi, probabilmente sotto questo aspetto i più severi sono proprio gli studenti che provengono da paesi slavi. La spiegazione di questo pensiero generalizzato è abbastanza semplice: avendo tutti noi toccato con mano come la Grecia negli ultimi venti anni non abbia fatto altro che buttare denaro, e non essendoci qua nessun desiderio reale di invertire la tendenza con riforme incisive, abbiamo quasi la certezza che qualsiasi somma trasferita al governo greco venga spesa per tutt’altro che il risanamento del paese. Anzi, probabilmente verrebbe spesa per ritardarlo il più possibile.

Francesco: Se c’è una cosa che mi rende davvero soddisfatto di aver scelto di affrontare il programma Erasmus è che ti da’ la possibilità di accorgerti che non siamo noi Italiani ad essere dei “cialtroni” ma che è proprio tutta l’Europa ad essere un’immensa bolgia di balordi. Nessuno, dico, nessuno dei ragazzi Erasmus che conosco (una cinquantina) è realmente interessato alla crisi Greca ed alla crisi europea in generale. Nessuno di loro sembra avere consapevolezza della portata di questa crisi. Pensano tutti che passerà nel giro di 5 anni. L’unica risposta decente – e sconcertante al tempo stesso – che mi è stata data sulla crisi è stata quella di un ragazzo tedesco che, sorridendo, mi ha detto più volte: “Sai, noi abbiamo perso due guerre mondiali perché le abbiamo combattute con le armi. Questa la stiamo combattendo coi soldi, vediamo come va a finire…”

Vi ringrazio della vostra testimonianza. Se per voi va bene, chiuderei volentieri quest’intervista con un vostro pensiero sull’esperienza che state vivendo.

Brenno:  I greci invitano sempre noi Italiani (che per altro nella mia università siamo in tre su 180 Erasmus) a mostrare più attenzione e complicità alla loro situazione, perché nella lista veniamo subito dopo di loro.  Io non condivido la loro opinione. Sebbene Italia e Grecia condividano numerose problematiche, rimane il fatto che è assai arduo paragonare l’Italia con un paese che ha circa gli stessi abitanti della Lombardia ed un Pil ad essa inferiore. E che non ha nessun tipo di tessuto industriale. La Grecia se vuole uscire dalla crisi dovrà riformarsi  totalmente tenendo ben presente che non avendo nessun tipo di base produttiva dovrà attrarre investimenti per crearla, a differenza dell’Italia, che può vantare per ora un manifatturiero ben sviluppato. Ma dobbiamo rialzarci in piedi subito, prima che perisca di asfissia. Ed allora sì che anche noi verremo colpiti dalla sindrome greca.

Francesco: Rileggendo le risposte mie e di Brenno, mi sembra di averti detto già abbastanza. Ti ringrazio della possibilità che ci hai dato, soprattutto perché ritengo sia importante far chiarezza sul fatto che qui la situazione non è grave come ci viene descritta in Italia. Eucaritw! Geia sas!


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